Atto primo

Una stanza che s'apre con una grande finestra nel fondo su di un terrazzo tutto verde e tutto fiori.

Laggiù – quando la finestra s'aprirà – i tetti, i comignoli, i campanili della città provinciale, arrossati dal tramonto.

All'inizio dell'atto le imposte sono semiaperte, i vetri spalancati.

A sinistra è una porta in comunicazione col piccolo appartamento.

A destra la porta d'ingresso.

Pochi mobili vecchi, ma disposti con gustosa semplicità.

A sinistra, verso il centro della scena, è un tavolo sul quale sono sparsi alcuni giornali di moda.

Quando si schiude il velario, Isa sta provando un abitino da sera succinto e scollato, molto scollato, fra un disordine di vesti sparse e ammucchiate alla rinfusa sulle sedie e sul divano. Rosa, la sarta, le è d'attorno a puntar spilli, a segnare le modificazioni che via via Isa le verrà suggerendo mentre si esamina, con un piccolo specchio a mano, contro uno specchio grande che è appeso alla parete di sinistra. Zia Concetta s'aggira lentamente per la stanza, tutta chiusa in una sua preoccupazione che le impedisce persino il controllo dei suoi movimenti.

Isa.

Non ci si vede più!... Zia, per piacere, vuoi aprire?

Concetta si dirige al balcone e automaticamente invece di aprire le imposte chiude i vetri.

Ma no, cara! Perchè chiudi i vetri?

Concetta.

Ah! già!

E spalanca le imposte.

Isa.

Oh! brava!

A bassa voce a Rosa.

Vede? Che cosa le dicevo? Ha persa completamente la testa, poverina!

Concetta riprende a girare mettendo mano qua e là.

Rosa.

La scollatura?

Isa.

Davanti mi par bene. Ma sulla schiena direi d'andare un pochino più giù.

Rosa.

Più giù?

Isa.

Quest'anno, a Parigi, si scende una spanna sotto la cintura!

Rosa

con pudore.

Dio di misericordia!

Isa.

Zia?

Concetta si ferma.

Ecco: brava. Se tu smettessi di girare?

Rosa.

Due dita?

Isa.

Facciamo tre.

Rosa.

Con tre arriviamo in cintura.

Isa.

E là ci fermiamo!

Rosa.

Direi anch'io!

Isa.

Non crede, Rosa, che sarebbe meglio un pochino accorciare?

Rosa.

Ancòra?!

Isa.

Tre quattro centimetri. Non più.

Rosa.

Fino al polpaccio?

Isa.

Un po' più su.... Ecco.... così....

E indica.

Rosa.

Ma vanno proprio così nude le donne a Parigi?

Isa.

Guardi là gli ultimi figurini che m'ha portato Mario....

Un colpo secco di un vaso che sfugge di mano a zia Concetta, la fa sobbalzare.

Diavolo! Zia! Che cosa fai?

Concetta.

Stavo pulendo....

Isa.

No. Stavi rompendo. S'è rotto?

Concetta.

No.

Isa.

Se tu m'ascoltassi! Se ti sedessi un momento! Non per me, sai, che, dopo tutto, questa è casa tua, roba tua, e puoi rompere quello che vuoi.... Ma sarebbe più utile e meno disastroso che guardassi anche tu e mi dicessi la tua opinione.

Concetta.

Già! Perchè la mia opinione è ascoltata!

Isa

battendo il piedino e le sillabe con impazienza.

Zia! zia!...

Rosa

per conciliare.

Eh! capisco! La signora Concetta trova, come me del resto, che la moda, oggi, è un pochino, direi quasi azzardata....

Isa.

Ma la moda è la moda! Oggi corto, domani lungo; oggi largo, domani stretto.... Come risultato, poi, è la stessa cosa che gira, rigira, e torna a girare.... Mi segni la lunghezza cogli spilli....

Continuando.

Ha letto la pastorale del cardinal Rondàri?

Rosa.

No.

Isa.

Per il futuro, l'inferno. Per il presente proibizione alle donne di entrare in chiesa.... spogliate così.... che è uno scandalo.

Concetta.

Benissimo!

Isa.

Niente affatto! Perchè non è uno scandalo: è la moda!

Concetta.

Bel sistema di ragionare!

Isa.

Ah! già! Siete voi soli che ragionate bene!

Concetta.

Noi abbiamo il cervello a posto, cara!

Isa.

Bisognerebbe sapere che dimensioni ha il vostro cervello!

