XXIV DISCORSO PRESIDENZIALE DEL 1925

«Rendic. delle sedute solenni della R. Acc. dei Lincei»,
vol. III, 1916-28; pp. 567-573.

Sire, Graziosa Regina,

La cerimonia di oggi, che costituisce la maggiore annuale solennità per la nostra Accademia, assume questa volta un carattere più augusto per la ricorrenza del venticinquesimo anniversario del regno di V. M., che tanto interessamento ha sempre dimostrato per il nostro sodalizio e per il progresso della scienza italiana. Pertanto ai sentimenti di riconoscenza manifestati gli anni scorsi per l'ambito intervento regale, l'Accademia è lieta di aggiungere le proprie felicitazioni ed i propri auguri per l'avvenimento che gli Italiani celebrano con reverente ed affettuoso omaggio.

Il quarto di secolo che si chiude richiama in questo momento l'attenzione degli Italiani, i quali rievocano i grandi fatti di cui furono testimoni e, mentre si rallegrano di veder compiuta per virtù delle armi l'unità della patria, si augurano che l'avvenire consolidi, nella pace, i risultati conseguiti con così dura e lunga lotta ed a prezzo di tanti sacrifici.

Ma, se il ricordo degli avvenimenti politici e militari è ciò che di più vivo rimane nella memoria del popolo italiano, gli uomini di scienza non possono dimenticare quel movimento scientifico e filosofico che ha avuto parte tanto cospicua nel preparare quei gloriosi eventi. Infatti l'insieme di originali pensieri, di studi severi, di profonde ricerche che caratterizza tale attività ha, pur con opera lenta e silenziosa, influito più d'ogni altra cosa a plasmare l'anima della nazione, ha facilitato l'applicazione di quei mezzi tecnici e scientifici a cui si deve in massima parte la ricchezza e la prosperità del paese, ed ha altresì efficacemente agito sulla condotta e sull'esito della guerra.

Non è certo qui il momento adatto per illustrare questo movimento culturale e morale degli anni appartenenti ad un così recente passato, nè tanto meno di giudicarlo alla luce proveniente dai nuovi orizzonti che oggi si schiudono al pensiero scientifico universale.

Ma è per noi ragione di grande compiacenza il constatare che a quel movimento la nostra Accademia prese larga parte. Quegli anni, infatti, costituiscono per il nostro sodalizio un periodo di operosità raccolta, ma fervida ed intensa.

L'Accademia comprese esser necessario trovare i mezzi e le vie, sia per rendere note e diffondere largamente le nuove scoperte ed i nuovi ritrovati in ogni campo del sapere, sia per contribuire e rendere possibili pubblicazioni di grande entità e di gran costo, che soverchiano le risorse, tanto dei singoli studiosi, quanto delle private imprese. I principali sforzi dei dirigenti l'Accademia in quegli anni furono perciò rivolti a rendere rapide e facili le pubblicazioni, ad accrescerne, oltreché l'estensione, l'importanza e l'interesse. Gli scopi a cui essi miravano vennero raggiunti.

Se scorriamo infatti gli Atti della Classe di Scienze fisiche ne vediamo in poco più di un decennio triplicarsi la mole e nel tempo stesso possiamo riconoscere che non vi fu argomento scientifico di qualche novità od interesse, dalla telegrafia senza fili agli studi sulla malaria, dal calcolo assoluto alla spettroscopia solare, dalla radioattività alla dinamica dei velivoli o per la prima volta resi noti o, per lo meno, sviluppati nei nostri rendiconti.

In quei medesimi anni l'Accademia pose termine ad una superba pubblicazione da lungo tempo auspicata ed attesa, che onora tutta la patria in uno dei suoi più grandi geni: la riproduzione cioè del Codice Atlantico di Leonardo. Inoltre diede maggiore impulso alla poderosa serie dei «Monumenti Antichi» che raccolsero, fra gli altri, i cospicui risultati degli scavi fatti in Creta dalla Spedizione italiana e le celebri scoperte archeologiche in Sicilia e in Sardegna.

Un'altra opera monumentale compiuta sotto gli auspici dell'Accademia e che venne ultimata nei primi anni del secolo fu la «Forma Urbis», lavoro fondamentale per gli studi di topografia e archeologia dell'antica Roma.

Devesi infine ricordare che quattro Soci Lincei: l'astronomo Schiaparelli, il matematico Cerruti, Favaro, l'insigne cultore di storia delle scienze e l'illustre filologo Del Lungo lavorarono lunghi anni, per incarico del Governo, all'edizione nazionale delle opere di Galileo, il più bel monumento che la patria risorta potesse erigere alla memoria di quel Grande.

