Anni Domini Mccxxvj.

Grigorio nono, nato di Campangna, huomo di gentile linguaggio, sedette papa anni xiiij, dí x; vacò dí xx. Questi era inprima cardinale vescovo d'Osstia, ed era il piú drudo e caro amico che llo 'nperadore Federigo avesse in corte; ed avea nome messer Ugolino. E fue eletto papa a dí vij di marzo apo Settesolglo. Questi fue poi il magiore nimico dello 'nperadore k'elli avesse nel mondo. Elli canonizzò la beata sancta Helisabet, filia del re d'Ungaria. La quale un giorno, essendo pulzella delle piú belle del mondo e delle piú amaestrate in iscritura, si era piena di tanta limosina e caritade ke nulla cosa si lassciava a dare per Dio; ed ispendea e donava per suo amore tutti suoi vestiri e gioielli, e tutto il pane levava delle mense e dava a' poveri, ricevendone molte vergongne dal padre e da la madre e dalle sue cameriere. Or avenne un giorno che llo re d'Ungaria suo padre fece una grande festa, dove convitò molti baroni e chavalieri, per maritare Ysabetta sua filia al filgluolo dell'Antigrado della Mangna. E quella stando alle finestre della camera, e vide molta quantità di poveri ch'aspettavano la limosina, celatamente fece torre per suo comandamento tutto il pane della casa e fece dare per Dio a' poveri; e finalmente vi ne canparo v poveri ke nonn ebero limosina. E Llisabetta si mosse, e tolse il pane ch'ella dovea desinare colle sue cameriere, e portavalo in grenbo per dare a' poveri; si ch'all'uscire della camera, il Re co molti baroni le si fece incontro per farle vergongna, fecesi mostrare quello c'avea con seco. La faccia le coninciò ad arossare ed a inpiersi di paura e di vergongna, e mostrali il grenbo; e questo pane fu diventato tutto rose bianche e vermilgle: ed era per la passqua della Nattività di Cristo all'uscita di dicenbre. Donde tutta la corte e 'l reame si n'enpieo, e quivi fue la maggiore fessta del mondo; e tutte le tavole si trovaro piene di rose e di fiori e di pane biancho, e tuttavia crescea.

Questo Gregorio papa confermò tucto ciò k'avea facto papa Innorio suo anticessoro; e tolse per sentenzia l'antigrado di Toringia allo 'nperadore Federigo. E volendo elli celebrare Concilio ad Roma, ed essendo per mare e per terra per lo 'nperadore istrette le vie e' passi, venendo due cardinali d'oltremonte a corte, ciò fue messer Oddo e messer Iacobo vescovo di Penestrino, con molti cherici e plelati di sancta Kiesa al Concilio in soccorso della Chiesa, da' Pisani per comandamento dello 'nperadore, a Monte Argentaio, fuorono presi e tursati in mare.

Questo Papa fece fare a frate Ramondo, suo penetenziere e capellano, dell'Ordine di predicatori, di tutti i velumi de' Dicretali fece fare un libro; e comandò ke per tutti i maestri fosse usato e insengnato.

Questi, avendo grande briga collo 'nperadore, era quasi in Roma assediato: e lo 'nperadore avea già preso per forza tutto il patrimonio di San Pietro e quello della Kiesa, e tutti i grandi di Roma erano corrupti per pecunia, e da neuno potea essere atato né consilglato; si tolse le capita delgli apostoly santi, e portando queste sante orlique a processione dal Laterano infino a San Piero, per la qual cosa rappellò a ssé li animi delli omini di Roma, e grande pianto di pietade, tutti gran parte si sengnarono di croce contra lo 'nperadore. Per la qual cosa lo 'nperadore udendo e vedendo ciò, maravilglossi forte, che ssi vedea rivolta la gente contra sé, e credeasi intrare in Roma e fare tutte le sue volontadi; per questa paura si ritornò indietro.

Questo papa canoninzò il beato Domenico di Spangna, maestro e capo dell'Ordine sancto di frati predicatori, il qual era stato soppellito in Lonbardia nella città di Bolongna, concorrente gli anni Domini Mccxxiij°; essendo passati xviij anni da quello giorno al die della confermagione dell'Ordine, e anni viij dalla sua morte.

Mccxxviij anni, alla singnoria di messer Andrea Iacopi de Perugia i Fiorentini andarono, popolo e chavalieri col carroccio, sopra la città di Pistoia, e le borgora infino alle mura, intorno intorno, tutto guasstaro; e disfecero Monte Fiore, una bella torre, e lo castello di Carmingnano. Poi vennero alle comandamenta di Fiorentini, e fecero pace.

Mccxxviiij anni i Sanesi ruppero pace alli Fiorentini, e per dispetto di Fiorentini guasstaro il castello di Monte Pulciano ch'era racomandato di Fiorentini; e questo fue del mese d'agosto. Poi del mese di settenbre, per fare la vendetta, i Fiorentini cavalcarono popolo e chavalieri nelle terre di Sanesi, sopra il castello d'Asciano e tutto il contado di Siena da quella parte guastarono.

Nel Mccxxx i Sanesi ruppero pace a' Fiorentini. E fu trovato nella cossta del Ppoggio di Montissci, nel contado di Firenze, uno bangno freddo d'una sancta acqua, la quale gueria tutte infermitadi; ed eziandio somilglante fu trovato un altro bangno freddo santissimo, ch'è nella cossta di Monte Morello, sopra lo rivaggio di Tersolla. E ciascuno di questi bangni per lo Comune di Firenze fu dotato di c. braccia di terreno intorno intorno.

