AVVERTENZA

La ristampa di questo volume dovette, per diverse ragioni, procedere con molta lentezza. E intanto gli studi sul Machiavelli sembravano rifiorire. Vennero infatti alla luce parecchi nuovi lavori, e prima di tutti il secondo volume del Tommasini, con un'appendice di documenti. Di questi lavori era mio debito tener conto, come cercai di fare nel miglior modo che seppi. Alcuni di essi però mi pervennero troppo tardi perchè io potessi valermene. Di uno, come il lettore potrà vedere, detti qualche ragguaglio in una nota speciale, messa dopo i documenti. Altri due ricorderò adesso.

La stampa del volume era già compiuta, quando potei vedere la terza ed ultima parte dell'opera, di cui il signor Adolfo Gerber da più tempo aveva iniziata la pubblicazione. Con essa egli ci ha dato un ampio, assai utile studio critico-bibliografico sui manoscritti, le edizioni e traduzioni delle opere del Machiavelli nei secoli XV e XVI, illustrato con molti facsimili.

Un'altra opera notevole pel biografo del Machiavelli, è quella del signor Jean Dubreton, La disgrâce de Nicolas Machiavel. L'autore si è proposto di trattare quella parte della biografia, che è stata, secondo lui, a torto trascurata dagli altri. Mediante lo studio specialmente della corrispondenza epistolare con Francesco Vettori e cogli altri amici o parenti del Machiavelli, egli ha cercato di descriverne minutamente il carattere personale e privato. Nemico, come egli dice, della storia endimanchée, il Dubreton vuol far discendere il Segretario fiorentino dal solenne piedistallo, su cui lo han voluto porre gli altri biografi, studiandolo invece nella sua nudità e semplicità. L'esame imparziale dell'uomo privato varrà forse a far meglio conoscere anche l'uomo pubblico, lo scrittore.

Seguendo questo concetto l'autore ha cercato di darci un minuto ragguaglio della vita del Machiavelli nella famiglia, nella cancelleria, nei ritrovi, fermandosi sopra tutto a descrivere i più o meno illeciti amori di lui, e quelli anche dei suoi amici o compagni. Insiste moltissimo su tutte quante le sue debolezze. Delle sue legazioni, della sua vita pubblica, delle Opere, di tutto ciò che ha dato l'immortalità al Machiavelli, egli si occupa certamente, ma assai meno, rimanendo fedele allo scopo che si era proposto, al metodo che aveva dichiarato di voler seguire.

Quando noi leggemmo il libro del signor Dubreton, avevamo assai prima riveduto e stampato quei capitoli del nostro lavoro, in cui, valendoci appunto della corrispondenza privata, avevamo già trattato quella parte della biografia, su cui lo scrittore francese si era più particolarmente soffermato. Non ci era quindi possibile tornare indietro e discutere, e neppure rispondere a qualche osservazione che egli ci aveva fatta con una cortesia di cui sentiamo l'obbligo di ringraziarlo. Il Dubreton ritiene che noi ci siamo troppo poco fermati sulla vita privata del Machiavelli, che siamo stati troppo riservati, abbiamo voluto attenuare le sue debolezze, coprire le sue nudità.

Non v'ha dubbio alcuno, lo scopo che noi ci eravamo prefisso era diverso dal suo. Noi volevamo sopra tutto far conoscere il Machiavelli uomo di Stato, scrittore, patriotta. Quanto alle sue debolezze, sopra tutto ai suoi amori, spesso non molto edificanti, li abbiamo sempre ricordati; ma certo non erano ciò che più c'importava di mettere in luce. Ammettiamo che di un grande uomo è necessario conoscere tutto, anche le debolezze, anche gli errori; ma qui appunto ci permettiamo di esporre una osservazione, che risponde a quella fattaci dallo stesso autore.

Ponendo in maggior luce una parte sola, non sempre la migliore, del carattere di un grande uomo, si corre il rischio, a noi sembra, di lasciare nell'animo del lettore una impressione troppo unilaterale. È avvenuto infatti allo stesso signor Dubreton che, dopo aver descritto quella che egli chiama la mediocrità, quasi la bassezza, del Machiavelli, resta più tardi assai maravigliato di vederlo a un tratto, verso la fine della sua vita, quando la patria era in pericolo, divenir poco meno che eroico. Lo vede adoperarsi con grande entusiasmo, con ardente patriottismo, ad armare il popolo, ad apparecchiarlo alla difesa; e, allora, quasi dominato egli stesso da eguale entusiasmo, ci descrive con viva eloquenza «cette vie de médiocrité, qui sur la fin éclate en noblesse.»

Ma se, quando descriveva, con tanta cura e precisione, le debolezze del Machiavelli, non avesse un po' troppo allontanato lo sguardo dall'altro lato più nobile del carattere di lui, sarebbe forse venuto a diversa conclusione. Avrebbe nelle sue Opere, nella fedeltà con cui servì la Repubblica sotto il gonfalonierato del Soderini, nell'irrefrenabile ardore patriottico, di cui diè prova costante sin da quando propose ed iniziò l'ordinamento della milizia nazionale, ritrovato anche quel medesimo entusiasmo, quel medesimo patriottismo, quella medesima nobiltà d'animo, che tanto ammirò più tardi. La sua maraviglia sarebbe allora cessata, e si sarebbe forse persuaso che, se di un grande uomo è necessario conoscere tutto, anche le debolezze, non è poi necessario fermarsi troppo a contemplarle, correndo il rischio di lasciare in ombra quelle più nobili qualità che costituiscono la vera grandezza di lui, quelle per cui egli appartiene alla storia.

Luglio 1913

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