Concetta.

Certo inferiori a quelle della tua fantasia!

Isa.

La fantasia, tanto più vale quanto più spazia!

Concetta.

E quanto più spazia, tanto meno stringe!

Isa.

Per stringere con la tua, questo pugno basta!

Concetta.

È per questo che non avrò delusioni!

Isa.

Le mie delusioni non ti riguardano e non ti danneggiano, stai pur sicura! Ma quelle che chiami le mie fantasie ti riguardano meno ancòra! Ragione per cui puoi risparmiarmi ammonimenti e consigli!

Concetta.

E allora lasciami tacere, lasciami fare, lasciami rompere, lasciami girare!

Isa.

E taci! E gira! E rompi! E va'!...

Concetta.

Non ne posso più!

Ed esce rapida da sinistra, sbattendo l'uscio. Un breve silenzio.

Rosa.

Povera donna!

Isa.

Povera donna, va bene! Ma anche lei, dopo tutto, dovrebbe farsi una ragione! Dovrebbe capire che questa partenza è necessaria.

Rosa.

Ah! signorina! Come la invidio!

Isa.

E da quindici giorni, le giuro, Rosa, è diventata una vera tortura! parla a monosillabi, o se mette insieme quattro frasi, eccole, le ha sentite.

Forzandosi alla calma.

C'è altro da provare?

Rosa.

No, signorina.

Isa

continuando, mentre si toglie il vestito.

E a lei, vede? tutti questi preparativi urtano. Un niente la irrita! Tutta la sua bontà s'è trasformata in asprezza!... Ma pensi che da quando ci siamo definitivamente decisi non mi saluta più Mario!

Rosa.

Dice davvero?

Isa.

Come no? È lui che mi ha montata la fantasia! È lui che mi spinge a fare un colpo di testa! È lui che mi trascina alla perdizione! Ora s'immagini se quel ragazzo, col talento che ha, può restar qui a intisichire in provincia! se può rinunciare alla sua carriera per me! se io posso rinunciare a lui per far piacere a zia Concetta! No, Rosa, le assicuro: è pazzesco! è pazzesco!

Rosa.

Non ha tentato di convincerla?

Isa.

Diamine, se ho tentato! Sulla necessità che Mario affronti un ambiente più vasto, lei, anzi, è d'accordo!

Rosa.

Ah! capisco: è perchè non si vogliono sposare.

Isa.

Ma no! Anche questo l'ha capito! Pare impossibile, ma l'ha capito! E sa bene che se non oggi domani ci sposeremo. È quella benedetta Parigi che non le va giù!

Rosa.

O bella!

Isa.

Non si spiega perchè non si possa tentare a Roma, a Milano....

Rosa.

Eh! no! Parigi è Parigi!

Isa.

Come se a Milano Mario non avesse già saggiato il terreno!... Fino dall'anno scorso, appena licenziato dal Conservatorio, c'è stato! Voleva sottoporre il suo lavoro a qualche grande editore! Lo sa il risultato? Tanto, oramai, si può dire: dieci giorni, là, sulle spese, prima di farsi ricevere. E poi, quando bene l'han ricevuto, tutti i ma e tutti i se. Che di musicisti ne avevano fin sopra i capelli; che i giovani.... sì, i giovani sarebbe meglio che invecchiassero.... che son tutti fuori di strada; ma che se, però, avesse voluto lasciar la sua roba, in seguito.... ma molto in seguito.... S'immagini Mario, con quel temperamentino che ha!... Ha ripreso il suo pacco e li ha piantati! Ma se ne accorgeranno che cosa hanno perduto!... Camorra, camorra, Rosa! è inutile: per un ingegno italiano non c'è che l'estero!

Rosa.

Adesso che mi dice così, credo anch'io!

Isa.

E poi, pensa che noi si vada alla ventura? Eh! no! Eh! no! Abbiamo delle gran protezioni, laggiù! Gente influentissima! Anche giorni fa Mario ha ricevuto una lettera da Claudio Regis, quel banchiere nostro concittadino....

Rosa.

Dicono che sia pieno di milioni!

Isa.

E come! son vent'anni che vive a Parigi, ed era molto amico d'un povero fratello di Mario....

Rosa.

Già. Quello che è morto. Me lo ricordo.

Isa.

Regis si metterà a nostra completa disposizione....

Rosa.

Si figuri!

Isa.

