PREFAZIONE

È necessario che io dica al lettore quando e come questo libro fu scritto.

L'anno 1866 cominciai nel nostro Istituto Superiore alcune lezioni sulla Storia di Firenze. In esse mi proponevo di esaminare piú specialmente quale era stata la costituzione politica della Repubblica, quali le sue varie forme, in conseguenza delle rivoluzioni interne, che cosí lungamente travagliarono la Città. In tal modo io speravo di riuscire a scoprir le cause vere di queste rivoluzioni; di trovare una specie di filo conduttore nel laberinto d'una storia, che, non ostante i grandi scrittori che l'avevano trattata, a molti appariva assai spesso intricata ed oscura; di determinare i periodi, in cui dovrebbe essere logicamente divisa. La soluzione anche d'una parte sola di questi problemi, avrebbe certamente avuto la sua utilità.

Continuai qualche tempo queste lezioni, arrivando sino agli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella (1293), dove mi fermai. Una parte ne pubblicai nel Politecnico di Milano, un'altra nella Nuova Antologia di Firenze. Mi proponevo allora di raccoglierle, rivederle e ristamparle; ma dopo avere esitato alquanto, non posi in atto il mio pensiero. Mi sembrava necessario aggiungere almeno qualche cosa sui fatti che seguirono dopo la caduta di Giano della Bella e l'esilio di Dante, per conchiudere cosí tutto il primo e piú importante periodo della Storia politica di Firenze. Ma oltre di ciò, io vedevo che l'obbligo di continuare, a giorno fisso, le lezioni una volta cominciate, non mi aveva sempre lasciato il tempo necessario a superare le difficoltà incontrate per via. Non bastava perciò una revisione superficiale; occorreva riempire qualche lacuna, riscrivere da capo alcune pagine. E questo portava la necessità di nuove ricerche, dalle quali altri lavori allora mi distrassero.

Intanto uscivano continuamente alla luce nuovi documenti, nuove dissertazioni e monografie sulla Storia di Firenze, anche opere notevolissime e di gran mole, come quelle del Capponi, del Del Lungo, dell'Hartwig, del Perrens, di altri. Tutto ciò rendeva sempre piú difficile il rivedere e correggere quei miei scritti, che divenivano necessariamente sempre piú antiquati. Ma da un altro lato dovetti piú d'una volta accorgermi, che alcune delle osservazioni da me fatte erano dai nuovi documenti confermate, che alcune delle idee generali da me esposte venivano da autorevoli scrittori accolte e seguite. Questo m'induceva naturalmente ad essere meno severo nel giudicare l'opera mia, che anche amici nei quali fidavo, mi spingevano a ripubblicare.

Cosí fu che m'indussi a riprendere gli studi tralasciati, e nel 1888 feci alcune lezioni sui tempi d'Arrigo VII e dell'esilio di Dante. Piú tardi ancora, nel 1890, convinto che, dopo le recenti pubblicazioni, quello che avevo scritto sulle origini della Città e del Comune, riusciva affatto insufficiente, tornai da capo sull'argomento in una nuova serie di lezioni, che, come le precedenti, pubblicai nella Nuova Antologia. Finalmente cominciai a radunare le foglie sparse, a rivedere ed a correggere.

Da quanto ho detto risulta assai chiaro, che io qui ho dovuto riunire lavori diversi, i quali, sebbene continuino tutti, con uno stesso concetto generale, a trattare il medesimo argomento, furon pure scritti a grandissima distanza di tempo gli uni dagli altri, in un periodo di 25 anni, periodo in cui gli studî sulla Storia di Firenze facevano, per opera di molti e valenti scrittori, rapido cammino. E però, quantunque mi sia adoperato, come meglio ho saputo e potuto, a modificarli e coordinarli, essi restano tuttavia vecchi lavori, piú o meno staccati; né mi fu possibile evitare molte ripetizioni. Per raggiungere una maggiore unità organica, avrei dovuto riscrivere tutto da capo, fare un libro nuovo, non, come volevo, una semplice ristampa di scritti diversi, ai quali appunto perciò ho dato il titolo di Ricerche.

A ristamparli mi sono finalmente indotto, perché mi pare che il concetto dominante e fondamentale di essi rimanga vero, anche dopo le molte pubblicazioni fatte da altri. Anzi, se io non m'inganno, le osservazioni che feci, le idee che sin dal principio esposi sul carattere generale e sullo svolgimento progressivo della Storia fiorentina ne vengono spesso confermate. Il lettore deciderà se mi sono illuso. Io spero tuttavia che, nel dare il suo giudizio su questo libro, vorrà tener conto del tempo e del modo in cui esso s'andò formando.

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