La spaventosa tenerezza

Io vidi una sera staccarsi dagli estremi lembi della luce crepuscolare le lunghe ciglia di mia madre, e scendere sui geometrici canali lombardi che tagliano fulgidamente le campagne grasse. Inquietudine. La mia gola acre strozzata dall'angoscia:

Dove sei?....

Mi chiami?.…

Dove sei?.…

Dove?.…

Dove?.…

Dove?.…

Perchè non mi rispondi?

Caldo affetto sanguigno d'un ultimo raggio che s'aggrappa disperatamente ad una tenera vigna lagrimosa. Afa del cuore che dopo tanti sforzi vuole la pace della sera e teme i cannelli ossidrici delle prossime instancabili stelle. Non tremo. Aspetto. È questo il suo respiro? O il soffio agitato dal suo ventaglio febbrile di boschi dorati?

Sento girovagare le sue povere parole dita foglie staccate che si sforzano di accarezzarmi la fronte.

Ma il bombardamento trapanò il cranio pensoso del silenzio notturno.

Rimescolio brutale accanito di rumori polentosi nei paiuoli delle vallate. Spampanamento degli echi sciasciacquati e risciasciacquati. Flusso e riflusso di sibili fra i martelli scagliati, i ventagli veementi delle vampe continue. Mille gonne d'acciaio alte un chilometro sbatacchiate nel cielo da un vento di bronzo. Ne schizzano fuori piedini elegantissimi feroci veloci di fuoco.

Tum tum tum tum tum tum tum tum

Tum tum tum

Tum tum tum tum.

Due, tre, gelide rose bianche sbocciano in cima a tre lunghi razzi. Una quarta più bianca. Un'altra rosa.

Sfiorano in alto il viso argenteo tenerissimo di mia madre morta.... È lei.... Terrore.... Terrore.... Unico terrore nella grande guerra!...

Brutalmente, a volo, afferro il mio cuore che già si slancia come un cane felice fedele e mansueto e lo inchiodo qui sotto di me nel fango della trincea.

L'altissima voce mi parla sopra l'acre torbido immenso odore della balistite, nuova anima della notte.

– Voglio che una sola donna ripeta sul tuo cuore i battiti lontani del mio.... Le sue mani lisceranno il tuo cuore che scatta e fugge. Lo sguardo di quella donna avrà la trasparenza profonda del mio dove navigò la tua culla.... Vuoi, figlio mio?

– Madre, credo in te unica donna, non donna. Voglio ciò che vuoi. Rispetterò la donna scelta da te. Dov'è? Dov'è?.... Ne scelsi una. È morta. Conservo nella carne del petto la cara forma del suo viso sconvolto intriso di lagrime.

Pianse troppo or di piacere or di gelosia sotto le ruote dentate dell'aerea scagliata macchina di muscoli idee che io sono. Son tuo figlio. Tu m'hai fatto metallico scattante, tu, con le tue mani diafane e paurose di brezza serale....

Ora vuoi che una altra donna nasca nel mio cuore? Ma ridi, mamma, ridiamo insieme e poi lasciami fare. Farò quello che tu vuoi. So che tu mi perdonerai. Pensa che t'adoro, il resto è rude mestiere, che non può interessarti. Pigio alla meglio l'uva nel tino del mio letto.... Prendo una donna e subito apro un varco di luce chiara nella foresta buia dei suoi istinti. La fenderò come si fende una folla ammutinata di capricci menzogne fantasie carezze ardori attrazioni epidermiche. Per passar oltre o fermarmi se vuoi. Non guardare. Farò bene.

Perchè piangi? Vuoi ch'io sia quel che non sono? Vuoi che mi fermi per dare a lei vuota piccola ineguale scivolante fialetta di profumi, un grosso cuore forte impetuoso preciso che tentacola con le sue vene arterie venti sistemi planetari? Tutta la mia vita a lei?.... Ebbene sì, se vuoi, perchè no? Straripi sul mondo tutta la tenerezza tua e mi trascini! E la piccola donna sia per me culla barca saggezza ristoro bara aeroplano stella! Lei, lei, lei soltanto lei soltanto lei, la tua, scelta da te! Per farti piacere, mamma!»

Subitamente urla urla urla urla una voce rauca.

Poi geeeeeeme. Poi uuuuuurlaaaaa....

È la quarta anima che si arrampica dal fondo tropicale di una stiva di nave piena di spezie e detriti.

Sganasciamento di carnevale. Scoppi di gola. Rutti e sputacchi. S'arrampica la quarta anima, e piomba coltello sguainato bocca vulcanica, baffi in tempesta, occhi schizzati, piomba nella rissa-vortice sul ponte:

Nooo! nooo! nooo! nooo! no! Ti scanno! perdio! ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno ti scanno ti scanno

VILE!…

TI SCANNO!…

CANAGLIA!…

IMPOSTORE!…        PASSATISTA!…

RUFFIANO!...

Ti scanno!...

TI SCANNO!...

CAROGNA!...

Maledizione su me su i miei figli, se non ti spacco il cuore?

Cuore cristiano!... Cuore clericale!... Cuore gesuita!... Bigotto!...

CUORE PURULENTO!...

MALEDETTO        CUORE!…        Ingordo!…

Ingordo!...

Fetido fetido CUORE!... Sacrestia! Catacomba!

TE LO SPACCO! TE LO SPACCO!

TE LO SPACCO!...

È inutile che tu fugga, ti piglierò e te lo spaccherò il tuo cuore smisurato indigesto insopportabile cuore infinito! (tutti si precipitano gridando: Fermatela, fermatela, la quarta anima è pazza è pazza! Prendetela! Ai ferri! Incatenatela giù nella stiva, o buttatela nel mare!)

MA        CHEEEEEEEEEEE!

Se foste venti, cento, duemila, non mi potreste fermare! Devo finirla quella maledetta terza anima vigliacca e cretina!

Daaatemi un coltello!...

Daaaaatemi un

COLTELLO!...

Un coltello grande come l'albero maestro!

Per spaccarla in cento, mille

duecentomila

trecentomila

libri passatisti

(DA CANTARE)

Sempre cosiii

Sempre cosiii

ri-for-nirem di cartaaa!...

le latrine

latine

cretine

carine

biricchine

di tutte le caserme del mondoooo!...

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