Fino dall'anno scorso, quando è capitato qui per liquidare i suoi beni, sa che cosa ci diceva? "Via! via! Al largo figlioli! Per le grandi idee, mare grande! E giacchè avete la fortuna di amarvi, non sposatevi. Non sciupate la più bella cosa che esista al mondo: l'amore!"

Dei formidabili colpi battuti alla porta, e le voci festose che li accompagnano, sorprendono Isa così, mezzo svestita. Sono le voci alternate di Mario e Clementi.

Mario.

Isa?

Clementi.

Signorina?

Mario.

Apri!

Clementi.

Spalanchi!

Mario.

Sbalordisci!

Clementi.

Si prepari a svenire!

Isa.

Un momento! Sono nuda!

Clementi.

Momento magnifico!

Mario.

Apri a me solo!

Clementi.

Egoista!

Isa.

Apra, apra, Rosa.... Ma soltanto a Mario.... Dove è andato a finire il mio vestito?

Rosa.

Là.... guardi.... sulla sedia!

Isa.

Ah! eccolo!

E cerca in fretta di rivestirsi.

Rosa

che ha tirato il chiavistello schiudendo appena l'uscio.

Passi lei solo, signor Mario....

A Clementi.

No.... lei aspetti un momentino, scusi....

Mario sguscia dentro. Rosa richiude.

Isa.

Si può sapere che cosa vuol dire tutto questo chiasso?

E offre la bocca ad un bacio.

Mario

con comica gravità.

No. Baci per ora, ti ringrazio, niente. Devo parlarti.

Rosa.

Signorina, io me ne vado.

Mario.

Signora Rosa, lei è intelligentissima.

Rosa.

Ma le pare? Avevo già finito.

E lega l'involto delle vesti provate.

Isa

a Rosa.

Siamo intese su tutto?

Rosa.

Non dubiti, signorina. Buona sera.

Esce.

Isa.

Adesso mi dirai. Che c'è?

Mario.

Me lo domandi con questa calma? Ma c'è delle cose sbalorditive, inaudite, stupefacenti!

Isa.

Non gridare perchè con la zia, al solito, siamo in pieno temporale!

Mario.

Bene: io ti porto il sole!

Leva di tasca una busta, la depone sul tavolo, vi picchia su col palmo della mano.

Te la dò in mille a scoprire che roba è questa!

Isa.

Denaro?

Mario.

No.

Isa.

M'hai detto che portavi il sole!

Mario.

Oh! vile anima pratica!

Isa.

Non urlare!

Mario

in minore, ma con enfasi.

Vile anima pratica! Ma il sole è in un bacio....

Isa.

Perchè l'hai rifiutato?

Mario

continuando.

....È in un sogno che si realizza! È in una decisione che si concreta! È in un orizzonte che si schiude al tuo sguardo ansioso!

Isa.

E lì dentro hai l'orizzonte?

Mario.

Forse!

Isa.

Apri che lo veda!

Mario.

Bisogna meritarselo! Bisogna acuire la mente! Bisogna scoprire!

Isa.

Mettimi sulla strada!

Mario.

Stammi attenta: "Son carta eppure corrono...."

Isa.

Ah! senti: se son carta e corrono, non può essere che denaro!

Mario.

Non interrompere l'indovinello: "Son carta eppure corrono" – "Fumano e non son turchi" – " Volano e non han l'ali" – Attenta bene: "Son di seconda classe senz'esser funerali...."

Isa

con un grido.

Ah! I biglietti ferroviarii!

Mario.

Che talento!

Isa

festosamente, con ansia.

Dio! Mario! Lascia vedere? Per quando?

Mario.

Domani.

Isa.

No?!

Mario.

Data, timbro, ora, tutto!

Isa.

È incredibile!

Mario.

Che cosa t'avevo detto? Quando meno te l'aspetti....

Isa.

Così presto no.... ti giuro.... non me l'aspettavo....

Mario.

Io, sì. Lo sentivo. Ero sicuro!

Isa.

Ma non sai che devo ancòra preparar tutto?

Mario.

Ti regalo una notte intera: quanto basta per il bagaglio di una principessa!

Isa.

Ma la sarta, fino a dopo domani, non può consegnarmi i vestiti.

Mario.

Le faremo fare delle ore straordinarie! La faremo aiutare da tutte le colleghe della città, come le fate per Cenerentola! Le pagheremo doppio conto.... le fate lavoravano gratis – ma non importa! Non importa! Ho una felicità ricca e scialòna.

Un tocco discreto alla porta, e la voce di Clementi.

