I Gnostici dell’anarchismo

In questi giorni assistiamo ad uno spettacolo curiosissimo, che sa molto di operetta e di manicomio. Sulla maggior parte dei giornali anarchici ogni giorno e ad ogni tratto si legge:

"Date il fermo al tale o tal’altro carro o treno! Fermate il tal carico! Date il fermo alla tale barcaccia o al tal vapore! Perché si tratta di roba che deve andare in Polonia per combattere i bolscevichi russi ecc. ecc.".

Pare un’ossessione, un delirio di fermate e di arresti, che ad alcuni potranno sembrare serii ed anche tragici, ma che in fondo sono oltremodo ridicoli e d’origine cretina.

Io non parlo dei "pompieri" e degli arfasatti del p us e della pecorina Confederazione generale del lavoro, i quali poi sono tanto di manica larga che finiscono col dare il "lascia passare" anche a un potentissimo carico di esplosivi, da Oneglia diretto alla Maddalena, donde poi veleggerà per la Polonia del maresciallo Pilsudski e della troia Maria Rygier.

La coerenza, il vigore, lo spirito di ribellione non sono stati doti precipue di quegli arruffoni, e perciò non vi è nulla di straordinario nei loro metodi di lotta barbini, vili e pagliacceschi. Ma per gli anarchici la faccenda cambia.

Io conobbi una volta un contadino mezzadro, al quale il padrone aveva ordinato di tendere lacci per i conigli a breve distanza dalla casa di campagna. Il dimani il citrullo andò a vedere che cosa vi fosse di nuovo, e invece d’un coniglio trovò incappato nel laccio il suo gatto, un magnifico gatto che faceva pulizia generale di tutti i topi che per caso si fossero avventurati nel podere. Allora incominciò a imprecare contro il padrone, che aveva voluto tendere i lacci in quel posto.

"Ma pezzo di bestia, gli dissi io, tu devi imprecare contro te stesso che li hai tesi colle stesse tue mani a pochi passi dalla casa. Chiunque non fosse stato un imbecille come te, doveva aspettarsi che un giorno o l’altro vi sarebbe rimasto preso il gatto".

Ora a me sembra che stia succedendo la medesima cosa a noi in questo momento. Prima, con miserrimi salarii, forniamo alla borghesia cannoni, bombe, fucili, esplosivi, e poi imprechiamo contro la guerra e contro la regia guardia che ci mitraglia. Prima fabbrichiamo gli arnesi distruttori e poi gridiamo come energumeni: "Date il fermo a questo, date il fermo a quest’altro!"

Ma di grazia, o compagni, quanto non sarebbe stato meglio se fin da molti anni addietro ci fossimo messi a gridare: "Giù le mani, o lavoratori! Per nessuna ragione al mondo dovete costruire armi, munizioni e tutto ciò che serve ad assassinare, a devastare, a perpetuare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, a mantenere i privilegi, ad alimentare gli sciacalli e i pescecani."

Quanto non sarebbe meglio oggi se gli operai, invece di fermare ciò che fabbricano, non lo fabbricassero affatto!

Allorché giunse Errico Malatesta in Liguria, sembrò che fosse giunto il Demiurgo dei gnostici alessandrini: concerti di sirene, scampanate, processioni, panegirici, messe cantate. Un compagno di questi monti, un contadino autentico mi osservò: "Ma che indecente gazzarra è questa? Portano in trionfo il santone mentre nel dominio degli Ansaldo, della Fiat ecc, continuano a costruir corazzate, automobili blindati, mitragliatrici e cannoni! Si potrebbe immaginare nulla di più grottesco e antianarchico?".

Lo stesso è avvenuto ultimamente a Piombino e all’isola d’Elba, un altro magnifico campo di produzione bellica borghese.

Il demiurgo gnostico è stato portato in giro sopra automobili e motoscafi parati a festa, come un santone cattolico, apostolico, romano, da quegli stessi operai che somministrano alla borghesia tutto l’occorrente per mitragliarci e tenerci sotto i piedi. E poi gridano tra un diluvio di ponci: "Date il fermo!".

Ma il fermo a chi? Forse alle vostre corna di montoni? Vi pare che il vostro fermo può riuscire efficace contro chi ha le armi in mano? Ah, no, perdio! Bisogna cominciar prima col disarmare la borghesia per vincere d’un tratto; e questo potere in molte occasioni è stato tutto nelle mani dei lavoratori.

Io non intendo in alcun modo, come potrebbe sembrare a gente estranea alle nostre file, riprovare l’opera di questo o quel propagandista anarchico, si chiami esso Errico Malatesta o Armando Borghi. Sappiano bene una volta e per sempre i nostri nemici ed avversarii che di fronte all’utile della propaganda e al trionfo dell’idea per noi anarchici spariscono subito tutte le tendenze e tutte le differenze individuali. Noi non abbiamo caserme, non abbiamo reggimenti, non abbiamo generali; ma, nonostante ciò, nei momenti supremi del pericolo e della lotta noi abbiamo sempre formato e formeremo la più compatta, la più invincibile falange di ribelli che mai ricordi la storia.

I nostri dissidii tattici mirano tutti allo stesso scopo: la via dritta che conduce come una valanga alla rivoluzione sociale. Ecco perché è bene che si levi inesorabilmente la voce contro qualsiasi deviazione socialistoide e contro qualsiasi vana e vacua parata o declamazione, che, senza volerlo, può fare il giuoco della borghesia. E non vi pare enorme, o lavoratori, anarchici e non anarchici, il fatto di armare supinamente colle nostre stesse mani il nemico per poi gridargli; "Fermati! Non tirare!''?

A qualsiasi nemico, sia esso travestito da volpe o da agnello, bisogna cominciare col dirgli: "Tu da noi non avrai né un'arme né un uomo".

Tutta la nostra azione deve mirare a questo scopo, specialmente all’approssimarsi della catastrofe.

Contra hostes aeterna auctoritas esto .

Massar

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