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Rimasi perplesso e sconcertato.

Io non capiva nulla.

Aveva in mano delle fila, delle semplici fila sparse della grande matassa da dipanare, ma il garbuglio del mistero rimaneva più oscuro e intricato che mai.

Evidentemente quelle erano delle prove, delle testimonianze, dirò così, del dramma che aveva funestata la vita di mister Charnwood e che il povero signore aveva raccolte e conservate.

Ma per me non aprivano nessun spiraglio nel gran buio del mistero sul quale il destino aveva voluto, per i suoi fini imperscrutabili, farmi penetrare.

Mentre io ristava così perplesso e pensieroso, un barlume di luce attraversò la mia mente. Mi si presentò netta alla memoria una frase del testamento del povero mister Charnwood lettoci dal suo notaio:

"Prego quindi il mio devoto Thompson.... di fornirgli tutte le spiegazioni che desidera e di aiutarlo nelle ricerche che vorrà fare in proposito."

– Egli certamente sa tutto, – mormorai.

E conclusi fra me:

– A lui debbo rivolgermi per sapere. E dopo compirò ciò che il destino ha stabilito venga compiuto da me.

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