Clementi.

Sempre nuda, signorina?

Isa.

No, Clementi. Scusi. Ora apro.

E corre alla porta. Clementi entra.

Clementi.

La sorte degli umili comincia: chi oltrepassa la soglia della gioia, dimentica l'infelice che soffre al di là dell'uscio! È fatale! è simbolico.

Mario

a Isa.

Pensa che se non c'era lui!

E battendo sulla spalla dell'amico.

Va', va'. Clementi! Tu scherzi, ma non credermi di quelli che dimenticano. Io saprò ripagarti!

Clementi.

È quell'altro che bisognerà ripagare!

Isa.

Chi?

Clementi.

Il pescecane!

Isa.

Ci siete riusciti?

Mario.

Incredibile!

Clementi.

Ma trionfale!

Isa.

In che modo? Con quali garanzie?

Clementi.

La mia!

Isa.

Nooo?!...

Clementi.

Grazie per il credito!

Isa.

No, scusi.... Dicevo perchè....

Clementi.

Non tenti di rimediare: la gaffe è fatta!

Isa.

Fino all'altro giorno non aveva risposto picche?

Clementi.

Ma oggi ha risposto danari.

Isa.

Quell'esoso?

Clementi.

Le proibisco di parlarne male!

Isa.

Era un mese che vi teneva sulla corda!

Clementi.

Ma oggi è caduto lui! E caduta in grande! Con la morte nel cuore, magari, ma col sorriso del benefattore sulle labbra!

Isa

ancòra incredula.

Ne siete proprio sicuri?

Clementi.

M'ascolti: all'orologio della cattedrale battevano le tre. Io abbandonavo il mio ufficio per correre alla "Filodrammatica" a provare l'Oreste, per domenica.... Voi non ci sarete, peggio per voi. Quand'ecco, allo svolto del Caffè Centrale, chi mi vedo venire incontro!

Indicando Mario.

Pilade! Ma con una faccia, signorina mia, con una faccia sulla quale lessi a prima vista: andiamo a ritentare col commendatore.

"Fratel secondo a me tu sei,
dunque i tuoi prieghi unisci!"

Che avrebbe fatto, lei?

Isa.

Sarei corsa!

Clementi.

Io ho fatto di più. Ho detto: andiamo. O ti snocciola i soldi

"O dell'iniquo sangue
non serberà dentro sue vene stilla!"

Isa.

Benissimo!

Clementi.

Già! Ma se avessi fatto così sarei finito

"....in duro
carcere orrendo...."

Sa: le tragedie son le tragedie, ma noi si voleva il lieto fine.

Isa.

E come l'avete convinto?

Clementi.

Mario? Vuoi che le rifacciamo la scena? Tu sei il commendatore. Io entro. Sorvoliamo sull'anticamera: un'ora secca! Signorina Isa, stia attenta. E se l'attore la soddisfa, batta pure le mani: non me ne offendo. – Mario, tocca a te. Sono entrato: attacca!

Mario

rifacendo.

Che cosa vogliono, loro, ancòra?

Clementi.

Io, arretrando due passi: – Ancòra? Tu hai detto ancòra?

A Isa.

Lei sa che al pescecane, quando era in bolletta davo del tu e che continuo a concedergli questo onore....

Riprendendo.

Tu hai detto ancòra? Ma, di grazia, che cosa ci hai dato?

Mario.

Ti prego. Non insistere. Credi che sia piacevole per me, rifiutare? Se tu fossi nei miei panni....

Clementi.

No, eh? No! Fino a ieri ti ho pregato. Oggi protesto!...

Isa.

Mascalzone!

Clementi

a Isa.

Bene! Queste interruzioni spontanee, coloriscono il nostro commento intimo.

Isa.

Continui! continui!

Clementi.

Nei tuoi panni, io? Ma se fossi nei tuoi panni, dopo aver soffocato tanti scrupoli, non vorrei soffocare la cosa più alta, più mirabile, più indistruttibile: il genio!

Isa.

Bravo Clementi!

Clementi

continuando con crescente fervore.

Ti ho mai chiesto un soldo, io? Ho mai accettato nemmeno un bicchier d'acqua da te? Ho avuto o non ho avuto perfino la generosità di fingere di non vederti quando traversavi la piazza con qualche pezzo grosso e ti sarebbe seccato di salutarmi?

Mario.

Io?

Clementi.

Va là, va là che conosco le tue debolezze!...

Isa

completando.

