SCENA PRIMA.

Luciano sta modellando il ritratto di Donna Enrica che posa seduta di fronte a lui, in un ampio seggiolone. Durante il lavoro la loro conversazione continua.

Luciano.

Ma davvero, donna Enrica? Non posereste nuda davanti a me?

Enrica.

Siete matto?

Luciano.

Perchè? L'omaggio alla bellezza spoglia d'ogni velo non è una follia. Ma pensate a Frine!... Che donna! Che gesto!

Enrica.

Non credo di dover commuovere nessun giudice.

Luciano.

Questo è vero: la vostra bellezza mi commuove anche vestita. Ma potete star certa che sarei un giudice molto indulgente.

Enrica.

Mi illudo di non averne bisogno.

Luciano.

Anche questo è verissimo. Può sembrare orgoglioso, ma è verissimo. So perfettamente che non ne avete bisogno.

Enrica.

Come potete saperlo?

Luciano.

Nel modo più puro, donna Enrica! Io vi conosco tutta. Non c'è linea del vostro corpo che mi nasconda un mistero.

Toccando la statuetta.

Guardate: sotto le pieghe di questa veste morbida palpita la carne viva. Modellandovi ho sempre provata l'impressione di accarezzarvi tutta, e vorrei prolungare le nostre sedute come un raffinato prolungherebbe un piacere!

Enrica.

Ma quand'è che metterete giudizio?

Luciano.

Se la salute mi assiste, mai!

Enrica.

Eppure c'è chi parla della vostra trasformazione, della vostra conversione.

Luciano.

Smentitelo subito.

Enrica.

Ci tenete?

Luciano.

Ci tengo. Un uomo che mette giudizio mi ha sempre data l'impressione di qualche cosa che si va componendo in una bara. Perchè volete che passi le mie giornate a seguire il funerale di me stesso?

Enrica.

Povera Doretta!

Luciano.

La compiangete?

Enrica.

Non pretenderete che la invidii.

Luciano.

Non lo pretendo, perchè sono modesto, ma tra il compianto e l'invidia potreste gentilmente scegliere una via di mezzo.

Enrica.

La felicità non ha vie di mezzo.

Luciano.

È vero: la via di mezzo è quella della virtù. E alla virtù io non posso aspirare

indicandole la posa.

Alzate un pochino la testa, vi prego.... Così.... Grazie....

Riprende.

Tornando alla felicità, credete che da otto mesi io e Doretta viviamo una fraterna vita ideale appunto perchè limitiamo le nostre pretese, e limitandole sappiamo accontentarci.

Enrica.

Accontentarvi, per voi non deve costare un grande sforzo. Dove sono le vostre rinuncie? Con qualche piccola variante, ossia con qualche piccola apparenza, continuate la vita di prima!

Luciano.

Come? Se un momento fa accennavate alla mia conversione?

Enrica.

Lo accennano gli altri.

Sottolineando.

Quelli che non sanno.

Luciano.

Ah! Perchè voi sapete?

Enrica.

Può darsi.

Luciano.

Allora informatemi, ve ne supplico!

Enrica.

Ne avete proprio bisogno?

Luciano.

Ne avrei soltanto la curiosità.

Enrica.

Me ne date la conferma se colgo giusto?

Luciano

comico, tendendo la destra sulla statuetta.

Lo giuro sulla vostra testa di creta.

Enrica.

Si racconta che una donnina, dopo aver largamente contribuito a dar fondo ai vostri denari, si offrisse ad una vita di espiazione e di sacrificio, con voi....

Luciano.

Sarebbe stata una delicatissima offerta. Ma non ho ancora ricevuto di queste istanze sentimentali.

Enrica.

Probabilmente perchè voi, restaurate le vostre finanze, avete reso inutile il bel gesto romantico, richiamando ad allietarvi le ore di libertà questa piccola figura che aveva un sapore misto di Manon e di Margherita Gauthier....

Un breve silenzio.

È vero?

Luciano.

E con questo?

Enrica.

Lo ammettete?

Luciano.

Posso anche ammetterlo.

Enrica.

Ammiro il vostro coraggio, e sempre più compiango Doretta.

Luciano.

Accetto l'ammirazione, ma vi ripeto che Doretta non è da compiangere. Mia moglie è una donna troppo superiore per occuparsi di queste piccolezze!

Enrica.

Ah! L'egoismo degli uomini! Siete proprio straordinario! Perchè Doretta è una donna superiore la collocate in alto, bene in alto, unite all'ammirazione degli altri la vostra ammirazione, e balbettando umilmente «non ne son degno» correte per la vostra strada senza voltarvi. Se credete che questo possa fare la felicità di una donna, allora siamo perfettamente d'accordo: Doretta è una donna felice.

Luciano

smettendo di lavorare.

Mi spiegate perchè il problema della mia felicità coniugale vi preoccupa tanto?

Enrica.

Perchè voglio molto bene a Doretta e perchè mi dispiace che gli altri possano compassionarla.

Luciano.

Cominciate col non compassionarla voi, e poi fate come me: quello che pensano gli altri mi è perfettamente indifferente. Non ricordate che scatenamento di commenti ha provocato il mio matrimonio?

Enrica.

Commenti? No.... si compiangeva quella disgraziata che vi cadeva fra le braccia.

Luciano.

Siete molto gentile.

Enrica.

Non credevo di offendervi.

Luciano.

Non importa. Lo so. E so anche che si giudicava me come un volgare avventuriero che rovinatosi al gioco s'aggrappava disperatamente a una dote.... Non è vero?

Enrica

debolmente.

No.... questo no....

Luciano.

Ma sì! Perchè volete attenuare e nascondere una cosa che mi diverte?

Enrica.

Ah! vi diverte?

Luciano.

Certo. Se nessuno, allora, mi avesse disapprovato, avrei finito col trovare il mio gesto quasi convenzionale. Invece no. Ho pensato: la mia situazione può apparire equivoca? La giudicano tale? E sia! Imponiamola all'ira del mondo – cinquanta persone, tutto sommato – perchè il nostro mondo, donna Enrica, non è quasi mai di più e quasi sempre di meno.

Enrica.

Lo credete?

Luciano.

Ma v'assicuro che non sono di più quelli che affermano che tradite vostro marito.

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