Se s’invertono i pendoli rigidi dei precedenti sismoscopî, in modo che le aste siano infisse verticalmente in basso ed i pesi siano portati in alto, allora si dice d’aver realizzato deipendoli rovesci, così chiamati appunto per distinguerli da quelli dritti di cui si è parlato poc’anzi.
Stando al Cavalleri (1858), già il Forbes adoperò una grossa verga elastica, fissa verticalmente al suolo e caricata in alto d’una palla di piombo, i cui movimenti erano segnati da un lapis, fissato alla stessa, sopra una carta esterna.
Molto semplice e sensibile, specie per scosse locali od a piccola distanza, è l’avvisatore sismico a sfera del Cecc hi (fig. 8), ideato fin dal 1881. Consiste in un filo d’acciaio ab, il quale è fissato verticalmente su di un treppiedi a viti calanti e porta una sfera di piombo P, da fissarsi con la vite V in un punto più o meno vicino alla base. Alla estremità superiore C del filo si trova un piccolo saltaleone il quale termina in un piattellino D. Su questo, infine, poggià una piccola asticina verticale E, destinata a cadere al sopraggiungere d’una scossa e che con lo strappo, dato ad un lungo filo sottile al quale è legata, agisce sopra una leva e per mezzo di questa pone in moto un orologio fermo sulle XII. Questo sismoscopio si vede in azione nelle figure 21 e 23.
Un’utile variante fu arrecata dal Cecchi al precedente sismoscopio, col sostituire al piattellino D un filo piegato tre volte ad angolo retto, il quale con la sua estremità di platino viene a trovarsi nel centro del solito anello di mercurio, come fu adottato nel suo microsismografo elettrico a registrazione continua (pag. 74).
Il Brassart nel suo sismoscopio a dischetto (1885) preferì di collocare all’estremità, bene spianata, del filo stesso d’acciaio dell’avvisatore a sfera del Cecchi, un leggero dischetto d’ottone, tenuto orizzontalmente in bilico pel suo centro e che, cadendo, chiudeva il circuito elettrico tra il filo stesso ed un imbuto metallico sottostante con la parte stretta rivolta in basso e concentrica al filo.
Alla colonnina del Cecchi ed al dischetto del Brassart, preferì di sostituire il Pfaundler (1897) una pallina di marmo che cadendo dalla cima d’una verga elastica, infissa verticalmente, indicava l’ora esatta della scossa ponendo in azione un meccanismo, destinato a fotografare il quadrante d’un orologio munito anche della sfera dei secondi. Questo mezzo d’ottener l’ora precisa era già stato realizzato, e forse con maggior semplicità, fin dal 1893 dal Cancani nel suo fotocronografo sismico, perfezionato nel 1895.
Una lunga esperienza ha mostrato come questa categoria di sismoscopî si presti assai bene ad indicare le scosse, anche se lievissime, purchè l’estremità del filo d’acciaio sia libera e non caricata d’alcun peso in bilico, come nei tre precedenti sismoscopî. Infatti, non è raro di vedere oscillare in occasione di qualche scossa, special- mente se un po’ lontana, l’estremità del filo d’acciaio carica del pesetto, senza che quest’ultimo cada.
Impressionato di questo fatto, mi decisi a costruire il mio sismoscopio elettrico
a doppio effetto per le scosse ondulatorie (1895) con un pendolo rovescio, la cui estremità superiore va a ritrovarsi nel centro d’un forellino; ma quest’ultimo, invece d’essere fisso a terra, è situato sopra il peso stesso d’un secondo pendolo rovescio a fianco del primo. Nella sua ultima forma è indicato dalla fig. 9, dove il forellino è praticato in una laminetta d fissa al peso L
'; ed il centramento della punta di platino, con cui termina il filo F, si fa mediante due viti v e v
' che spostano in due direzioni, ad angolo retto tra loro, la base del peso L. Per effettuare il centramento, facilitato dalla luce riflessa in su dal dischetto di carta bianca c, si osserva il forellino mediante uno specchietto s, convenientemente inclinato sulla laminetta d, e si manovrano le anzidette viti. Non si contano le numerosissime scosse, sia locali, sia più o meno distanti, avvenute in Italia ed anche all’Estero, indicate da questo semplice strumentino del prezzo modestissimo di una trentina di lire.
Una derivazione del precedente è il sismoscopio ad effetto multiplo del Cancani (1898) rappresentato dalla fig. 10 dove, invece di due soli pendoli, se ne veggono ben 7 dei quali 6 disposti intorno ad uno centrale. Quest’ultimo termina in alto con un leggero disco metallico orizzontalee di grande diametro, sulla periferia del qualesi trovano sei intacche, contro cui vengono a fare contatto le punte dei corrispondenti pendoli sottostanti. Per dare maggiore dissincronismo alle parti vibratili, tanto il disco quanto le punte di platino si trovano fissate al di sopra di piccole molle a spirale con l’asse verticale.
Si comprende facilmente come la sensibilità dei due precedenti sismoscopî possa risultare notevolmente accresciuta, se la loro base, invece d’essere fissa a terra, sia essa stessa mobile e precisamente collocata su di un altro pendolo rovescio. Questo concetto ho io realizzato nel mio tremitoscopio, esposto all’Esposizione di Brescia del 1902 e indicato dalla fig. 11, dove la parte a destra si deve intendere sovrapposta a quella a sinistra, essendo l’una la continuazione dell’altra. La verga d’acciaio k termina in un filo elastico q, carico d’una sferetta
d’ottone, e su quest’ultima è fisso un filo ancor più sottile p il quale termina con un anello di platino a. È contro questo anello, che vengono ad urtare i quattro fili di platino c
'
, c
''
, c
'''
, c
'''' saldati alle estremità di quattro sottili lamine d’acciaio l
',
l
'', ecc., dotate d’un periodo d’oscillazione diverso, per essere caricate dei rispettivi pesetti n
'
, n
'', ecc., posti a diverse altezze. Le viti v
'
,
v
'', ecc., servono ad avvicinare quanto si voglia i quattro fili c', c'', ecc., alla periferia esterna dell’anello a. E siccome le 4 laminette l
',
l
'', ecc., sono il prolungamento di altrettante molle b
'
, b
'', ecc., fissate ad una specie di manicotto A isolato elettricamente dalla verga k, così si vede come lo strumento possa agire quando in w e s facciano capo i poli d’una batteria elettrica. Infine, al di sopra dell’anello a si trova uno specchio S, inclinato a 45° e fisso alla custodia dello strumento, il quale permette di vedere di lato la posizione dei fili c', c'', ecc., per rispetto all’anello a. Questo sismoscopio con i due precedenti riesce di sommo vantaggio nel provocare la grande velocità delle zone dei sismografi fin dai primi tremiti debolissimi, precursori d’una data scossa (pag. 124 e 129).