Atto secondo

Il gabinetto direttoriale di Lenard.

Molto lusso ma raffinata sobrietà. Due porte laterali. Quella di sinistra dà nell'anticamera.

Un'ampia finestra. È mattina.

Lenard, sulla cinquantina, tipo caratteristico di scettico, ma autoritario e dominatore, siede presso l'ampia scrivania e sfoglia e scorre rapidamente un fascio di giornali. Un vecchio usciere schiude la porta di sinistra.

L'Usciere.

La signora Gyp, il signor Dorival, il signor Dubois.

Lenard.

Fate entrare.

Entrano Dorival, d'età indefinibile, stanco e fatale. Dubois festoso e sorridente. La Gyp elegantissima e stilizzata.

Dorival.

Buon giorno, Lenard!

Dubois.

Lenard, buon giorno!

Lenard.

Mio illustre maestro! Caro poeta!

La Gyp.

Non salutatemi. Sono triste!

E si abbandona a sedere, lontana, assente.

Dubois.

Caro Lenard, io scoppio di felicità! Mai prova generale ha, come quella di iersera, glorificato un genio!

Dorival.

fatale.

Il mio!

Dubois.

Stavo per dirlo!

Dorival.

Non era necessario.

Dubois.

Infatti: la critica stamane afferma che la vostra musica ha dato luci anche là dove il mio poema sarebbe apparso impenetrabile! M'inchino!

Lenard

a Dorival.

Siete soddisfatto della critica?

Dorival.

Io? Non la leggo.

Lenard.

L'ha letta per voi la vostra protagonista.

Dorival.

Ah! Le avete parlato?

Lenard.

È uscita or ora di qui, furibonda!

Dubois.

Che pretendeva?

Lenard.

Degli inni, evidentemente. Eppure voi sapete che ho fatto tutto il possibile perchè questo avvenisse.

Dorival.

Lo so. Voi non siete soltanto un grande direttore di teatro e un grande editore, mio grande Lenard! Sapete anche far emergere tutti quei valori che concorrono alla celebrazione di un avvenimento. E la mia Princesse Badoure vi deve molto. Finalmente dimostriamo che coi nostri capolavori smantelleremo la invadente e rugiadosa musica italiana!

Lenard.

Speriamolo, mio illustre amico! Ma fino a che la musica italiana, detestata dalla critica e adorata dal pubblico, mi dà formidabili incassi, tutto il mio fervore nazionalista si spezza contro il mio interesse, che è internazionale!

Dorival.

vivamente.

L'interesse è una cosa secondaria per un artista! Bisogna aver la forza di sostenere senza transigere!

Dubois.

O di transigere per sostenere.

Lenard

approvando.

Ecco. E per cominciare, se non foste venuti vi avrei mandato a chiamare. Vi dissi che Margueritte Barré è uscita di qui furibonda. Queste nostre prime donne, quanto più invecchiano tanto più pretendono. E la Barré, come anni, non potrebbe pretender di più!...

Dorival.

È insopportabile!

Lenard.

Lo so. Ma ha un seguito. E voi lo sapete. Se le manca talvolta la critica, è perchè la suscettibile Diva in qualche occasione l'ha vituperata. Ora io, per calmare le sue ire, ho promesso che avrei sùbito rimediato. Non le basta.

Dubois.

E che vuole ancòra?

Lenard.

Minaccia di abbandonare il teatro.

Dorival.

Ah! Impossibile! E le mie repliche?

Lenard.

Non lo farà, o mio grande e disinteressato maestro! Non lo farà! Non abbiate paura. Novantenne la sentiremo ancòra tubare Mi chiamano Mimì! Le nostre illustri, pur di non staccarsi dal pubblico, si farebbero portar sulla scena imbalsamate. Ma sarà opportuno che vi rechiate da lei stamane stessa, per fingere ed esagerare un doveroso atto di solidarietà.

L'Usciere

entrando.

Il banchiere Claudio Régis!

Lenard.

Abbia la cortesia di attendere. Pochi minuti.