Nel riandare a quegli anni d'intenso fervore intellettuale e di feconda produzione scientifica, che segnano in Italia l'inizio del secolo ed il principio del regno della M. V., si resta colpiti da un fatto il quale richiama l'attenzione dello studioso di storia delle scienze e della cultura.

Esso si manifesta col rapido progredire e moltiplicarsi in ogni ramo dello scibile di libere Associazioni, affini ma indipendenti dalle antiche Accademie, non legate agli Istituti di Istruzione, esenti da ogni ingerenza dello Stato e di carattere scientificamente democratico raggruppanti i cultori delle varie discipline. Non si può studiare l'evoluzione della cultura in quegli anni senza prendere in esame l'opera loro vasta, profonda e complessa, feconda di risultati, ricca di promesse, indice di progresso intellettuale. Molte di esse servirono a diffondere ed a divulgare la scienza in virtù della loro influenza anche fuori dei consueti ambienti dei dotti: a tutte giovò l'essere largamente aperte a quelli che vi accorrevano, tanto da porre al fianco dei vecchi campioni della scienza i giovani, all'inizio della loro carriera.

Ora, la nostra Accademia ebbe la visione sicura del vantaggio derivante da queste nuove istituzioni. Fedele al programma di promuovere quanto è di giovamento alla scienza ed alla patria, secondò il libero sviluppo delle giovani energie di questi istituti, nei quali, lungi dal trovare pericolosi concorrenti, ebbe sempre ausilio potente ai suoi nobili ed elevati fini.

Un altro aspetto del movimento cui ho ora accennato ci è offerto da quel rapido succedersi di riunioni e di congressi scientifici che caratterizzano quello stesso periodo, e che giovarono, forse più di ogni altra cosa, alla penetrazione della scienza in ogni strato sociale. Orbene la nostra Accademia favorì anche questa manifestazione di attività intellettuale, offrendo nelle superbe sale, che il governo del Re volle sede a noi riserbata, cordiale ospitalità ai dotti più volte convenuti da ogni parte del mondo.

Se finora vi ho accennato a ciò che può dirsi la fisonomia esteriore del movimento scientifico recente, più interessante ancora è il rievocare il lavoro intimo che nei vari campi del sapere si operò presso di noi. È un capitolo di storia della scienza che onora il nostro paese e che efficacemente contribuì a fargli acquistare credito e simpatia nel mondo. Noi non siamo ricchi di prodotti naturali né di quelle energie che rapidamente possono utilizzarsi come energie meccaniche o industriali, ma siamo ricchi di energie intellettuali; il genio artistico, letterario, scientifico dei maggiori esponenti della nostra stirpe ci hanno resi chiari e famosi nel mondo e ci hanno assicurata la considerazione e la riconoscenza anche dei popoli più lontani. Del contributo che l'ingegno italiano ha dato al progresso del sapere in questo periodo noi abbiamo due documenti significativi nelle pubblicazioni riassuntive fatte quasi contemporaneamente intorno al 1910 dalla nostra antica Accademia e dalla giovane Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Tali pubblicazioni, lette e citate continuamente in Italia e fuori, ci offrono, come in un quadro sintetico, la visione di tutto un complesso organico di ricerche e di studi.

La conflagrazione mondiale sospese per noi, come per ogni altro paese d'Europa, questo grande movimento; ma allorché V. M. nei santi nomi della libertà e della giustizia bandì la guerra insieme con i nostri alleati, l'Italia era moralmente pronta.

Il ricordo glorioso dei combattenti resterà perennemente nell'animo degli Italiani, e la loro opera ed il loro eroismo saranno sempre ricordati con onore e gratitudine.

Ma vi fu anche un'opera oscura e paziente che richiedeva il sacrificio di ogni ora e più ancora il sacrificio d'ogni pensiero: l'abbandono cioè di quanto la mente vagheggiava intorno a nuove verità per ricondurla a ciò che era pratico ed urgente. Quest'opera fu compiuta con pertinacia, con coraggio e con fede dagli scienziati italiani. Essa si esplicò in tutti quei rami in cui scienza e tecnica guerresca erano insieme riuniti, fra i disagi ed i pericoli del fronte, sul mare e nell'aria, come si esplicò negli uffici e nelle officine. L'insieme di quest'opera, che man mano si coordinò ed armonizzò nelle sue parti, è prova palese dell'alto grado che la scienza italiana aveva saputo raggiungere.