Impostore!

Clementi.

Commento intimo.

Altro tono, il tono di prima.

E se posso parlarti a testa alta, è appunto perchè nella schiera dei tuoi parassiti non mi hai incontrato mai!

Isa.

Benissimo!

Clementi.

Ma oggi siamo a questa: il mio amico Varandi ha bisogno di un aiuto. Senza questo aiuto il suo avvenire è in pericolo. Ora tu che sai la gioia del guadagno facile, non puoi troncare le possibilità ad un grande artista! Il tuo gesto sarebbe troppo brutale! Hai beneficato per paura, per ambizione, per necessità. Che ti costa aggiungere un beneficio spontaneo, modesto, ignorato da tutti, che un giorno ti darà la soddisfazione di poter dire: "Sapete, quel Varandi, se non c'ero io!..." Che ti costa? Pochi biglietti da mille.... meno di questa mano.... più di questi occhi....

Isa

con emozione.

Magnifico!

Clementi.

È stato il colpo di grazia, signorina! Ha riflettuto un momento.... Poi vediamo che si alza, fa due passi verso la cassaforte....

Mario.

Due passi che pareva mi camminassero sul cuore.

Clementi.

E noi, fermi....

Mario.

Immobili....

Clementi.

Zitti....

Isa.

Dio! Che emozione!

Clementi.

Ma che vittoria! Le sue parole ci hanno sùbito liberato dall'incubo. Parole memorabili. Parole giuste: "Mi sei piaciuto, Clementi! Sei stato brutale, ma tutto d'un pezzo! – A lei, maestro. Nessuna ricevuta.... anche perchè non saprei proprio che farmene.... Quando vorrà.... quando potrà.... Buona fortuna!..."

Mario.

E non mi scappano più!

Tende in alto il portafoglio gonfio.

Isa

con entusiasmo.

Ah! sentite! Quell'uomo.... corro ad abbracciarlo!

Clementi.

...." me solo, me, donzella inerme,
giova abbracciar!"

Isa.

E come! Se lo merita!

Lo abbraccia.

Clementi.

Adesso vi lascio. Arriverò almeno in tempo a giustificarmi di non essere andato alla prova!

Mario.

Intesi: alle otto gran banchetto al Gambero. Offro io!

Clementi.

Ti vuoi rovinare prima della partenza?

Mario.

Appuntamento al Gambero stesso!

Clementi.

All right! Ivi sarò coi miei! – Corro in braccio all'Alfieri!

"Deh! pur ch'io giunga in tempo!"

Ed esce di corsa. Ma, d'un tratto, Isa sembra aver perduta la sua spensierata gaiezza. Un nuovo pensiero ha attraversato la sua mente. Una dolorosa preoccupazione la fa triste e silenziosa. E Mario che ha accompagnato Clementi sulla porta, ora che risale se ne avvede sùbito.

Mario.

Isa? Che hai? Non sei contenta?

Isa.

Tanto, Mario. Immensamente.

Mario.

Non si direbbe.

Isa.

No, Mario.... pensavo....

Mario.

Alla sarta?

Isa.

....Alla Zia.

Mario.

Ah!...

Un breve silenzio.

Isa.

Come si fa a dirle....

Mario.

Ma, cara, non è una novità.... Un giorno o l'altro, lo sapeva benissimo, ci si doveva pur arrivare.

Isa.

Lo so.... lo so.... Ma, prima, non ci si pensa. E adesso è una pena, una gran pena.... Ah! se potessi svegliarmi domani, già lontana! Tu mi capisci, vero? Tu che sei buono e hai sopportato i suoi nervi, i suoi dispetti.... L'hai fatto per me.... Un'altra delle tante cose che hai fatto per me....

Mario.

Non dire! Che m'importava degli altri quando ero sicuro della tua volontà? Mi spiego benissimo questa tua preoccupazione, nel momento decisivo. È una difficoltà dolorosa.

Isa.

Lo ammetti anche tu!

Mario.

Ma appunto perchè è una difficoltà ed è dolorosa, bisogna affrontarla e vincerla sùbito. Vuoi che le parli io?

Isa.

Mario! Mario! Non osavo di chiedertelo!

Mario.

Se questo può toglierti di pena, e sopra tutto se può servire ad una riconciliazione, non perdiamo tempo: chiamala!

Isa.

Discuterai con calma, vero?

Mario.

Non aver paura. Chiamala sùbito.

Isa

schiudendo la porta di sinistra.