L'Usciere.

Non è solo.

Lenard.

Tanto meglio, così non si annoierà!

Dorival.

Dobbiamo andar sùbito?

Lenard.

Preferirei.

Dorival.

A più tardi, caro Lenard.... Ah!... scusate....

E traendolo in disparte, a bassa voce.

Il Gaulois ha un periodo che non mi piace.... È una insopportabile stonatura nel coro generale delle lodi....

Lenard

sorridendo.

Voi non leggete la critica....

Dorival.

sorridendo a sua volta.

Già.... ma non vorrei....

Lenard.

Che gli altri la leggessero!... Ho capito. Provvederemo.

Accompagna alla porta Dorival e Dubois che escono, e risale quindi verso la Gyp che è rimasta completamente estranea al dialogo.

Mia piccola e silenziosa Gyp!

La Gyp.

Vi detesto!

Lenard.

No! Voi no!

La Gyp.

La mia danza, iersera, meritava un'esaltazione!

Lenard.

Già: quella della vostra nudità che era perfetta!

La Gyp.

Quella della mia arte, che fu irraggiungibile!

Lenard.

Nessuno vi ha lesinata la lode!

La Gyp.

Ma nessuno mi ha capito! Eppure iersera io fui l'anima invisibile che resse il poema, che l'ha accostato alla verità! La mia nudità sulla scena era puramente spirituale! Esponeva l'avvenire e il passato; ciò che nasce da noi, ciò che è morto in noi; tutti i destini e tutti i misteri che soltanto gli astri sanno intendere!

Lenard.

E se vi intendono gli astri, perchè seccate me, misero mortale?

La Gyp.

Non una parola m'è venuta da voi! Questa che mi viene è di scherno! È triste! Ecco quello che volevo dirvi. Non altro!

E stancamente si alza.

Lenard.

Ah! il giorno in cui potrò ritirarmi in Turenna, a tu per tu con gli alberi!... Gli alberi! Ecco delle brave persone che non danzano, non cantano, non scrivono, non hanno bisogno di nessuno e danno tanta gioia!

La Gyp.

Noi camminiamo sempre gravati dal peso dell'anima nostra che è incontentabile! In cospetto degli alberi, laggiù in Turenna, forse rimpiangerete la vostra piccola Gyp!

Lenard

tendendole la mano.

Là!... Venite a pranzo con me questa sera? Mi direte molte altre cose profonde.

La Gyp

languida.

E dolcissime!

Lenard.

Ecco: le preferisco!

Schiude la porta. La Gyp esce. All'usciere che si presenta, dice:

Il signor Régis!

Risale verso la scrivania. Entrano Claudio Régis e la sua amica Florise. Claudio è sulla quarantina, signorile, decorativo. Florise, bellissima, elegantissima: la vera espressione del pariginismo femminile.

Claudio.

Noi vi rubiamo del tempo prezioso, Lenard!

Lenard.

Avanti, avanti l'alta finanza!... Ah!... Non mi ero accorto che l'alta finanza precedeva la trionfante primavera.

Si inchina a baciare la mano a Florise.

Florise.

Sono molto in collera con voi! Da due mesi vi aspettiamo inutilmente, preziosissimo uomo!

Lenard.

Avete ragione. Ma ho attraversato un periodo terribile di lavoro!

Florise.

Dobbiamo perdonarvi per i risultati. Iersera ci avete offerto un indimenticabile spettacolo di mondanità e di bellezza! Tutta Parigi ne parla....

Claudio.

E si acclama al capolavoro!

Lenard.

Non credeteci. Checchè ne dica il suo trionfante autore, La Princesse Badoure arriverà stancamente alla fine della stagione e poi non se ne parlerà più!

Claudio.

Davvero?

Lenard.

In confidenza, sì. Musica decorativa, caro amico! Colore e un discreto virtuosismo. Emozione, assente. E non c'è che l'emozione, in musica, che arrivi, che rimanga. Ve lo garantisce uno scettico.

Claudio.

Allora siamo capitati male.

