SCENA VIII.

PaoloCarmine

Paolo — (lentamente le si avvicina. La guarda) Ho fatto di tutto per evitarlo, Carmine... Ma lo prevedevo. Stavo spiando di lontano per aspettare che se ne andasse... Infatti: è andato. Oggi hai fatto bene a non trattenerlo. Domani sarà lui che ritorna e ti domanda perdono... Perchè, se ha buon senso, capirà da solo quello che io, con tutta la mia eloquenza, non sono riuscito a fargli capire.

Carmine — Sono così umiliata... addolorata... (china la testa in uno scoramento muto ma intenso).

Paolo — Ma no! Nessuna umiliazione... e sopra tutto nessun dolore... Niente è accaduto di irreparabile... Gli impulsi, anche quando sono cattivi... anzi quanto più sono cattivi, subiscono immediatamente la loro reazione. Oggi Roberto è stato cattivo... prima con me, poi, a quanto vedo, con te... Piccole nubi che passano: serenità che torna a risplendere... Dunque, niente angoscia. Ti concedo, tutt’al più, un po’ di amarezza, perchè questa la sento anch’io. Anzi, io sento anche un rimorso... e spero che non vorrai aggravarlo col tuo dolore.

Carmine — No... non sono addolorata per quello che è accaduto... signor Paolo. Sono addolorata perchè ho sentito qualche cosa cadermi dall’anima... ed è stato lui che l’ha fatta cadere... È stato il suo urto... Ho vista così intera la sua piccolezza!... Se sapesse com’è triste, per chi ama!...

Paolo — Sarebbe triste se fosse vero... Ma non è vero... Non può l’urto di un momento farti apparire improvvisamente diversa la persona che ami... Egli ha visto intorno a te non so quali ombre e s’è acciecato, annaspando con le mani e gridando per farsi sentire... E non s’è accorto che tu gli eri vicina e le ombre lontane. E che non era necessario gridare... ma bastava parlar piano, piano, e con molta dolcezza.

Carmine — E lei che lo giustifica... e lei che lo scusa!... No! Non voglio!...

Paolo — E perchè?

Carmine — Perchè questo mi fa ancora più male!

Paolo — (sorridendo, dolcemente) E allora non giustifichiamolo più: se può farti bene, accusiamolo insieme. Cerchiamone insieme i difetti... Vuoi?... Primo difetto: è troppo innamorato...

Carmine — (con spasimo) Non lo difenda!... Non lo difenda! Ma non capisce che mi fa male così, perchè vedo Roberto immiserirsi sempre di più al suo confronto? E doveva capirlo lui pure! E doveva tacere!

Paolo — Senti: puoi dirmi per ridere, com’hai detto dianzi, che sono l’uomo perfetto per quelle piccole persone che mi guardano da lontano... Ma tu, che mi sei così vicina, puoi contar le mie rughe ad una ad una... E questa è la mia grande inferiorità, Carmine! Perchè se io avessi i suoi vent’anni, oh! allora sì... allora sì, avrebbe ragione di spaventarsi! (ma, subito, riprendendosi, con altro tono) E adesso bisogna andare... è quasi sera... Se papà ti cerca, devi apparirgli, come sempre, sorridente!... È una delle tue grazie migliori questa tua allegrezza continua!... E quel ragazzaccio ha voluto pigliarsi il divertimento di guastarla!... Su... su... da brava... non pensiamoci più... Andiamo!

Carmine — (stancamente) Mi lasci ancòra qui!

Paolo — Vuoi restar sola?

Carmine — Non vada via... Ho tanto bisogno di sfogarmi... Se potessi piangere passerebbe tutto! Ma non posso... non voglio piangere per lui! (con voce di pianto) Non lo merita!

Paolo — Guarda: gli neghi le tue lagrime, e piangi! No... non avere vergogna! Non si piange mai per gli altri: si piange sempre per noi stessi! (trae un fazzoletto e le asciuga gli occhi) Lascia che ne raccolga qualcuna... Ora ne facciamo l’analisi... (considerando il fazzoletto) Eh! altro! Sono lagrime dolci ed inutili... E allora, cara mia, non si sbaglia: son lacrime d’amore!