Zia?

La voce di Zia Concetta.

Che c'è?

Isa.

Ti prego. Puoi venire, un momento?

Breve silenzio. Zia Concetta appare sulla soglia.

Mario.

Signora Concetta, buona sera....

Concetta tace.

Vorrei dirle due parole....

Concetta tace.

Isa.

Si tratta della nostra partenza, zia....

Mario

rapido.

È decisa per domani.

Concetta

colpitissima ha un lieve movimento. Ma sùbito ritrova nel suo chiuso rancore la forza dell'impassibilità. E dice:

A me lo racconta?

Mario

un poco imbarazzato.

A lei.... perchè si pensava che la cosa potesse anche interessarle....

Isa.

Sii buona, zia.... Non fare così con chi ti vuol bene!

Concetta.

E chi è che mi vuol bene?

Mario.

Noi, zia Concetta!

Concetta.

Ah! Lei? E allora le dirò che se mi fosse possibile di maledire, maledirei il momento in cui ho permesso ch'entrasse nella mia casa!

Isa

dolcemente, supplichevole.

Zia! Zia!

Concetta.

Zitta!

A Mario, aspramente.

Le dirò che se riuscissi ad esprimere in parole tutto l'odio che ho accumulato qui....

E si tocca il cuore.

qui dentro, contro di lei, potrebbe avere appena un'idea di questo mio odio!

Mario

vivamente.

Ah! no! Non le permetto!

Concetta.

Ah! questa è bella! Lei non me lo permette? Benissimo! Ma io sì dovrei permettere, vero? Dovrei permettere tutto! Che questa figliola si rovini, che mi abbandoni, che segua come una donna perduta il suo amante! Questo io lo devo permettere? Ma che io la odii, che io la detesti, che io le auguri....

Isa

quasi con un grido, chiudendole la bocca.

No, zia! Non voglio!

Concetta

con fredda calma.

Perchè m'avete chiamato? Che bisogno aveva, lei, di parlarmi? Non era un mese che non ci si rivolgeva più la parola? Continuare a tacere si doveva. Era meglio!

Mario.

Per lei, sì. Era meglio. Isa non è una donna perduta che segue il suo amante! È una creatura che, libera della sua volontà, s'è donata a me con una gioia così pura e così schietta che non può essere compresa da chi si chiude soltanto nel suo inutile rancore!

Concetta.

Ma non dica! Isa è semplicemente una sventurata che s'è lasciata abbagliare dalle sue illusioni e dalle sue promesse! Ed io non odio Isa. Odio lei che ne è il responsabile!

Mario.

E crede che io non la senta questa responsabilità? Essa è l'unica preoccupazione della mia partenza! Ma la mia forza sta appunto nel grave dovere che mi son imposto! Isa parte con me senza esser mia moglie, ma essendo ben più che mia moglie! Solo la vostra piccola anima paurosa può giudicare immorale quello che invece è di una elevatezza di sentire e di intendere la vita semplicemente enorme!

Concetta.

Più enorme di così!

Mario.

Isa non è legata a me dalla condanna di un catalogato dalla legge comune. È legata da un che nessuno le ha strappato! Da una fede che io saprò ben ripagare! E lei può odiare, può imprecare, può maledire, può augurarmi tutto il male che vuole, che la mia sicurezza non crolla! Bisognerebbe prima che crollasse il mio ingegno! Ma che! Bisognerebbe prima che crollasse la vita!

Concetta.

E perchè non va lei solo a raccogliere questi tesori che già le pare di avere in tasca? Ecco quello che deve fare un uomo di coscienza! E poi tornare. Ma tornare quando ha, quando ha veramente! E allora sì, allora soltanto offrire!

Isa.

Ah! no! zia! Lasciami questo orgoglio! La sola prova che io posso dare a Mario sta nel coraggio d'affrontare l'avvenire con lui! E se c'è da penare, penare! E se c'è da lottare, lottare. Ma insieme, e per vincere! Non siamo degli illusi, zia! Non siamo dei ragazzi esaltati! Non posso accettare che Mario ritorni per dirgli sì se vince, o no se perde! Non posso e non voglio! In noi parla una fede immensa, in te un piccolo egoismo che può farmi pietà, ma non mi ferma! No! No! Aria! Luce! Sole! Lasciami andare!

Concetta

impassibile.

Non te lo posso impedire! Non te l'ho mai impedito!

Isa.

Nessuno lo potrebbe! Nemmeno mia madre, se tornasse al mondo!