Lenard.

Perchè? Siete legato a questo lavoro da interessi speciali?

Florise.

O smemoratissimo amico! Ma dunque la vostra Florise alla quale avete fatto tante grandi promesse non vi ricorda niente, proprio niente, deplorando il vostro silenzio di due mesi?

Lenard.

Diamine! È vero! E sapete quando me ne son ricordato? Iersera.

Florise.

Per dimenticarvene stamane!

Lenard.

Se sapeste in che bolgia vivo! La vostra piccola amica iersera era con voi! Devo farvi i miei complimenti: non l'avrei riconosciuta. Quando mi avete raccomandato quei due ragazzi, appunto due mesi fa, lei era una piccola cosa sperduta, quasi insignificante.... Mi sono rimasti impressi i suoi occhi.... Quelli sì. Due occhi attoniti, larghi come la meraviglia! Ho riconosciuto quegli occhi, iersera. Tutto il resto era trasformato. E certamente questa evoluzione si deve a voi, impareggiabile maestra!

Florise.

Maestra fortunata.... perchè la piccina impara, sente, assorbe.... Questo ambiente la esalta....

Lenard.

E naturalmeate desidera.... Ditemi.... desidera?...

Claudio.

Desidera quello che desideriamo noi, caro Lenard, e che ci ha spinti qui stamane: sapere cioè se avete avuto la possibilità di dare uno sguardo al lavoro che il mio protetto fino da allora vi ha portato per il vostro prezioso giudizio.

Lenard.

Vi siete dunque assunta tutti e due una missione: voi di protettore, lei di riformatrice d'usi e costumi! Ah! Straordinarii! Non vi avevo mai considerato sotto questo aspetto!

Claudio.

Vi confesso che nemmeno io avevo mai pensato che nella vita si potesse fare del bene. Anzi l'avevo sempre evitato per paura.... della gratitudine! Ma ho per quel ragazzo veramente dell'affetto! Mi sono sempre interessato a lui anche da lontano. Più tardi ho insistito io stesso perchè venisse qui. Ecco la ragione per la quale mi sono rivolto alla vostra potente amicizia.

Lenard.

È pericoloso, sapete, proteggere dei giovani musicisti! Vengono dai Conservatorii con la patente di genii, e naturalmente compongono sùbito un'opera. Niente di male, dato che il mondo è pieno di musica inutile, ma ve la fanno sentire, appena possono, soltanto per avere – dicono – il vostro giudizio. Dio vi salvi, se questo giudizio non è favorevole! Vi siete procurato un piccolo nemico che si atteggia a vostra vittima. E poichè è seccante seminare tante vittime nella propria coscienza, io, sistematicamente, mi rifiuto di ascoltarli.

Claudio.

Non vorrete fare un'eccezione per me?

Lenard.

Per voi?.... No.

Florise

con grazia insinuante.

E per me? Per la protettrice della piccola italianina dagli occhi larghi come la meraviglia?

Lenard

fissandola, con enigmatico sorriso.

Forse! Mi invito a pranzo per una di queste sere, e ne riparleremo.

Florise

con vivace protesta.

Ah! no, amico! non ci casco più! Sono due mesi che vi aspetto a pranzo "una di queste sere"! Stavolta la cosa deve essere risolta "una di queste mattine", anzi stamattina stessa!

Lenard

sorridendo.

Li avete in tasca?

Florise.

Quasi. Li abbiamo depositati in anticamera.

Lenard.

Caro Claudio, la vostra amica Florise è portentosa!

Claudio.

E indiscreta, no?

Lenard.

No. Diciamo la verità, no! Essa ha pensato che per farmi trangugiare la pillola del musicista occorreva dorarla con la grazia della sua compagna, e me li ha portati tutti e due!

Florise.

Sì capisco!... Ma voi digerirete la pillola perchè quei due occhi larghi non abbiano a velarsi di lagrime!

Lenard

allargando le braccia.

Farò del mio meglio!

Florise.

Cosi, mi piacete!

Ed esce rapida da sinistra.

