SCENA IX.

Alberto, poi Elena

(La scena resta per un momento vuota. Alberto entra cautamente da destra e s’avanza in punta di piedi. Ma non è ancora arrivato a metà della sala che Elena, entrata da sinistra senza farsi sentire, accende ad un tratto una luce).

Elena — Chi va là?

Alberto — (intontito, immobile) Amici.

Elena — Lei?

Alberto — (c. s.) Già... sono io...

Elena — Che vuol dire?

Alberto — Io? Niente. Non dormivo. Quando prendo il tè non dormo.

Elena — Se l’ha rifiutato anche stasera?

Alberto — Precisamente. L’ho rifiutato perchè so benissimo che se lo prendo non dormo. Infatti, appena a letto, ho detto subito: qui non si dorme....

Elena — A letto? Ma se non s’è nemmeno spogliato?

Alberto — Si capisce! Voleva che m’incontrassi con lei... svestito?

Elena — Come poteva immaginare d’incontrarmi?

Alberto — Presentimento. Scusi: lei non pensa qualche volta: sento che mi succede questo, e poi le succede? Anche a me. Prima penso e poi... mi succede.

Elena — Lei ha tutta l’aria di infilarmi un mucchio di menzogne.

Alberto — Appunto: perchè se no dovrei dirle la verità.

Elena — E la verità sarebbe?

Alberto — (premendosi la testa con le mani). Un momento. Mi lasci riflettere. Abbia pietà. Il suo interrogatorio rapido, serrato, incalzante, mi ha fatto perdere la testa.

Elena — Deve perderla facilmente la testa, lei!

Alberto — Meno spesso di quanto sembri.

Elena — Però, molto spesso, sembra.

Alberto — Come può dirlo?

Elena — Eh!... mi pare.

Alberto — Perchè?... Perchè mi ha trovato qui?... Non è una buona ragione. Allora anch’io dovrei pensare che lei... che pure ho trovata qui....

Elena — Che dice?

Alberto — No, scusi... Ho il cervello sconvolto.

Elena — Meno male: cerchi di rimettersi: non parli.

Alberto — Se lei mi interroga!

Elena — Non lo farò più; segga.

Alberto — A quest’ora?

Elena — Capirà... Dal momento che è qui, anzi che siamo qui... (altro tono) Vuol rispondere francamente a una mia domanda?

Alberto — (con terrore) Ancora?

Elena — L’ultima. E non mi pare imbarazzante. Io ho l’impressione che il mio incontro la disturbi. Che ne dice?

Alberto — Disturbarmi?... Le pare?.... È anzi un piacere... non dormivo.

Elena — Nemmeno io. Ero scesa appunto per prendere un po’ d’aria. Per far due passi in giardino. Si soffoca.... Mentre invece, una bella passeggiata al chiaro di luna...

Alberto — È poetica, lo so. Ma non c’è. Manca la luna. Non vede? Minaccia temporale.

Elena — Allora non c’è altro che restar qui. È compromettente, lo capisco, ma può darsi che chiacchierando con lei mi venga sonno (con esagerato languore) Parli! Parli! Mi culli con le sue parole. Non c’è niente che concilî il riposo come sentir parlare. È come una musica lontana e un poco monotona. Del Brahms suonano dalla camera vicina. Conosce Brahms?

Alberto — No, signora.

Elena — Non importa. Venga vicino a me. Mi narri qualche cosa di piacevole e di inconcludente.

Alberto — Di piacevole e inconcludente?... Non saprei!

Elena — Le sue avventure, per esempio.

Alberto — Capisco: sarebbero piacevoli per me e inconcludenti per lei, ma c’è un guajo: non ne ho.

Elena — Bugiardo!... Chi sa quante!... chi sa quante!... Un uomo come lei!....

Alberto — È quello che penso anch’io: dovrei averne tante, e non ne ho. E sa perchè? Perchè sono un timido...

Elena — (ridendo) Lei?

Alberto — È così: ho paura. Se una donna m’interessa cerco di evitarla, perchè ho paura che m’interessi.

Elena — Di modo che io per esempio, non la interesserei!

Alberto — Come può dirlo?

Elena — Dal momento che non cerca di evitarmi...

Alberto — Ma lei... lei è un’altra cosa: lei non è una donna... è una camerata, un anfitrione delizioso, una buona, una squisita amica, con la quale scappare o restare fa lo stesso. Chi di noi ha mai osato, chi oserebbe mai di farle la corte?

Elena — E perchè?

Alberto — Perchè sarebbe tempo perso!

Elena — Come può dirlo lei?... Provi.

Alberto — (alzandosi e indietreggiando istintivamente) Signora!

