SCENA VIII.

Bosco solitario.

DESIDERIO, VERMONDO,

altri LONGOBARDI fuggiaschi in disordine.

VERMONDO.

Siamo in salvo, o mio re: scendi, e su queste

Erbe l'antico e venerabil fianco

Riposa alquanto. O mio signor, ripiglia

[69]

Gli affaticati spirti. Assai dal campo

Siam lunge, e fuor di strada: al nostro orecchio

Lo scellerato mormorio non giunge.

Cinto non sei che di leali.

DESIDERIO.

E Adelchi?

VERMONDO.

Or or fia qui, lo spero; alla sua traccia

Più d'un fido inviai, che lo ritragga

Dall'empio rischio, a miglior pugna il serbi,

E a questa posta de' leali il guidi.

DESIDERIO.

O mio Vermondo, il vecchio rege è stanco,

È stanco - dalla fuga.

VERMONDO.

Ahi traditori!

DESIDERIO.

Vili! Nel fango han trascinato i bianchi

Capelli del lor re; l'hanno costretto,

Come un vile, a fuggir. - Fuggire! e quinci

Non sorgerò che per fuggir di nuovo?

A che pro? dove? in traccia d'un sepolcro

Privo di gloria? - E comple? Io, per costoro,

Fuggir? Chi il regno mi rapì, mi tolga

La vita. Ebben? quand'io sarò sotterra,

Che mi farà codesto Carlo?

VERMONDO.

O nostro

Re per sempre, fa cor: son molti i fidi;

La sorpresa gli ha spersi; a te d'intorno

Li chiamerà l'onor: ti restan tante

Città munite; e Adelchi vive, io spero.

[70]

DESIDERIO.

Maledetto quel dì che sopra il monte

Alboino salì, che in giù rivolse

Lo sguardo, e disse: questa terra è mia!

Una terra infedel che sotto i piedi

De' successori suoi doveva aprirsi,

Ed ingoiarli! Maledetto il giorno,

Che un popol vi guidò, che la dovea

Guardar così! che vi fondava un regno,

Che un' esecranda ora d'infamia ha spento!

VERMONDO.

Il re!

DESIDERIO.

Figlio, sei tu?

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