Claudio.

Vi ha preso nella rete, povero Lenard! E magari in una perfida mattinata!

Lenard.

Le mie mattinate sono tutte perfide. Ma in mezzo a questo enorme bluff di incontentabili genii, un po' di semplicità giovine mi ritempra!

Claudio.

Siete molto gentile! Ora sapete quanto mi sta a cuore la cosa.

Florise

aprendo la porta e facendo passare Isa e Mario.

Lenard! Eccoli!... Ve li abbandono!...

Isa

a Florise, a bassa voce.

Te ne vai?

Florise.

Non c'è più bisogno di me.... per ora.

Claudio.

A presto, Lenard.

Florise.

Vi aspettiamo.

Lenard.

Ho promesso.

Bacia la mano a Florise. Claudio e Florise escono.

Mario.

Signor Lenard, noi....

Lenard.

Accomodatevi, prego!

A Isa.

Ricordavo adesso con Florise la prima nostra conoscenza. Eravate ancòra una piccola provincialina sperduta. Posso dirvelo perchè siete un'altra: una pariginetta che si sta formando. E tutto questo misto di passato che si trasforma in un futuro, vi dà uno charme veramente particolare.

Isa

sorridendo.

Non ne ho colpa!

Lenard.

Il vostro merito sta appunto nel non averne colpa.

Isa.

Oh! non l'ho detto per crearmi un merito!

Lenard.

Non importa. Ve lo decreto io. Se ne aveste colpa vorrebbe dire che cercate di essere quella che invece andate naturalmente diventando....

A Mario.

Quanto a voi, caro maestro, ho potuto appena vedere qua e là la vostra.... come si intitola?

Mario.

L'Isola del sogno.

Lenard.

Ecco.... precisamente: la vostra Isola del sogno.

Mario.

Se sapeste con quanta ansia....

Lenard

sùbito.

Me l'immagino.... me l'immagino. Ma da una prima occhiata sommaria....

Isa

con trepidazione.

Che ve ne pare?...

Breve silenzio.

Lenard

fissando Isa.

C'è del buono.... c'è del buono....

Mario.

Ah! se sapeste con quanto fervore ho lavorato!

Isa.

E quanta speranza abbiamo fondato su questo lavoro! Per noi è tutto, signor Lenard. È tutto!

Lenard

a Mario.

Voi conoscete Renaud? Il nostro regisseur?

Mario.

Non ho questo onore, signor Lenard.

Isa.

È lui.... che...?

Lenard.

No. Sono io. Ma devo aver affidato a lui il manoscritto.... mi pare.... Non ne sono ben certo.... ma possiamo occuparcene sùbito.

Mario

alzandosi.

Se credete....

Lenard.

No. Restate, restate. Aspettatemi qui. Vado io.

Ed esce rapido da destra. Isa e Mario nell'improvvisa e inattesa solitudine si ritrovano sùbito, quasi con gioia infantile. La febbre della loro illusione galoppa.

Isa.

Mario!... Mario!... Senti: io sudo freddo!

Mario.

Ah! se ci vedessero qui quelli che dubitavano!

Isa.

E che non volevano lasciarci partire!

Mario.

Che cosa t'ho detto stamattina spalancando la finestra al sole?

Isa.

Che cosa t'ho detto iersera quando ho scoperto un ragno sul tuo guanciale?

Mario.

Sole e ragno, fortuna!

Isa.

Ragno di sera, ricchezza!

Mario.

E un tuo bacio, l'amore!

Isa.

Sì! voglio! Così, sulla fronte!

Lo bacia.

E qui, nel sacrario!

Mario.

Nel tempio!

Isa.

Nel Panthéon!

Mario.

Con Parigi che ci spia dalla finestra!

Isa.

E col cuore che salta in gola!...

Sussultando.

Zitto!

Mario.

allarmato.

Che c'è?

Isa.

dopo aver teso l'orecchio, rassicurata.

No.... m'era sembrato....

Mario.

È il rumore che vien dalla strada....

Con comica enfasi.

