SCENA V.

PaoloCarmine

(Breve silenzio. Paolo si avvicina a Carmine, lentamente; Carmine non osa quasi guardarlo, tutta ripresa com’è da un suo dolore).

Paolo — (con molta dolcezza) Ti ricordi, Carmine, quella mattina che sono entrato qui per la prima volta? Chi è? – hai chiesto, tutta sorpresa... Ti ho risposto che era un ospite importuno che spezzava, senza volerlo, la trama di una melodia... Com’era vero! L’ospite importuno se ne va, ed ecco che la melodia riprende.

Carmine — (quasi senza voce) C’è qualcuno... di là... che l’aspetta.

Paolo — Lo so.

Carmine — (guardandolo, sorpresa) Lo sa?

Paolo — L’ho già vista... Sapevo che sarebbe venuta.

Carmine — (affranta) E perchè... allora...?

Paolo — L’ho desiderato io... L’ho voluto io. – Non stupirtene, Carmine... non addolorartene... Non c’era che un mezzo per farti aprire gli occhi sul nostro errore: questo. E se la tua piccola anima può essere ancòra ferita, vorrei, ora, che su quella ferita piovessero le mie parole come gocce di balsamo.

Carmine — (lentamente, dolorosamente) Lei non ha che una preoccupazione: cancellare. Io ne ho un’altra: conservare. Preferisco soffrire di questo ricordo piuttosto che sperderlo! Vede, dunque, che le sue parole diventano inutili... Anche prima che da quella porta mi apparisse d’improvviso la realtà, io avevo sentito che la mia illusione non era che un lampo... perchè sùbito dopo son ripiombata nel buio... E infatti, in tutti questi giorni, non le ho più parlato... non ho quasi osato più di avvicinarmi a lei... perchè prevedevo... ed avevo paura... Lei ha voluto di più... ha voluto darmi anche quest’ultimo colpo.

Paolo — Carmine...

Carmine — (interrompendolo con un lieve gesto) No... no... è bene, forse... è bene.... Ma non pretenda troppo, non pretenda di avere cancellato, così, anche il mio dolore... Questo no... Passerà... Sì, lo so... lo spero... lo voglio... Passerà... ma adesso ho l’impressione di un vuoto immenso... di un immenso crollo... e capisco una cosa sola... che dovevo accogliere Roberto perchè quella è la mia strada.... la piccola strada che mi era segnata.

Paolo — Capisci la cosa più importante. Carmine.

Carmine — (con impeto doloroso) E perchè, allora?... Perchè?... Che male le avevo fatto, per darmi tanto male?

Paolo — Hai ragione... Ed è per questo che ti domando perdono... perchè non vorrei, ora, o domani, o poi, quando non sia più qui, apparirti come un volgare uomo che avesse tentato di carpire un attimo di te stessa... No, Carmine, no... Io pure, credi, sono caduto nell’errore... io stesso sono stato travolto... Guarda... Ancòra quel giorno mi stupivo che Roberto non mi riconoscesse giusto un diritto che mi pareva tanto giustificabile: quello di essere vicino a voi due... E mi accanivo quanto più lui si ostinava a negarmelo, sentendomi forte di una superiorità che poteva farmi accostare senza pericolo alla purezza. No... Illusione!... Illusione!... Nel vero era lui, perchè era nell’umano! Quella che avevo giudicata la piccola paura di un geloso, non era che la grande, la giusta paura di un innamorato!

Carmine — Roberto non doveva mettersi contro di lei con quella violenza!...

Paolo — Ecco, forse, la sola cosa che mi può giustificare... Perchè fu attraverso la sua violenza che io mi sono sentito riprendere dal mio istinto del male!... Ho tentato l’impossibile per vincermi... Ho difeso prima me di fronte a lui, ho difeso, più tardi, lui di fronte a te... Ma quando ti dicevo le più buone parole di indulgenza e di perdono, e sentivo la tua fresca giovinezza tremarmi vicino, qualcosa di cattivo mi spingeva a distruggere, non per altro che per vendicarmi... per dimostrare a me stesso, a lui, a tutti, che bastava un mio gesto a cambiar faccia alle cose! Hai avuto il mio bacio... Ma ora sai che quel bacio veniva dal male per farti del male: bisogna che sia cancellato!

Carmine — (con ferma tristezza) Non abbia più dubbi... È già cancellato!

Paolo — Deve esserlo!... Perchè nemmeno il tuo impulso era sincero... (e rispondendo a un movimento di lei) No, Carmine, non era sincero... Veniva dalla tua reazione!... Io vedevo non riconosciuta la tua purezza... tu vedevi non riconosciuta la bontà del mio affetto, e abbiamo sentito il bisogno di dircelo in una stretta di spasimo, senza capire che per ribellarci ci perdevamo... L’ho sentito immediatamente!... Immediatamente mi sono ripreso. E poichè le mie parole non sarebbero bastate, per evitare ogni altro pericolo, per mettere fra noi due l’impossibile, ho voluto, brutalmente, crudelmente che ti apparisse la mia vita qual’è. (avvicinandosi a lei con commossa tenerezza) Lo so, ora non puoi capirmi del tutto.. ora non mi puoi perdonare... In fondo all’anima tua, ti pare ancòra di perdere qualche cosa, e non t’accorgi che sono io che perdo tutto, perchè ritorno ad un mondo che soffoca il sentimento come una colpa.... Io che credevo di poter rivivere, qui, dove tutto è semplice e schietto, ho subita l’atrocità del mio destino, che mi condanna a falsare o a distruggere tutto quello che tocco... Ma non potevo rovinar te, Carmine... la cosa più bella che mi sia passata vicino!...

Carmine — (a fior di labbro) Che malinconia...

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