Sismoscopî a pendoli verticali rigidi.

Forse il primo sismoscopio di questo tipo è quello proposto dal Kreil (1855). Consisteva in una verga caricata in basso da un peso, costituito d’un tamburo il quale, per effetto d’un movimento d’orologeria nel suo interno, faceva un giro in 24 ore. Sul cilindro era avvolta una carta, sulla quale una matita esterna segnava dolcemente.

Nella fig. 7 si vede a sinistra il sismoscopio adottato dal Guzzanti nel 1896 per le scosse ondulatorie, nel quale il contatto elettrico avviene tra un ago sporgente da sotto la palla di ottone ed uno dei 4 forellini di vario diametro, praticati in un disco orizzontale metallico in posizione eccentrica per rispetto all’ago. Questo disco si trova alla sommità d’una colonnina e può essere girato e sollevato a piacere, in modo da far restare l’ago nel mezzo del foro che si creda più conveniente. Nel modello più grande di siffatto sismoscopio, chiamato microsismoscopio e costruito fin dal 1894 – dove sullo stesso sostegno è fissato anche il sismoscopio per le scosse sussultorie (quello stesso che si vede separato a destra della fig. 7) – la sensibilità è ben maggiore, tanto che con esso si sono potute registrare molte scosse provenienti dalla Grecia, ed insensibili a Mineo (Sicilia), dove lo strumento funziona.

Il Guzzanti fa registrare ad inchiostro le indicazioni de’ suoi strumenti sopra una striscia stretta di carta (quella stessa del telegrafo Morse) la quale si svolge regolarmente da un rullo di provvista per mezzo d’un orologio.

A questa categoria di strumenti si può riportare il sismodinamografo del Galli (1886), che consiste in due lamine d’acciaio accoppiate ad angolo retto e dissincrone. L’estremità libera di una di esse scrive, mediante una pennina ad inchiostro, sopra una striscia di carta continuamente in moto.

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