La grande marèa che sale e travolge....

Isa.

Che arriva.... che arriva....

Mario.

E trascina anche noi....

Isa.

Nella vita più grande!

Mario.

Dove avremo tutto!

Isa.

Tutto quello che si invidiava agli altri....

Mario.

Ma che nessuno ci porterà via più!

Isa.

ricomponendosi perchè ha sentito rumore.

Taci!

Mario.

Ancòra?

Isa.

Sì.... questa volta non sbaglio....

Infatti la porta di sinistra si schiude lentamente ed entra Mauperin. È questi un ometto maturo, tutto tinto e ritinto, ma elegante d'un'eleganza tipica, un poco miope e furbesco.

Mauperin

avanzando, ma senza distinguer bene, come chi viene dalla luce.

Sono io, vecchio Lenard....

Mario.

No, signor Mauperin.... Il signor Lenard non c'è.... ma tornerà sùbito.

Mauperin.

To' to'! Venendo dal sole non ci si vede affatto.... Il maestro Varandi, se non erro.

Mario.

Precisamente, signor Mauperin. Ci siamo conosciuti in casa Regis.... o Régis come voi lo chiamate.

Mauperin.

Già già.... bene bene bene.... E la signora....

Mario.

Isa.

Mauperin.

Ah! L'italianina.... già già.... È di buon augurio trovarvi qui. Siamo dunque sulla via d'una conclusione?

Isa.

Lo speriamo!

Mario.

Pare che il signor Lenard voglia interessarsi al mio lavoro.

Mauperin.

Ah! In buone mani! Bene bene bene.... Una potenza, quel vecchio Lenard!

Lenard

entrando da destra.

Oh! Mauperin!

Mauperin.

Stavo esaltando la vostra potenza....

Lenard

a Mario.

Volete salire dal signor Renaud? La vostra musica è là. S'è trovata. Potete intanto parlare con lui, esporgli le vostre idee....

Mario.

Sì, signor Lenard.

Lenard.

a Isa.

Se volete seguirlo....

Isa.

Grazie.

Lenard.

Un usciere vi accompagnerà. È già avvertito. Poi vi farò chiamare.

Schiude la porta di destra. Mario ed Isa escono. Lenard dopo aver seguita con lo sguardo l'uscita di Isa, mormora quasi fra sé.

Deliziosa!

Mauperin.

Be'.... a parte la musica di iersera.... che piombo, e che successo.... bene bene.... Che cosa mi raccontate di nuovo, vecchio Lenard?

Lenard.

Tutto di vecchio, vecchissimo Mauperin. Trovo piuttosto idiota la vostra ultima canzonetta: questo sì. La Mattinata a Posillipo mi piaceva di più. Come avete intitolata questa?

Mauperin.

Serenata a Posillipo.

Lenard.

Allora farò uno sforzo di fantasia e vi darò un titolo per la terza.

Mauperin.

Fuori il titolo.

Lenard.

Mezzogiorno a Posillipo così la giornata è completa.

Mauperin.

Perchè no? Volete che facciamo l'affare?

Lenard.

Facciamolo pure.

Mauperin.

Ventimila franchi, e fra una settimana Montmartre s'arricchirà d'un nuovo capolavoro.

Lenard.

Troppo.

Mauperin.

Troppo una settimana?

Lenard.

No. Troppo ventimila franchi. Per quindici ci sto.

Mauperin.

Proprietà per tutti i paesi?

Lenard.

Si capisce. Compreso Posillipo.

Mauperin.

Bene bene. Se è per farvi piacere accetto.

Lenard.

Mi avete preso in un buon momento. Ho lasciato adesso un musicista puro, e per reazione mi attacco a un volgare affarista. Ma saper cogliere il buon momento è una delle vostre furberie.

Mauperin.

Già già!... Senonchè, il musicista puro – se è quello al quale alludo io – vi sta offrendo un altro affare che vi interessa di più. Certo è che vi renderà meno.

Lenard.

Non vi capisco.

Mauperin.

sottolineando.

