SCENA VII.

Carmine – Roberto

Carmine — (che ha ascoltato e guardato con grande turbamento, ora, con sommessa ansia, interroga) Roberto?... che hai?... Che è accaduto? Perchè così? Perchè se n’è andato? Che hai potuto fare?... Che hai potuto dirgli?

Roberto — (lento, freddo) Da un mese m’impongo di non parlare... Credevo che tu sapessi capirmi. Ma, anche oggi, arrivo e ti trovo qui, appartata con lui.... (e come Carmine lo fissa fieramente) È inutile che tu mi guardi sbalordita! Questa intimità non la capisco, o la capisco troppo! E ne sono offeso, non soltanto per me, ma perchè può dar appiglio agli altri. La gente... questa gente, lo sai bene, non chiede di meglio! Infatti, appena giunto alla fattoria, mi son sentito dire: «Cerca Carmine? È laggiù col sig. Paolo!» Anche tuo padre me l’ha detto. Ma tuo padre è accecato: non vede che lui! Gli altri, vedono anche te. Hai capito?

Carmine — (non batte ciglio. Rigida, pallida, immobile, tace).

Roberto — Ti ho chiesto se hai capito.

Carmine — Sì.

Roberto — E allora perchè non rispondi?

Carmine — Non devo rispondere: ho da domandare.

Roberto — Tu, hai da domandare?

Carmine — Sì. Voglio sapere che cosa gli hai detto!

Roberto — Ma questo non ti interessa!

Carmine — Mi interessa soltanto questo!... Tu sei preoccupato per quello che di me possono dire o pensare gli altri.... Io, per quello che egli può pensare di te.

Roberto — E per quello che io posso pensare di te e di lui, no?

Carmine — (con agitazione) Di me e di lui? Ma Roberto...

Roberto — (continuando) E nemmeno di quello che io posso soffrire, ti importa?

Carmine — Roberto...

Roberto — (crescendo) E nemmeno di quello che io posso decidere? Perchè, sai, è arrivato il momento di decidere! E la mia decisione è già presa!

Carmine — La tua decisione?

Roberto — Sì! E te la dico: a cominciare da questa sera, non sarò con voi! Troverai tu – se credi – il modo di giustificare la mia assenza con tuo padre e con gli altri. Ma non ce ne sarà bisogno, perchè nessuno se ne accorgerà!

Carmine — Ma tu sei pazzo... vero?... sei pazzo!... È spaventoso quello che dici!... è spaventoso quello che fai... Per non saper dominare un’avversione che covavi già prima che egli arrivasse; che non aveva ragione d’essere allora come adesso, tu vuoi compromettere me... te... lui... tutti!

Roberto — Ma tutti ne saranno felici!

Carmine — (febbrilmente) No... Roberto... Pensaci... Ragioniamone con calma, se vuoi... Non lasciarti abbagliare a tal punto!... Non rovinare la mia serenità e quella della mia casa con un gesto così inopportuno e dannoso! Non aggravare le cose!

Roberto — Se le cose non si aggravano, difficilmente si risolvono. Da domani resterò in città! Tornerò quando la casa sia sbarazzata! Quando avrete ripreso tutti quell’equilibrio che la sua presenza vi ha fatto mancare!

Carmine — No! No!

Roberto — Allora soltanto mi sentirò veramente il tuo fidanzato, perchè mi riconoscerai giusti quei diritti che adesso ti è così grave riconoscermi! Addio!... (ed esce rapido).

Carmine — (angosciosamente, quasi senza più forza) No... perchè?... perchè?... (fa qualche passo verso là da dove Roberto è uscito. Con voce che le manca, chiama:) Roberto!?... Roberto!?... (nessuno risponde. Lentamente risale) E adesso?... e adesso?... (ma, ecco, a poco a poco, quasi per un’improvvisa reazione, la sua angoscia, il suo smarrimento, cessano. Una ferma volontà subentra nella sua anima) Come si può essere così?... (ed è in questa frase tutta una malinconia, tutta una delusione che, quasi, non le fa più sentire la sofferenza e il rimpianto. Si lascia scivolare su una sedia. Si passa sul volto le mani tremanti. E rimane, per un momento, così, assente).

(Da destra appare Paolo Varchi).

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