Concetta.

Non nominare tua madre! Essa ti parlerebbe con le mie stesse parole....

Isa.

Non è vero!

Concetta.

E forse con lo schianto delle sue lagrime!

Isa.

Non è vero! Non è vero!...

Concetta.

O farebbe quello che io non posso fare: contro quella porta, si pianterebbe, con le braccia distese, per impedirti di passare!

Isa

con uno scoppio di pianto.

Ah! mamma! mamma! mamma!

E s'abbatte, il capo tra le mani. Un silenzio.

Mario

con voce cupa e tremante, fissando Concetta che è rimasta immobile.

È contenta adesso?... Ha ottenuto quello che voleva? Brava!... Eppure speravo che con questo colloquio molte cose si chiarissero.... si addolcissero.... Mi illudevo persino che lei finisse col convincersi.... Ma non è nostra la colpa. È sua. Si persuada.

Movendo versa Isa e sfiorandole con la mano i capelli.

Non piangere!

Isa

risollevandosi.

Hai ragione.... Ci porterebbe sfortuna.

Mario.

Ti aspetto giù?...

Isa.

Sì.

Mario.

Vestiti.... vestiti subito.... È meglio far presto. Bada che se tardi, risalgo a prenderti!...

Ed esce. Isa s'avvia verso la porta di sinistra. Ma Concetta, con dolce, quasi supplichevole tono di voce, la ferma. Poco a poco la scena s'è venuta oscurando. La chiara sera primaverile entra piena di profumi nella piccola casa.

Concetta.

Isa?...

Isa.

Ti prego. Basta. Ci siamo detti già tutto!

Concetta.

No, Isa.... Quello che ho chiuso da tanto tempo dentro di me, non te l'ho detto ancòra.... non te l'ho detto mai.... Ho sempre sperato che tu arrivassi a capirlo....

Isa.

Non era attraverso ai tuoi silenzii, ai tuoi dispetti, al tuo rancore che dovevi parlarmi!

Concetta.

Del rancore con te, io?... Ah! Isa! Tanti anni fa, proprio in una sera di maggio come questa, rientravo qui affranta.... Avevo chiuso gli occhi a tua madre....

Isa

con un movimento d'angoscia.

Zia!...

Concetta

continuando.

Avevo raccolto l'ultimo desiderio di una morente disperata.... Disperata di doverti lasciare, piccola creatura, senza nessuno, senza un aiuto. Ed io ho giurato, Isa.... Ho giurato che ti avrei tenuta con me, sempre.

Isa

affranta.

Perchè straziarmi?

Concetta

con dolorosa semplicità.

Per giustificarmi, Isa.... Per giustificarmi verso di te.... Perchè è l'ultima sera.... Perchè domani te ne vai per sempre.... Perchè tu sappia che ho fatto quanto ho potuto, fino in fondo!

Isa.

No, zia. Non hai bisogno di giustificarti. Hai bisogno di assolvermi. Ma puoi credere che non ricordi? Puoi pensare che non sappia quanto ti devo?

Concetta.

Niente mi devi. Ma mi togli tutto!

Isa.

Nulla ti tolgo! Mi sei nel cuore, resterai nel mio cuore sempre!... È un'altra cosa, zia, che tu devi capire: è il mio futuro! E vorrei che tu sentissi proprio quello che sentirebbe una mamma.... Perchè è fatale, è il destino di tutte, è la ragione di vivere, è lo scopo stesso della vita! Non arriva sempre, nella vita, chi ci porta via? Ma niente del nostro passato è distrutto. Niente è cancellato! Tu sei stata la mamma, per me. Eri sola. E a poco a poco ti sei abituata a questa bimbetta che ti trotterellava intorno, che non sapeva staccarsi da te.... E la bimbetta è cresciuta. Ed è cresciuta la sua tenerezza. E più ti capiva, più ti amava.... Ricordi le nostre passeggiate giù, giù, verso i bastioni o lungo il fiume? Mi parlavi tanto di te, della tua giovinezza, che era stata infelice perchè ti avevano sacrificata ad un uomo che non amavi! Ed un giorno quest'uomo era sparito.... così.... senza dir niente.... Ah! se tu sapessi come nella mia mente che si andava formando, questo tuo dramma si ingigantiva! E che spasimo mi dava quella tua solitudine giovine, quella tua sterile vita! Un uomo che non si ama! Ah! zia! M'apparivi una martire!

Concetta.