Carmine — No! Sono lagrime di umiliazione! Sono umiliata per me e per lui!

Paolo — Ma non dirlo più!

Carmine — Oh! non è soltanto per quello che è accaduto ora, sa! Sono giorni che nascondo una mia sofferenza acuta, senza trovarne il rimedio.

Paolo — Ma quale sofferenza vuoi nascondere, Carmine, tu che sei la gioja!

Carmine — Non si possono fare confronti, ha detto.

Paolo — Non si devono fare!

Carmine — Ma ne ho colpa io se, anche non volendo, questi confronti mi vengono istintivi? Vedo continuamente davanti a me due persone così dissimili, anche solo nella forma, nella parola, nel gesto... Ogni più piccola sfumatura mi richiama a un paragone... Non s’offenda se dico... sento che non faccio male a dirlo... Capisco bene che lei non può essere lusingato nè da questa comunanza, nè da questa disparità! Lei è così superiore! Lei, è un’altra cosa... ma non pensi, come io non penso in questo momento, alla sua fama, alla sua gloria, al suo ingegno, al suo nome... No, no... Tutto questo non conta! È la bontà.... è la dolcezza... è quell’indulgenza serena che le fa trovare tutto bello, tutto nuovo, tutto fresco! Che, anche ora, le fa perdonare una cattiveria e un’ingiustizia! E speravo... le confesso... speravo... Chissà, mi dicevo, che anche Roberto non veda quello che vedo io! Chissà che non cerchi d’imparare... d’affinarsi... di plasmarsi.... Invece no... dovevo sopportare silenzi, diffidenze, ostilità... E allora questa disuguaglianza mi è apparsa sempre più enorme.... Lei era il respiro largo, vicino alla soffocazione di un incubo... La vita che passa sulle debolezze e le miserie.... E m’apparve tutta, con uno spasimo intenso, quella che sarà la vita mia: piccola, monotona, oscura... oggi come domani, domani come ieri, in una continua rinuncia a ogni sogno... tutta d’un colore, grigia come una rassegnazione!

Paolo — (con un grande turbamento) E vorresti?

Carmine — Non so bene... non lo so... Quello che vorrei è in me così confuso... tormentoso... inafferrabile! È un tumulto che non ha tregua e che non ho provato mai! È un turbine di pensieri che rende insonni le mie notti! È una specie di febbre che mi sovrappone fatto a fatto, parola a parola, persona a persona... È la sua immagine confusa con quella dell’altro... e poi l’una si ingigantisce...e l’altra è svanita... Non la vedo più... E io non ho più pace! Non ho più pace! Non ho più pace! (e scoppia in pianto)

Paolo — Ah! Creatura mia... quanto male t’ho fatto, senza saperlo!

Carmine — Non è vero... perchè questo mio spasimo è dolce!

Paolo — (con voce che trema) Carmine!...

Carmine — .... E adesso vada... adesso vada... perchè ho paura di me....

Paolo — Carmine!

Carmine — (senza voce) Abbia pietà!

Paolo — (avvicinandosi a lei) Tu, veramente, hai desiderato che egli mi assomigliasse?

Carmine — (c. s.) Sì...

Paolo — Senti che l’ameresti di più?

Carmine — Sentirei quello che provo ora... lo smarrimento di tutta me stessa!...

Paolo — Non vorresti, vero?

Carmine — Non lo so... non lo so...

Paolo — Non sai più se sia male o sia bene!...

Carmine — No... non so più...

Paolo — (sollevando fra le sue mani il volto pallido di Carmine) Guardami, Carmine... nemmeno io lo so più...

Carmine — (ad occhi chiusi, senza voce) Abbia pietà.

Paolo — So che sei bella...

Carmine (c. s.) No.. No...

Paolo — ...bella come la giovinezza...

Carmine — No...

Paolo — ....e che quest’attimo si convertirà in dolore!...

Carmine — (con mi brivido gioioso, perdutamente) Che importa!

Paolo — Hai ragione.... che importa! (e accompagna le parole accostando la sua bocca alla bocca di Carmine, avidamente)

Carmine — (ha un piccolo grido soffocato e fugge rapidissima)

(Silenzio)

(È discesa la sera. Il giardino non è che ombra).

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