L'italianina vi piace.

Lenard.

Chi? Ah! sì. Molto.

Mauperin.

Per capirlo m'è bastato il vostro sguardo quando essa è uscita. Uno sguardo, diremo così, clinico: vostra specialità.

Lenard.

E poi dicono che siete miope!...

Mauperin.

E.... a che punto siamo?

Lenard.

Al punto di partenza.

Mauperin.

Bene bene.... quello d'arrivo non vi riuscirà difficile.

Lenard.

Perchè?

Mauperin.

Perchè siete sempre fortunato: l'italianina ha attaccato l'italianino, musicista puro che vuol fare carriera e depone nelle vostre mani il proprio destino. Voi prendete con una mano il suo destino, con l'altra la sua donnetta....

Lenard.

No.... stavolta siete veramente miope, caro Mauperin. Ma l'avventura come voi la vedete, avrebbe un sapore così comune e banale che un uomo come me non ne sarebbe nè tentato nè lusingato!

Mauperin.

Mi avete dato troppe prove del contrario.

Lenard.

Appunto per questo! Alla mia età, vecchio mio, bisogna orientarsi piuttosto verso la soluzione di un problema che verso il desiderio d'un possesso! La mia professione, il mondo nel quale – come dite voi – sono potente, mi ha portato a fiumane le donne! Non c'era da chiedere: c'era da scegliere. Oggi è, invece, il mistero d'uno smarrimento che mi tenta. L'inizio d'una perdizione....

Mauperin.

Bene bene bene.... Ma non vi capisco più.

Lenard.

Pensate: la piccola Isa io l'ho vista nascere. Nascere alla vita, intendiamoci. A questa vita. Florise me l'ha fatta conoscere.... come potrei dire?... allo stato primitivo: semplice, spaurita, innamorata. Attaccata al suo giovine amico col fervore che hanno soltanto queste creature ignare. Poi, d'improvviso, mi è apparsa sotto una luce nuova. Ho creduto di vedere in lei una sensibilità diversa, che è molto lontana, si capisce, dalla corruzione, ma che forse ne racchiude una nostalgia inconsapevole.

Mauperin.

Ebbene?

Lenard.

Ebbene, io sarei tentato di portare questa nostalgia ad una febbre, ad una necessità. Ma bisogna prima conoscere fino a che punto arrivi la sua ansia di vivere! vedere, anche, se mi sono ingannato. È un gioco, insomma: servirà a distrarmi!... Se mi sono ingannato abbandono la piccina alla sua sorte, che vicino ad un povero ragazzo spostato ed illuso sarà una sorte miserevole....

Mauperin.

E se è vero?

Lenard.

Ah! se è vero, caro Mauperin, le renderò il cammino più facile che mi sarà possibile!

Mauperin.

Lo seminerete di rose?

Lenard.

No. Ma di tutte le realtà che la sua immaginazione basa su un futuro che quasi certamente le verrà a mancare.

Mauperin.

Diventerete insomma la guida della sua corruzione!

Lenard.

Mi interessa, perchè non l'ho mai provato.

Mauperin.

Esagerate in modestia!

Lenard.

No. Non l'ho mai provato, perchè abbiamo sempre avute delle donne più corrotte di noi!

Entra da destra Renaud.

E dunque?

Renaud.

Ho ascoltato qua e là.... musica non fatta male, ma mediocre....

Lenard.

Quello che mi aspettavo.

Renaud.

Oh! illustre Mauperin!

Mauperin.

Mio celebre Renaud!

Lenard

che è rimasto assorto in una sua indecisione.

Spesa?

Renaud.

Relativa.

Lenard.

Risultato?

Renaud.

Negativo, ma non credo catastrofico.

Lenard

deciso.

Allora sarà bene che vi mettiate d'accordo con lui. Trattenetelo. E mandatemi giù la piccina.

Renaud esce.

Mauperin.

Mecenate impallidisce al vostro confronto!

Lenard

con una manata sulle spalle.

Buffone!

Mauperin.

