Lettera aperta al futurista Mac Delmarle

Caro amico,

Mi è rincresciuto molto di non avervi trovato a Parigi, ultimamente. Volevo dirvi anzitutto che noi approviamo integralmente e con entusiasmo il vostro Manifesto futurista, batteria d’idee a tiro rapido puntata contro tutto ciò che rimane di più fradicio e di più passatista a Parigi. Montmartre va crollando sotto i vostri colpi, con le sue casette, i suoi giardinetti, i suoi uccellini, le sue Mimì Pinsons e i suoi pittorelli zazzeruti. Siamo veramente felici di constatarlo. La vostra coraggiosa iniziativa futurista dimostra luminosamente che il Futurismo non è una chiesuola né una scuola, ma piuttosto un grande movimento di energie e di eroismi intellettuali, nel quale l’individuo è nulla, mentre la volontà di distruggere e di rinnovare è tutto.

Considerare il Futurismo come un monopolio di Marinetti, Boccioni, Carrà, Russolo, Severini, Buzzi, Cangiullo, Folgore, Palazzeschi, ecc., è assurdo quanto l’attribuire alle lampade elettriche il monopolio della elettricità atmosferica e all’Etna il monopolio del fuoco terrestre e dei terremoti.

Poiché un passato illustre schiacciava l’Italia e un avvenire infinitamente più glorioso ribolliva nel suo seno, appunto in Italia, sotto il nostro cielo troppo voluttuoso, l’energia futurista doveva nascere, 4 anni fa, organizzarsi, canalizzarsi, trovare in noi i suoi motori, i suoi apparecchi di illuminazione e di propagazione.

L’Italia, più di qualunque altro paese, aveva un bisogno urgente di Futurismo, poiché moriva di passatismo.

L’ammalato inventò il proprio rimedio. Noi siamo i suoi medici occasionali. Il rimedio vale per gli ammalati di ogni paese.

Il nostro programma immediato è di combattimento accanito contro il passatismo italiano sotto tutte le sue forme ripugnanti: archeologia, accademismo, pedantismo, sentimentalismo, erotomania, ecc. Perciò noi professiamo un nazionalismo ultra-violento, anticlericale e antisocialista, un nazionalismo antitradizionale che ha per base il vigore inesauribile del sangue italiano.

Il nostro nazionalismo futurista lotta ferocemente contro il culto degli avi che, ben lungi dal cementare la razza, l’anemizza e la imputridisce miserevolmente.

Ma il Futurismo va oltre questo programma immediato che noi abbiamo realizzato (in parte) in 4 anni di battaglie incessanti.

Il Futurismo, nel suo programma totale, è un’atmosfera d’avanguardia; è la parola d’ordine di tutti gl’innovatori o franchi tiratori intellettuali del mondo; è l’amore del nuovo; l’arte appassionata della velocità; la denigrazione sistematica dell’antico, del vecchio, del lento, dell’erudito e del professorale; è il rumore stridente di tutti i picconi demolitori; è un nuovo modo di vedere il mondo; una nuova ragione di amare la vita; un’entusiastica glorificazione delle scoperte scientifiche e del meccanismo moderno; una bandiera di gioventù, di forza e di originalità ad ogni costo; è uno sputacchio enorme su tutti i passatismi deprimenti; un colletto d’acciaio contro l’abitudine dei torcicolli nostalgici; una mitragliatrice inesauribile puntata contro l’esercito dei morti, dei podagrosi e degli opportunisti, che vogliamo esautorare e sottomettere a giovani audaci e creatori; è una cartuccia di dinamite per tutte le rovine venerate.

La parola Futurismo contiene la più vasta formula di rinnovamento: quella che, essendo a un tempo igienica ed eccitante, semplifica i dubbi, distrugge gli scetticismi e raduna tutti gli sforzi in una formidabile esaltazione.

Tutti gli spiriti novatori s’incontreranno sotto la bandiera del Futurismo, perché il Futurismo proclama la necessità di andar sempre avanti, di non indietreggiare mai, e perché propone la distruzione di tutti i ponti offerti alla vigliaccheria.

Il Futurismo è l’ottimismo artificiale opposto a tutti i pessimismi cronici, è il dinamismo continuo, il divenire perpetuo e la volontà instancabile.

Il Futurismo, meravigliosa formula del rinascere cosciente delle razze, non è dunque sottoposto alle leggi della moda né al logorìo del tempo.

Queste verità mi apparvero nettamente allo spirito la sera della nostra famosa battaglia del Teatro Costanzi, quando dopo aver resistito per 3 ore contro le ingiurie e i proiettili di 5000 passatisti più o meno prezzolati dell’aristocrazia romana, ci scagliammo contro di loro tirando pugni e bastonate. I cinquecento futuristi improvvisati che sentimmo ad un tratto intorno a noi, quella sera, e che ci aiutarono a sgangherare e a rimpastare un poco le facce dei nostri avversari, combatterono coraggiosamente, non già per difenderci, ma soltanto pel trionfo di questa grande energia mondiale: il Futurismo.

Caro Delmarle, ho seguito la vostra polemica col nostro amico Severini che è ad un tempo un simpatico uomo ed un grande pittore futurista. Sappiate che noi non diamo alcuna importanza a quel piccolo malinteso personale, che potrete facilmente eliminare ad un vostro prossimo incontro.

Soltanto le idee esplosive del Futurismo hanno importanza. I futuristi possono anche perire, talvolta, nel lanciarle.

F. T. Marinetti

F. T. Marinetti

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