FIOR DI PLEBE

Tu la vedesti mai?... Sembra di rame

La sua pelle morata.

È una dea che ha per letto il nudo strame,

Una dea folleggiante ed abbronzata.

Sorride sempre ed ha sì bianchi i denti,

E il labbro sì vermiglio,

Che ti provoca ai baci.—In cor tu senti

L'alta malìa del luminoso ciglio;

E un turbamento che spiegar non sai

Le tue viscere afferra.

Ma d'esser bella ella non seppe mai,

E non ama che me sopra la terra!...

.... Tutte le sere, sola, essa m'attende

Su quel canto di via.

Quando mi vede, l'occhio suo s'accende,

La sua voce diventa melodìa;

Ed all'orecchio mi bisbiglia cento

Folli e semplici cose.—

Il batter lesto del suo core io sento,

L'alito de le labbra desïose;

E sento che benchè ricco soltanto

Io sia d'un saldo braccio.

Ella sarà felice a me daccanto,

Niuno la strapperà da questo abbraccio!...

.... Sai?... Le dissero un dì ch'io la tradìa;

E le dissero il nome

Da la nemica.—Tacita s'avvia.

Anelante il respir, sfatte le chiome;

La vede, la minaccia, s'accapiglia.

La sfregia con un morso;

Come indòmo cavallo che si sbriglia.

Tutta la rabbia sua disfrena il corso.

.... Io ritorno alla sera.—A me s'avvince

Ella, tutta tremante;

E colla voce che ogni sdegno vince,

Col grand'occhio bagnato e supplicante,

Scomposta, paurosa, scarmigliata,

Bellissima d'amore,

Umil come una schiava appassionata,

Ammalïante come schiuso fiore,

«Perdonami,» susurra,—e colla mano

Carezzando mi viene—

«Non disamarmi, non fuggir lontano....

Mi vendicai perchè ti voglio bene.»

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