E in questo anno, era podestà messer Otto da Bandello, die xxj di giungno, i Fiorentini andaro ad oste sopra la città di Siena, col carroccio e collo stendale ispiegato; e guastando tutto dintorno il contado di Siena infino alle porte, chavalcaro innanzi infino alla roccha di Radicofano ed a San Guilicho e lo Bangno a Petriuolo; e disfecero xxij castella, e talglaro il grandisimo pino da Monte Cilglese e la torre colli serralgli ed istecchati del borgo, infino alle mura. E' Sanesi uscendo fuori per difende', la battalgla fue grande; i Fiorentini gli sconfissero. E le donne vi vennero a conbattere, e Alberto conte di Mangone alla porta puose lo schudo. La mortalitade fu grande, e la terra fu quasi tutta presa; e sed e' non fossero stati misericorduosi, tutta la poteano distruggere a ffuoco ed a ferro. Li prigioni, che nne menaro presi in Firenze, fuorono mcccxxxv huomini; e molte donne belle di Siena fuorono prese, e per forza menate in Firenze per drude di coloro che ll'aveano guadangnate.

Nel Mccxxxij anni i Sanesi, per disspetto di Fiorentini, disfecero il caste[llo] di Monte Pulciano. E tantosto i Fioren[ti]ni cavalcaro sopra Siena, popolo e chavalieri, e tutta la guasstarono; e poi puosero l'assedio a Quercia Grossa, a iiij milgla presso a Siena, e per forza di battalgla la presero; e tutti gl'uomini ke v'erano dentro ne menarono in Firenze in prigione. E fue del mese di settenbre battalglato fortemente con vij difici.

In questo anno s'aprese il fuoco in casa di Caponsacchi, tra lli Spadari; e quivi arse tutta la ruga, e xxij tra omini femine e fanciulli.

Nel Mccxxxiij anni, alla singnoria di messer Torello da Strata, die xviij di maggio, i Fiorentini andaro ad osste sopra li Sanesi, ed asediarono la città di Siena dalle tre parti; e xxij vi gittarono dentro, e per piú onta di loro, v asini vi fuorono manganeggiati; e intorno intorno fue guassta. E liiij die vi stette l'osste.

Ancora l'altro venente apresso di quello, Mccxxxiiij anni, i Fiorentini ritornaro ad oste sopra la città di Siena, e tutto il suo contado infino alle mura guasstarono; e liij die vi dimorarono, e disfecero Assciano ed Arcaleccho e xlv castella; e questo fue a dí ij di giungno. Era podestà di Firenze messer Gianni Giudice di Roma.

In questo anno, la notte della passqua di Natale arse tutto il Borgo di Piazza, oltrarno, dall'uno capo all'altro.

Apresso, l'altro anno, Mccxxxv anni, alla singnoria di messer Conpangnone Poltroni, i Fiorentini e' Sanesi, di lunga guerra ch'aveano fatto, fecero grandissima pace, per patto e condizione che lli Sanesi dovessino rifare Monte Pulciano, e' Fiorentini rifacessero Montalcino; le quali due castella i Sanesi aveano disfatto, per cagione che ss'erano racomandate a' Fiorentini per la mala singnoria ch'e' Sanesi usavano loro. E somilglante aveano facto il conte Unberto e el conte Rosso colgli altri suoi consorti conti di Marema, i quali aveano lxiiij castella, ed era loro Grosseto e Massa e Corneto e Soana, tutte cittadi, ed ancora Monte Falcone, Castello Guidi, Malglano, Montalcino e Monte Pulciano e.... E questi conte Rosso e conte Unberto e le loro castella, sicome racomandati del Comune e popolo di Firenze, ongn'anno, la vigilia di sancto Iohanni Bactista, nobili e orrevoli ceri ufereano per omaggio. E lo detto conte Unberto mandava la cerbia vestita di scharlatto: e facea osste e cavalcata, quanto facea bisongno per li Fiorentini.

Nel decto tenpo anno Mccxxxvj, del mese di febraio, mastro Giordano, frate dell'Ordine di predicatori, huomo laudabile per vita e per senno, si mise in porto e passò oltremare a predicare li Saracini e là morio.

In questo tenpo Federigo inperadore, sengnato di croce, passò oltremare: e quando ritornò, ciò fue Mccxxxvij anni, isconfisse la città di Melana, popolo e chavalieri di gran quantità, a Corte Nuova.

In questo anno si fece in Firenze il ponte Rubaconte; e la prima pietra che si fondò si fue quela di messer Rubaconte della Torre di Melano ch'era podestade in Firenze. Ed uno grande fuoco s'aprese in Firenze, nella torre della Volpe; onde tutta Terma arse.

Ed apresso, Mccxxxviij ani, esendo morta una donna in casa gl'Orciolini, e raunate le donne, cadde il palcho dov'era 'raunate, e xxvj donne vi morirono.

Apresso, nel Mccxxxviiij anni, venerdí, die 7 intrante giungno, ischuroe il sole nell'ora della nona, e stette ischurato piú d'una ora e una mezza a cielo stellato; poi si rifece die chiaro.

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