Elena — (ridendo) Scappa già?... No, non abbia paura! (un breve silenzio) So bene che andarsene è quello che desidera, ma vorrei che la sua sincerità con me fosse intera, completa. Lei avrebbe dovuto dirmi francamente fin da principio: amica mia, non sono disceso affatto per passeggiare, non desideravo affatto d’incontrarla, avrei preferito che tutti se ne dormissero francamente. Tutti, tranne uno... Non è così? Risponda.

Alberto — (tace).

Elena — Vede? Vede che non mi ero ingannata? Quella benedetta figliuola stava per commettere una enorme pazzia... Già, intanto, perdersi con lei è una grande pazzia.

Alberto — (timidamente) Scusi... non mi pare.

Elena — Pare a me. (alzandosi, aspramente) Vada! Vada! Non voglio trattenerla di più.

Alberto — Lei è troppo buona... (si avvia timidamente, quasi preso da un istintivo senso di pudore verso la porta a sinistra. Elena torna a sedere, voltandogli le spalle. – Quando Alberto è sulla porta, dice a mezza voce:) Buona notte, signora. E grazie.

Elena — (con uno scatto, balzando in piedi) Dove va? (fuori incomincia il temporale).

Alberto — Non me ne ha dato lei stessa il permesso?

Elena — Da lei? Questo passa ogni limite!

Alberto — (tornando sui suoi passi) Io credevo...

Elena — Che cosa credeva? Che cosa?... Ma sa che è uno sfrontato? E se ne andava, così, tranquillamente, come se si trattasse della cosa più naturale del mondo.....

Alberto — (improvviso, risoluto) Senta, signora: io sono costretto a dirle che non ci capisco più niente. Non so che sia... Il tempo, forse... lei... quell’altra... non so... non so... so soltanto che ho la testa in fiamme e un sibilo nelle orecchie. So che ho l’impressione... (pausa) Ebbene, sì. Devo dirle qual’è la mia impressione?

Elena — Qual’è?

Alberto — Che il nostro incontro non sia voluto dal caso.

Elena — E poi?

Alberto — Che lei sapesse tutto.

Elena — E poi?

Alberto — Che volesse impedirmi quello che stavo per fare.

Elena — E poi?

Alberto — Basta. Prima mi risponda. È vero?

Elena — (vivamente) Sì.

Alberto — (turbato) E perchè?

Elena — (scrutandolo) Non può immaginarlo?

Alberto — Posso fare tre ipotesi: o l’inutile difesa di una amica... e non credo necessario che lei spinga fino a tal punto l’amicizia... O il capriccio e il desiderio di ridere del mio imbarazzo... e non mi pare che la burla l’abbia molto divertita... O infine.... mi permette di dirlo?... Sì?... E allora dovrei ammettere una inesplicabile e misteriosa gelosia... Scelga!

Elena — (audacemente) È così!

Alberto — (con un grido di gioia) Elena!.... (riprendendosi subito) Signora Elena...

Elena — (sempre giocando sull’effetto delle sue parole e dei suoi atteggiamenti) Taccia!... Non dica niente.... È una follia, lo so... Eppure, da quando parlavate, stasera, ho avuto la tentazione di gettarmi fra voi due, di dividervi, di strapparvi l’uno all’altra!...

Alberto — Doveva farlo! doveva farlo!...

Elena — Ma crede lei veramente che si possa rinunciare a tutto, a ventisei anni?...

Alberto — No, non è possibile. Non si può, non si può...

Elena — (continuando) Ridere, distrarsi, parlare, circondarsi di amici non basta. Arriva il momento in cui quello che si credeva morto per sempre dentro di noi, si risveglia con una violenza più forte di qualunque volontà! È un attimo. Ma una vita intera, un intero avvenire dipendono da quest’attimo... Oh! capisco!... Lei non può sentire quello che io provo...

Alberto — Sento quello che provo io, signora. E mi par di sognare!...

Elena — Lei era qui per un’altra...

Alberto — (sùbito) Non me ne parli! Non me ne parli... Quello era un capriccio, una follia, l’ha detto lei stessa, poco fa: follia! follia!... Ma lei, lei, signora... Ah! se sapesse!... Se potessi dirle tutto quanto di curioso, di strano, di incredibile si agita dentro di me!...

Elena — Non parli!... Non cerchi di giustificare la mia debolezza. Basterebbe questo a perderci.

Alberto — No! Non a perderci! A salvarci!

Elena — (improvvisamente) Zitto!... Qualcuno!

(Elena ed Alberto restano immobili in silenzio in ascolto)

Alberto — (turbato) Chi può essere?

Elena — (rapida, sottovoce) Non so!... Ma vada!... vada!

Alberto — Come? Adesso? Sul più bello?... È impossibile!... Vi aspetto!...

Elena — (c. s.) Vada!... Presto!

(Alberto corre rapido verso la sala da pranzo e resta nascosto dietro le cortine. Quasi contemporaneamente Adriana entra. Vedendo Elena, s’arresta sconvolta).

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