Giacchè siete in vena di larghezze, perchè non mi prendereste anche la danza Andalusa?

Lenard.

Ah! no, caro! quella ve la regalo!

Mauperin.

Bene bene bene. Mi farò arrivare anch'io dalla provincia una piccola donnina da corrompere, ora che conosco il vostro nuovo credo morale!

Lenard.

Mauperin, non scherziamo: quello che vi ho detto è detto ad un vecchio amico.

Mauperin.

Mi stupisce che ne possiate dubitare.

Isa entra da destra. Ma s'arresta titubante.

Lenard.

Venite, venite.

Mauperin.

ad Isa.

Sono felice di accomiatarmi da voi dopo aver appreso delle buone notizie che vi riguardano.

Isa.

Sì?!

E guarda Lenard.

Mauperin.

baciando la mano ad Isa.

Bene.... bene.... e bene....

Ed esce da sinistra.

Lenard.

Dobbiamo dunque occuparci un po' seriamente di questo ragazzo?

Isa

con gioiosa ansia, con commozione viva che quasi le fa mancare le parole.

Signor Lenard.... scusate.... ma è tale la mia agitazione.... è come se, d'improvviso.... Ah! scusatemi.... sono sciocca ad accogliere con tanta paurosa trepidazione le vostre parole....

Lenard.

Paurosa, perchè?

Isa.

Perchè vorrei essere già sicura.

Lenard.

Come vedete, sto occupandomene. Ho lasciato adesso un volgare affarista, e per reazione m'attacco ad un musicista puro.

Isa.

Allora benedico la visita del signor Mauperin!

Lenard.

Avete dunque capito che il volgare affarista era lui....

Isa

per riprendersi.

Ho fatto male a capirlo?

Lenard.

Siete squisita!... No, non avete fatto male; il volgare affarista è proprio lui.

Isa.

M'ha detto però Mario che le sue canzoni hanno un certo valore.

Lenard.

Oh! Commerciale, moltissimo.

Isa.

È questo l'importante, no?...

Lenard.

Già. Ma pensate se è giusto che quella vecchia gru che non sa di musica, e s'è specializzato nelle canzonette napoletane conoscendo Napoli come io conosco il Polo, guadagni qualcosa come duecentomila franchi all'anno!

Isa.

Duecentomila franchi?!...

Lenard.

Vedete?... Ne siete sbalordita! Ora pensate: se il vostro Mario....

Isa.

Dio, signor Lenard! Credo che impazzirei!

Lenard.

No. Dopo qualche anno trovereste che è poco.

Isa.

Mi credete cosi avida?

Lenard.

Amica mia: oggi la cifra vi sembra enorme perchè non la possedete. Ma possedendola vi verrebbe a creare infinite altre necessità alle quali non sapreste rinunciare.

Isa.

Oh! saprei ben limitarle!

Lenard.

A Parigi? No. Ma considerate quale enorme spostamento di vita e di consuetudini avete già in pochi mesi subite. La sorte ha voluto portarvi d'un tratto nella casa d'un ricco e d'una donnina elegante.... Ditemi la verità, confessatevi a me: quante volte non avete già pensato: "quando mai anch'io arriverò ad essere come lei?..."

Isa.

Volete davvero che vi confessi una cosa?...

Lenard.

Siamo qui per farci delle confessioni.

Isa.

No.... forse mi trovereste puerile!

Lenard.

Ma è appunto la fantasia puerile che sogna l'irrealizzabile! E ciò che m'interessa in voi è la semplice infantilità del vostro sogno.

Isa

con improvviso turbamento.

Lo credete irrealizzabile?

Lenard.

Io?... Tutt'altro !... Che cosa mi stavate confessando?

Isa.

Dianzi m'avete parlato di Florise....

Lenard.

Dicevo Florise perchè le siete vicina. Ma potevo dire tutta l'inesauribile eleganza femminile che avete visto turbinare, per esempio, iersera, davanti ai vostri occhi.

Isa.