Terminata la guerra, l'Italia va a poco a poco riprendendo il ritmo ordinato del suo lavoro scientifico: di anno in anno si accrescono, come dissi in occasione della precedente adunanza, i contributi arrecati dagli studiosi nostri nei vari rami del sapere; gli Atti accademici si rinvigoriscono per l'afflusso di rapporti sulle più svariate ricerche; l'Italia torna ad essere meta prediletta di convegni scientifici internazionali.

Le pubblicazioni accademiche di quest'anno accentuano tale ripresa. Mentre i nostri Atti vanno aumentando di mole si fa anche più varia la messe delle Memorie presentate. A lavori di matematica, di biologia, di fisica, di chimica che riflettono le più moderne ed interessanti questioni, si accompagnano, ad esempio, memorie di geofisica, come quelle relative ai risultati della Crociera italiana nello Stretto di Messina. Le scoperte di Baia e di Selinunte, poi, attestano quanto fruttuose siano state le più recenti ricerche dei nostri archeologi.

È mio dovere inoltre ricordare altri fatti, i quali documentano l'incremento odierno della nostra Accademia. Fra pochi giorni accoglieremo, in questo palazzo, il celebre Museo Astronomico Copernicano, affidatoci dal Governo; esso sarà da noi custodito con cura religiosa, ma nello stesso tempo aperto agli studiosi che potranno ammirare ed esaminare la preziosa raccolta di libri, manoscritti, documenti, di globi e di istrumenti antichi del più alto interesse scientifico. La nostra Biblioteca si viene di giorno in giorno ampliando e se ne sta iniziando una più agevole sistemazione mediante un ben meditato piano di lavori da effettuarsi a grado a grado.

Anche quest'anno sono lieto di segnalare l'Istituzione di nuovi premi dovuti alla privata generosità. In primo luogo ricordo che il compianto Collega Grassi destinò il fondo sottoscritto in suo onore ad un premio perpetuo per studi sulla parassitologia. Il fondo stesso è stato ora notevolmente aumentato per il contributo del Governo Argentino, desideroso di mostrare la sua stima e la sua gratitudine per le scoperte del nostro grande naturalista. Esprimo la riconoscenza dell'Accademia per questa munifica elargizione.

L'Istituto d'Igiene Sociale, diretto dal prof. Ettore Levi, ha voluto aggiungere ai premi stabiliti lo scorso anno due nuove medaglie destinate a ricompensare studi d'indole bio-antropologica. Questo Istituto, che compie già opera così utile, acquista in tal modo un nuovo titolo di benemerenza.

Infine, con intendimento di contribuire al progresso scientifico del paese mediante uno studio di larghe proporzioni, al quale dovranno esser chiamati soltanto Italiani, i tre Istituti di emissione (Banca d'Italia, Banco di Napoli e Banco di Sicilia) hanno messo a disposizione dell'Accademia la somma di lire centomila, già versata, per la istituzione di un premio da assegnarsi ad un'opera intorno alle conseguenze economiche finanziarie e sociali della guerra europea. Ai tre Istituti, ed in modo speciale al nostro illustre Collega Bonaldo Stringher, che si fece propugnatore della nobile e generosa proposta, mando a nome dell'Accademia i più vivi ringraziamenti.

I premi, dovuti alla munificenza della M. V., da conferirsi quest'anno, riguardavano la chimica e la filosofia. Prego il prof. Bruni di voler riferire sul primo concorso. (Segue la lettura della relazione).

Quanto al premio reale di filosofia, il giudizio venne rinviato al prossimo anno, a cagione di difficoltà sorte durante i lavori della Commissione.

Il dott. Mond istituì fin dal 1908 in onore di Stanislao Cannizzaro un premio internazionale per gli studi di chimica. Prego il Socio Bruni di voler riferire sul conferimento di questo premio. (Segue la lettura della relazione).

Le Commissioni all'uopo nominate riferirono alle classi sui premi ministeriali. Giudicati migliori fra i concorrenti ai premi del Ministero dell'Istruzione furono Sansone, Levi e Porlezza per le scienze matematiche e fisiche; Castaldi e Feruglio per le scienze naturali; Picotti, Gallo e Vaccari per le scienze storiche e filologiche; Pino-Branca, Saitta e Cento per quelle filosofiche e morali.

Nel concorso ai premi del Ministero della Marina vennero preferiti i lavori matematici dei professori Burnengo e Mazzoni.

