SCENA SESTA.

Luciano e Candiani

quasi ad un tempo, con stupore.

Tu?...

Valentina?

Valentina

è rimasta ferma, nel fondo, rigida, impassibile.

Luciano.

Tu sei pazza, vero? Sei completamente impazzita!

Valentina tace.

Rispondi. Cosa t'è passato per la testa? Perchè ti sei fatta annunciare così?

Valentina.

Per essere sicura che mi ricevessi.... Ho detto a caso.... un nome che avevo sentito ripetere da te.

Luciano.

Vorrei sapere perchè sei venuta qui, qui, in casa mia, con il pericolo....

Valentina

subito.

No: nessun pericolo. Tua moglie è uscita; l'ho vista. So come devo comportarmi.

Luciano.

Ah! Sei convinta di comportarti benissimo!

Valentina.

Non la contamino mica la tua casa!... Lo so che è il santuario, questo!... Me ne hai tanto parlato!... Sono mesi che non fai che parlarmene! Adesso sono venuta. Adesso vedo. Adesso respiro questa tua pace, e trovo il coraggio.... quel coraggio che forse, diversamente, mi sarebbe mancato.

Candiani.

Scusate, figlioli.... Io me ne vado.

Valentina.

No. Ho piacere che ci siate. Nessuno meglio di voi può giudicare!

Luciano.

Senti, cara. Io non so ancora quello che tu voglia dirmi. Ma devono essere cose bene importanti se ti sei decisa a fare questo colpo di testa di tua iniziativa.

Valentina.

È evidente.

Luciano.

Ora siccome so che tutte le cose fatte di tua iniziativa sono state dei veri disastri, io aspetto tranquillamente il disastro che, senza dubbio, farai piombare sul mio capo!

Valentina.

Non aver paura. Non si riversano mai sulla tua testa i disastri. Hai sempre trovato tutto facile, tutto bello, tu! Hai sempre avute intorno persone pronte a sacrificarsi per te senza che nemmeno ti degnassi di accorgertene.

Luciano.

Tu, per esempio?

Valentina.

Io, sì, anche! Potevi fare di me quello che volevi. Lo hai fatto. Ero diventata senza più volontà, la cosa tua, lo strumento del tuo capriccio. Mi abbandonavo senza energia, senza riflessione.... Mi dicevi: Valentina, domani si parte. E io correvo, felice, a preparare i bagagli, senza chiederti nè dove si andava, nè quando si arrivava, nè quanto si stava.... Andavo, andavo.... Poi un giorno mi dicevi ancora: Valentina, si torna.... E io via, a rifare i bauli, pronta se volevi a ripartire all'indomani....

Luciano.

Son tutti nei bauli e nei viaggi, i tuoi sacrifici?

Valentina.

Lasciami finire.

Candiani.

Non interromperla!

Valentina.

Quella famosa notte mi hai detto: «Valentina, sono rovinato. Vai dalla zia.» Lo ricordate, Candiani?... Ero rassegnata. Non ho protestato, non ho detto una parola.... e mi moriva l'anima. Perchè non mi hai lasciata là?... Perchè hai voluto ancora occuparti di me?

Luciano.

Ma se non sognavi che di tornare? Se al primo richiamo sei volata?

Valentina.

Potevo prevedere quello che m'aspettava?

Luciano.

Te l'avevo pur detto, chiaro, netto, preciso.

Valentina.

Lo so.... Ma allora pensavo: è un matrimonio di interesse. Lo ha fatto per salvarsi. Io non ci perdo niente. Sono volata. È vero. Credevo che fosse come prima....

Con accorato rimpianto.

Non lo era più!

Luciano.

Era molto meglio: niente viaggi, niente bagagli, niente sorprese. Potevi restare tranquillamente in casa....

Valentina.

Troppo ci sono rimasta. La solitudine è stata una rovina.... aspettarti mi pareva così lungo, e saperti qui m'era così penoso. Allora ho cominciato a riflettere....

Luciano.

Vedi? Cosa ti ho sempre detto, io?... Non riflettere, Valentina....

Valentina.

E riflettendo ho capito qual'era la nostra situazione.... Io non avevo più nessun diritto; era giusto....

Luciano.

Ma quando mai ne hai avuti dei diritti su di me? E chi ne ha?

Volgendosi a Candiani.

Dillo tu. Forse che la mia libertà è presa?

Candiani.

Questo no.

Luciano.

Forse che mia moglie se ne è mai occupata? Ha mai cercato di allontanarmi? Ne ha mai parlato?

Candiani.

Ha troppo buonsenso, sua moglie!

Valentina

con uno scatto.

Vi prego di non nominarmi sua moglie!

Luciano.

Ah! Questa è bellissima! Ti offende?

Valentina.

Non mi offende; mi umilia!... Me ne hai troppo parlato! Non dovevi! Non dovevi! Credi che non ne soffrissi, io? Tacevo, ti lasciavo dire, ma quando te ne andavi, la mia povera testa lavorava, ti seguivo, ti vedevo tornar qui, in casa tua.... E mi torturavo, sì, mi torturavo perchè ero gelosa, perchè sentivo che non potevo lottare!...

Candiani.

Ma no, Valentina.... Calmatevi....

Luciano.

Domando io se si può dare un assurdo più assurdo! Tu gelosa di mia moglie!

Valentina.

Giudichi tutti come te, aridi, egoisti? Ti sbagli. Non ammetti che si possa anche voler bene, tu? È ridicolo, lo so. È ridicolo. Ma io ti volevo bene. Hai capito?... E adesso, basta. Non voglio più essere considerata come un oggetto di lusso. Non voglio!... Non voglio!...

Luciano.

Ma se lo sai che i rapporti con mia moglie non possono turbarti!

Valentina.

Lo dici. Forse lo pensi. Ma non è vero! Credi di essere ancora quello che ho conosciuto? No, caro. Non illuderti. La tua libertà, la tua spensieratezza non esistono più!

Luciano.

Storie!

Valentina.

Verità!... C'è l'apparenza, ancora! Ma io vedo ben lontano, e bene in fondo, sai! Sei preso, caro!... Sei preso!

Luciano

vivamente.

Sei pazza! Quando corro da te mi pare di correre incontro a qualche cosa di nuovo, di diverso, di necessario. Esco dal mio stato di calma per entrare nello stato di follia.... nel tuo stato. In casa mia il rifugio tranquillo, da te la gioia movimentata!... Non ti amo. – Può darsi. Ma mi piaci. E deve bastarti. Ad ogni modo basta a me, e siccome mi basta....

Ma in questo momento la pendola batte le ore. Cinque tocchi. Luciano s'arresta. Conta mentalmente. Si ricompone, e con tono calmissimo.

Ecco.... Siccome mi basta, tu adesso continuerai il tuo sfogo con Candiani. Gli dirai quello che vuoi, quello che pretendi. Candiani mi riferirà e ti darà intanto dei buoni consigli com'è sua abitudine. Io sono aspettato, e non posso tardare. Dunque sii calma. Ti perdono la visita, compatisco i tuoi nervi, e a rivederci stasera.

Esce rapidamente dal fondo.

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