Sapete.... qualche volta io rimango sola in casa.... Florise ha molte ore del suo pomeriggio occupate, fuori.... E allora, che non sento più la presenza viva di qualcuno, mi trasformo in una nuova me stessa.... Non sorridete.... Io sono io, ma tutto quello che mi circonda è mio.... mio.... mio!... Capite?

Lenard.

Perfettamente!

Isa.

Mario non c'è.... ma verrà.... lo aspetto.... Mi abbandono in una poltrona fonda.... mi rannicchio quasi, perchè tutto quello che m'è intorno diventi più grande.... più vasto. Poi mi alzo.... cammino.... Su quei tappeti il mio passo non fa rumore, come quando si è nel sogno.... E tocco tutto, accarezzo tutto, frugo ogni angolo, riassetto i fiori, sposto i ninnoli.... come se volessi imprimere sulle cose il segno della mia mano padrona.... E poi spalanco gli armadii.... e un profumo m'investe, quasi m'ubbriaca.... e tuffo le mani tra quelle vesti, vi tuffo il viso.... le respiro.... sono mie!... Ma ecco.... Florise ritorna.... Sono ripresa dalla mia umiltà di ospite... Il sogno è finito! Ah! signor Lenard, fate che Mario possa vincere!

Lenard.

Ma certo! Bisogna uscire dal sogno, camminare sulla realtà viva....

Con un gesto verso la finestra.

Guardate. Parigi vi aspetta!

Isa.

Credete?

Lenard.

....Con tutta la sua anima prodiga....

Isa.

Ah! fosse vero!...

Lenard.

Vi schiude i viali mattutini del Bosco....

Isa

quasi senza voce, con ansia crescente.

....Sì....

Lenard.

....e gli ippodromi fioriti nei giorni di primavera....

Isa.

Sì.... sì....

Lenard.

....i ritrovi che s'affollano all'ora del thè, le sue Case di moda che creano l'eleganza del mondo.... le sue sale notturne dove in un bagliore di luce feerica impazza la molteplice vita....

Isa.

Ah! Potessi! Potessi!

Lenard.

Potrete!

Isa.

Siete dunque certo che Mario....

Lenard.

Sono certo che potrete anche senza di lui!...

Isa

con un sassulto.

Signor Lenard....

Lenard.

....Nel caso che egli avesse a fallire.

Isa.

No! no! Col vostro aiuto tutto diventerà possibile!

Lenard.

Col mio aiuto, precisamente! Non abbiate paura.... Parigi tenta.... offre.... ma dona!

Isa

quasi a sè, senza voce, senza forza.

Senza di lui?...

E s'accascia, chiusa nella rivelazione terribile, con smarrimento infinito.

Lenard.

Ma no, mia piccola amica.... Perchè questo turbamento proprio quando cerco di darvi la coscienza del vostro valore?...

Renaud entra da destra.

Il maestro?

Renaud.

È qui.

Lenard.

Fate entrare.

Renaud esce. Entra Mario.

Allora, maestro, noi siamo intesi. Potrete passare uno di questi giorni per gli accordi definitivi.

Mario.

Signor Lenard.... la gioia che voi mi date stamane è il coronamento di lunghi mesi di amarezza e di attesa.... Avete superato ogni mio desiderio.... mi siete venuto incontro con tanta generosa bontà, che io....

Isa

che ha seguito, livida, le parole di Mario sulla espressione di Lenard, ora non sa più contenersi, e quasi frapponendosi fra i due, esclama:

Mario!...

Ma richiamata a sè dallo stupore del giovine, rimedia così.

Mario.... non abusiamo più oltre.... il signor Lenard è tanto occupato.

Mario

senza capire.

È vero, signor Lenard.... scusatemi....

Poi rivolgendosi a Isa, come per giustificarsi.

....Volevo soltanto ringraziarlo....

Lenard

battendogli snlla spalla.

Non è necessario, ragazzo mio.... Non è necessario. A domani.... A domani.

Isa trascina Mario verso la porta, guardando con smarrimento Lenard che è rimasto immobile.

TELA

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