E lo fui, Isa! E solo quando sei entrata tu nella mia casa, ho sentito un po' di gioia....

Isa.

Ma se tu lo avessi amato quell'uomo, se ti avesse amata, zia, non lo avresti seguito in capo al mondo? Non ti saresti ribellata a chiunque tentasse di vincolare la tua ansia? Non avresti affrontato con lui qualunque difficoltà e qualunque pericolo?... Ah! vedi.... Vedi che non rispondi.... Vedi che cominci a sentire la mia febbre?...

Concetta.

Isa!

Isa.

Sì, zia.... Perchè è una febbre, sai, non una leggerezza.... Perchè è un dolore, zia, un dolore anche per me staccarmi da queste mura che han visto la mia anima schiudersi.... È la febbre di avere! È la febbre di vincere! Di vedere Mario conquistare il gran posto che merita.... E avverrà.... avverrà.... lo so.... lo sento.... non sarà lungo il sacrificio della lontananza.... ritorneremo insieme.... ci ritroveremo ancòra unite!

Concetta

sconsolatamente.

Oh! io!...

Isa

ripetendo con un sorriso commosso il tono di sconforto di zia Concetta.

Come "oh! Io?..." Che significa questa esclamazione sconsolata mentre ti confido tutte le mie speranze?... Ma credi che non abbia pensato a te?... Che non mi sia preoccupata di te? Ascolta.... ascolta.... sii buona.... siedi qui.... così.... così....

La fa sedere e si rannicchia a terra, infantilmente.

Tanto ho pensato, sai? tanto! non te n'ho mai parlato perchè – eh! sfido! – mi gelavi.... eri cattiva.... non meritavi le mie tenerezze.... Sì, capisco, soffrivi.... ma soffrivi perchè non sapevi quello che stavo preparandoti, e non te lo dicevo perchè mi toglievi il coraggio di dirtelo, perchè trattavi male Mario, e perchè in fondo – confessalo – non avevi fiducia in lui! Hai torto, zia! Hai torto! Tutti hanno fiducia in lui. Perfino Rinaldi.... sicuro: il commendatore.... e sai bene che non è uomo che si lasci facilmente prendere.... Vuoi sapere? È lui che gli ha dato i denari.... E li riprenderà. Li restituiremo.... quando ne avremo tanti.... sì, zia. Avremo tutto. Vedrai! E ti convincerai, allora, perchè Isa è partita, e se aveva ragione di partire!

Concetta.

Isa! Isa! Non fantasticare! La vita è dura.... la vita è difficile....

Isa.

Ma no, cara. Ti sembra,... perchè vivi qui.... perchè qui tutto è piccolo, tutto misero, perchè qui le audacie atterriscono.... ma non è fantasia: è certezza! Te ne convincerai. Lo vedrai coi tuoi occhi.... Ah! sì! e presto! Appena sarà possibile! E verrai! Perchè ti voglio, ti voglio con me!

Concetta.

Isa!

Isa.

Si! si! con me!

Con gioiosa commozione.

E una bella mattina mi sveglierà il gran telegramma! Zia Concetta che arriva! Zia Concetta a Parigi! E correremo alla stazione, ti soffocherò di baci, e capirai allora che metteva conto di soffrire un poco come noi questa sera soffriamo, e di lasciare questa casa per un'altra, dove finalmente si respira la vita!

Concetta.

Come sei sicura! Come sei sicura!

Isa.

No. Una cosa mi manca per essere certa.... per ritornare serena. E sento che ora non me la puoi negar più.

Con grande tenerezza.

Lascia che ti domandi perdono.... sono ancòra la tua piccola orfana.... benedicimi....benedicimi.... come farebbe la mamma!...

Concetta con uno scoppio di pianto si piega tutta su Isa che, serrandola fra le sue braccia con commozione dice:

No, no.... no.... non così.... non così.... Ti voglio tanto bene.

La porta lentamente si schiude. Entra Mario. Vede le due donne abbracciate. S'arresta. Ma Isa si risolleva e indicando con breve gesto zia Concetta, dice con dolce fermezza.

Mario.... questa sera non esco.

Mario

a voce bassa.

Capisco.

Concetta

movendo un passo verso Mario.

Lei, piuttosto.... se crede.... rimanga con noi.... Rimanga.

Mario porta alle labbra la mano che Concetta gli tende, con grande commozione. Concetta reprime un singulto.

Isa

cingendola colle sue braccia

No, cara.... non piangere....

TELA

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