FANTASMI

Io mirai l'onda che rompeasi al lido;

E di veder mi parve

Rasentar leggermente il flutto infido

Una schiera di larve.

*
Eran vestite d'alighe spioventi:

Avean sciolti i capelli,

Disfatti i volti, occhi stravolti o spenti.

Sotto ai lor piè l'acqua turbata avea

Balenii di coltelli.

 

Da quelle labbra scolorate uscìa

Bava e un gemito rôco.

Misto al rombo del mare esso venìa

A parlarmi nel core.—Sui ginocchi

Io caddi a poco a poco.

 

Eran fracidi corpi d'annegati;

Suicidi gettati

Da volontà demente ai flutti e ai fati;

Vittime con un ferro in mezzo al petto,

Naufraghi scarmigliati.

 

Mi disser: «Che si fa sopra la terra?»

Io risposi: «Si piange.

Ipocrisia trionfa, odio si sferra.

Oh, più felici voi su gl'irti scogli

Ove l'acqua si frange!...»

 

Mi disser: «Scendi ai placidi riposi

Fra l'alghe serpentine.

Nascondigli d'amor sono i marosi

Inesplorati, e sol nel nulla è pace.

Scendi;—qui v'è la fine.»

*
.... Ed io mirai su le verdastre larve

Il tramonto morire:

Ne la penombra il queto mar mi parve

Un letto per dormire.