VI.

Ora gli uomini, che han sempre fatto le leggi, pensarono con tal freno vietare i “disordinati ornamenti delle donne di Firenze„. Il Comune promulgò statuti suntuari fino dal 1306 e dal 1330, e provvisioni severissime nel 1352, nel 1355, nel 1384, nell'88, nel 1396 e poi di nuovo nel 1439 e nel 1456 e perfino ne troviamo [67] nel 1562. I religiosi tuonavano dal pergamo, i savi ammonivano e davano, come il Dominici, “regoluzze„ alle madri timorate “circa i vestimenti„; i novellieri mordevano con le loro facezie il lusso troppo smodato. Anche nelle altre città di Toscana e d'Italia, si mandava a Firenze “per esempio de' detti ordini„ e per “confermargli„.

Incomincia una contesa, una lotta assai singolare tra la burbanza de' legislatori severi e la malizia donnesca. Le femmine astute non contrastano apertamente, ma fingon di piegare il capo crucciose, finchè passi quella bufera. Sono addottrinate, esperte del mondo: le leggi troppo severe rimangono senza sanzione. Quando e come possano, cercano, se non annullarle, deluderle. Alla venuta del duca di Calabria, nel 1326, si fanno attorno alla duchessa sua moglie che è una francese, Maria di Valois, e ottengono sia loro reso un “loro ornamento di trecce grosse di seta gialla e bianca, le quali portavano in luogo di trecce di capelli dinanzi al viso..., ornamento disonesto e trasnaturato„, brontola il Villani che vide “il disordinato appetito delle donne„ vincere “la ragione e il senno degli uomini„. Quattr'anni appresso i Fiorentini per calen d'aprile “del 1330„ “tolgono tutti gli ornamenti alle lor donne„ e come dice il Del Lungo in un magistrale lavoro, a cui per voi darà qui il desiderato compimento, “le disabbigliano da capo a piè„.

Anche questa, bufera che passa! A simiglianza delle donne di Fiandra, tormentate per la stessa cagione da Tommaso Connette fanatico carmelitano, esse, come [68] scrive il Paradis negli Annales de Bourgognereleverent leur cornes, et firent comme les lymaçons, lesquels quand ils entendent quelque bruit retirent et reserrent tout bellement leurs cornes; mais, le bruit passé, soudain ils les relevent plus grandes que devant. E occasione a rilevarle, la venuta del duca d'Atene in Firenze nel 1342, e la “sformata mutazione d'abito„ portata da quei francesi.

E qui vorrei indugiarmi a descrivervi il figurino d'allora, quando i giovani vestivano “una gonnella corta e stretta„ che per metterla occorreva l'“aiuto d'altrui„, cinta alla vita da una striscia di cuoio con ricca fibbia e puntale, con “isfoggiata scarsella alla tedesca„, con il cappuccio attaccato ad una corta mantellina e terminato in una punta o becchetto lungo infino in terra, per avvolgerlo al capo “per lo freddo„: e i cavalieri una guarnacca attillata, con le punte de' manicottoli strascicanti per terra, foderati di vaio, ed ermellini, de' quali le donne copiaron subito la singolare “stranianza„. Ma gli affreschi del Memmi in S. Maria Novella, che ritraggono quelle fogge, sono a voi noti, anche per visite recenti, quando in un'occasione solenne tentaste di rinnovarle. A studio, dico tentaste, perchè l'eleganza moderna non può agguagliare la magnificenza signorile di que' drappi, di quelle vesti sontuose.

La Prammatica del vestito del 1343, che conservavasi nell'Archivio della Grascia, di cui ottenni alcun estratto dalla cortesia d'un amico il quale ebbela fra mano, serba memoria di quegli splendidi abbigliamenti ch'eran colpiti dal rigor delle leggi e bollati con un marchio di piombo, avente sull'una e sull'altra faccia un mezzo giglio ed una mezza croce, a cura dei famigli di quei poveri “uficiali forestieri„, deputati dal Comune [69] all'applicazione della legge. Eccovi descritto un capo di vestiario proibito, appartenente a donna Francesca moglie di Landozzo di Uberto degli Albizzi del popolo di San Pier Maggiore: “Un mantello nero di drappo rilevato col fondo di color giallo, con sopra uccellini, pappagalli, farfalle e rose bianche e vermiglie e molte altre figure vermiglie e verdi, e con trabacchi e dragoni, e con lettere e alberi gialli e neri e molte altre figure di diversi colori, foderato di drappo bianco con righe nere e vermiglie„. Nè basta: spesso erano anche motti, non soltanto lettere, impressi sui drappi.

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