Notizia storica

Gian-Jacopo Rousseau l'autore dell'Emilio, del Contratto Sociale, e di varie altre opere, fu uno degli autori il più perseguitato dall'invidia dei letterati, dalla ipocrisia dei preti, e dal falso zelo de' divoti; tutte si unirono codeste classi per amareggiare gli ultimi anni della sua vita, nè cessarono di calunniarlo anche dopo la di lui morte, e ne ottennero lo intento, fintantochè una perfida politica potè severamente proibirne la lettura. Giunto finalmente il momento in cui riacquistata quella libertà naturale insita negli uomini, violentemente loro usurpata dalla forza dei prepotenti despoti, i quali assoggettar volevano perfino il pensiero, furono quindi con avidità lette e studiate le di lui opere, nelle quali regna dappertutto la più pura morale, l'eloquenza la più sublime, l'amore il più ardente per l'uman genere, e dalle quali scaturiscono le limpide sorgenti dei diritti dell'uomo e del cittadino; e la Francia fu la prima ad approfittarsene colla famosa rivoluzione del 1789.

Nel 1790, l'Assemblea nazionale costituente decretò una pensione alla vedova del nostro autore, e ad esso una statua da collocarsi nella sala della stessa Assemblea colla inscrizione:

LA FRANCIA LIBERA
ALL'AUTORE DELL'EMILIO E DEL
CONTRATTO SOCIALE,
Vitam impendere vero.

Con altro decreto del 1791 fu ordinato di far solennemente trasportare le di lui ceneri nella chiesa di santa Geneviefa, luogo destinato a raccogliere le ossa di que' grand'uomini, i quali coi loro scritti, o colle loro azioni hanno contribuito all'innalzamento dell'indistruggibile edifizio di quella costituzione, la quale rende ora la Francia la prima nazione veramente libera di tutto l'universo.

La festa per la traslazione delle ceneri di Rousseau al Pantheon successe gli II ottobre 1794. L'urna che le conteneva, era giunta il giorno prima da Ermenonville, ed era stata deposta nel giardino delle Tulierie, ove era stato costrutto, nel sito del gran bacino, una specie di tempio, sostenuto da colonne pinte di color del granito. Nel mezzo di questo tempio era un catafalco coperto d'un tappeto celeste, seminato di stelle, sopra del quale era sospesa una corona di lauro. Là fu dove la Convenzione andò a prender l'urna, la quale fu deposta sopra un carro di trionfo. Dinanzi il carro marciava l'Instituto nazionale di musica, il quale eseguiva le arie più belle di Rousseau. Ciò che vi fu di più osservabile nel corteggio, fu prima la moglie stessa di Rousseau, la quale era seduta sopra un piccolo carro, circondata da musici, e dopo un fascio nazionale in cui si trovavano riunite lo bandiere della Convenzione degli Stati uniti, e di Ginevra. Durante la marcia fu cantato un inno ed un'ode a Rousseau.

Giunti al Pantheon, il presidente della Convenzione nazionale pronunziò un discorso, in cui fra gli altri elogi che diede a Rousseau, disse:Se Rousseau n on fosse sta to che l'uomo il più eloquente del suo secolo noi avremmo potuto abbandonarlo alla infamia. Ma egli onorò l'umanità. Egli ingrandì l'impero della ragione e della morale; sempre elevato, ma sempre saggio e buono, gli fece della beneficenza il fondamento d ella s ua legislazione: egli di ceva che nelle nostre vive emozioni dobbiamo diffidarci di noi medesimi, e che non si può esser giusto senza essere umano. I suoi scritti immortali sviluppano questo principio, "che più sovente c'inganna la ragione, che la natura," ec.

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