Il vincitore del concorso al premio Alfonso Sella, fra gli assistenti degli Istituti italiani di Fisica, fu il dottore Ronchi dell'Università di Firenze.

Avanti di cedere la parola al Socio Brugi è mio triste dovere ricordare i nomi dei Colleghi che la morte ci tolse quest'anno.

Noi perdemmo sei fra i nostri Soci Stranieri: l'economista Alfredo Marshall, uno dei più illustri dell'Inghilterra; Ugo von Seeliger, la cui grande opera abbraccia quasi tutti i rami dell'astronomia; il matematico Carlo Neumann, appartenente alla più pura scuola classica fisico-matematica; il filologo Luigi Havet, chiaro latinista francese; Eugenio Warming, celebre cultore di geografia botanica; Alberto Haller, dottissimo chimico caduto vittima dell'amore alla scienza per una disgrazia di laboratorio.

Mancarono ai vivi quattordici Soci Nazionali: Carlo Puini, conoscitore profondo delle lingue e della storia dell'estremo Oriente; Ignazio Giorgi, storico, filologo ed erudito; Carlo Ferraris, uomo politico, economista e giurista eminente; Maffeo Pantaleoni, economista e sociologo che lascia fama imperitura di sommo maestro; Pietro Cardani, autore di pregevoli lavori in vari rami della fisica; il naturalista Carlo De Stefani, geniale illustratore della Geologia italiana; Luigi Pigorini, instauratore in Italia di una nuova scienza, la paleetnologia, ed al quale Roma deve il Museo Preistorico ed Etnografico; Giacomo Lumbroso, valoroso egittologo e inoltre storico dell'Italia medioevale e moderna: Aristide Stefani, apprezzatissimo per i suoi lavori sul cuore e sul sistema nervoso; Guglielmo Koerner, autore di classiche e fondamentali scoperte nella chimica organica; lo zoologo Carlo Emery, noto per le numerose sue ricerche sugli insetti e sui pesci; Guido Banti, illustre patologo fiorentino, scopritore di un morbo che porta il sue nome e del quale ha trovato la cura, acquistando fama di grande scienziato e di benefattore dell'umanità; Gaetano Gaglio, osservatore acuto ed infaticabile delle reazioni esercitate dai farmachi sugli organismi e delle sostanze che questi spontaneamente generano. L'ultimo a lasciarci fu Giovanni Battista Grassi, insigne indagatore dei più riposti segreti del mondo animale cui è dovuta universale gratitudine soprattutto per i suoi celebri studi sulle anopheles, la fillossera, i murenoidi. Con noi lo piangono gli umili abitatori delle campagne e delle paludi, infestate dalla malaria, i quali lo videro consacrare fin le estreme sue energie per proteggerli contro il morbo fatale.

Il cuore ci lagrima nel rievocare tanti nomi gloriosi di amici e colleghi scomparsi, ma nel ricordare anche con una sola parola l'opera di ciascuno, restiamo compresi di riconoscenza ed ammirazione verso la loro memoria.

Se questa lunga rievocazione di uomini insigni rivela maggiormente la nobiltà della nostra Accademia, essa ci induce anche a meditare sull'alto dovere che c'incombe di mantenere questo sodalizio e, per riflesso, l'intera vita scientifica italiana all'altezza dell'antica tradizione. Nel concetto originario, che risale ai suoi stessi fondatori, l'Accademia doveva riunire i più eletti fra quanti dedicavano intera la vita alla scienza, facendo di essa il loro apostolato. Le insigni pubblicazioni del periodo iniziale si ispirano effettivamente a tale concetto; ma, come abbiamo testé dimostrato, ad esso risponde ugualmente tutta l'attività scientifica italiana di questo primo quarto di secolo. Ho cercato darne un'idea menzionando alcune opere di fondamentale importanza pubblicate nel nostro paese. Ma un'altra ancora, pari per mole e valore alle massime degli ultimi tempi, deve essere ricordata: il Corpus Nummorum Italicorum, cui V. M. ha dedicato le sue amorevoli e dotte cure, acquistandosi giusta fama di insigne cultore degli studi storici. L'Accademia, allorché chiese a V.M. l'alto onore di accordarle il Suo patronato, intese di porre la M. V. al di sopra, ma non al di fuori, dell'Accademia stessa, che Vi considera anche nel campo scientifico come princeps nel più nobile significato della voce latina. Possano queste parole, che partono dal cuore degli scienziati italiani, tornar gradite all'animo della M. V. in questi giorni nei quali salgono a Lei tante voci riverenti da ogni parte d'Italia.

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