I.

Nella notte, tra il gracidare delle rane e lo stridere dei grilli, gli amanti, che la fossa divideva, mescevano brame molte e piú promesse in lieve suono di parole, come di sospiri.

Essa stava a una finestra del castello; egli di qua dalla fossa, al margine ultimo. Così ogni notte; perché ser Lapo, l’avaro signore del Farneto, non consentiva all’amore della figlia con quel povero cavaliere che era Raimondo di Santerno; e all’albeggiare Raimondo inforcava il suo fido e bel leardo, e Giovanna lo accompagnava con gli occhi intenti finché egli spariva per il bosco.

La boscaglia in quell’ora si svegliava, e l’indefinita letizia della vita universale al far del giorno invadeva l’animo del giovane co ’l canto degli uccelli, l’odore delle erbe e degli alberi, la frescura dell’aria: susurravano le foglie, stormivano le rame, cinguettavano le passere, chioccolavano i merli, strillavano le gazze: murmuri, palpiti, fremiti; voci e canti ed inni: un inno concorde e solenne di gioia e di grazie della natura universa al sole e all’amore.

Il cavaliere non affrettava il cavallo. E le sembianze dell’amata, mal certe al suo sguardo durante il colloquio, allora gli s’avvivavano nell’imaginativa sí che rivedeva piú bella la donna; le parole di lei risonavano al suo orecchio piú dolci e piú distinte e, come voleva la letizia dell’ora, egli, che di lei non aveva per anche tocca una mano, ne sognava l’intero possesso con ingannevole gaudio. Oh le morbide guance di rosa e le carni gigliate e fresche!

Ma la notte, traversando la boscaglia alla volta del Farneto, un’ambascia grave gli pesava su l’anima, e tanto piú disperava di un lieto fine al suo amore quanto piú ardeva dal desiderio di riparlare almeno e di riudire Giovanna cosí, di furto, la notte. E mentre cercava tra le fronde spesse la vista delle stelle, scorgeva ombre nere che passavano tra i rami dei cerri e delle querce. Erano le streghe. Le streghe l’accompagnavano con mala intenzione, male augurando, sommessamente, al suo povero amore; sommessamente.

Egli rideva forte, e gli avessero pure additato, le streghe, la chiocciola d’oro dai pulcini tutti d’oro, la quale, al dir della gente, si trovava dentro nel bosco, ch’egli avrebbe saputo ben rapirgliela, al demonio!

Ma anche quel ridere, così, a forza d’animo, non lo sollevava dall’oscuro presentimento.

E con desiderio intenso e disperato di Giovanna affrettava il leardo per un sentiero che era stato aperto e battuto dal suo buon leardo, e che lo guidava al suo amore piú presto e di nascosto.

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