I.

Di due amici, Giulio Galardi e Alfonso Varchi, quello che, agiato di casa sua, apparentemente non aveva nulla da fare, viveva scapolo; e l'altro, direttore di una grossa azienda, commerciante, consigliere comunale e membro di commissioni e istituzioni e opere pie, l'altro, il quale aveva tanto da fare, s'ammogliò.

Ma in realtà Giulio Galardi faticava molto anche lui, da quando con un grosso patrimonio aveva ereditato da un parente materno il titolo di nobiluomo e si era introdotto nella società che suol dirsi migliore, sebbene non buona. Per le sue belle doti egli era stato ricevuto a porte aperte pur nelle case più aristocratiche; e appena si seppe che in certo palazzo era ricevuto anche a braccia aperte, diventò amabile e considerevole; ebbe il soprannome di Sìsì e fu perdonato di tutti i suoi difetti, i quali non erano nè piccoli nè pochi. Gli mancava un palmo di statura ad essere un bel giovane; era, in viso, troppo roseo e sollevando il baffo superiore ostentava un po' troppo i nitidi denti; affrettava gl'inchini d'un attimo più del necessario; vestiva con eleganza ligia alla moda, senz'alcuna di quelle anticipazioni o di quei ritardi o di quelle sprezzature che rivelano l'artista nel lion; esasperava camminando il peso del corpo su le gambe, di guisa che, a differenza degli altri, che parevano quasi montanari, pareva un montanaro del tutto; e affermando diceva sempre:

- Sì sì.

- È simpatico Sìsì - ammettevano concordi le signore; nè mancò qualche lettrice di Bourget la quale osservasse com'egli, ne' suoi discorsi e ne' suoi modi, aveva qualche cosa d'insolito, d'ignoto, per cui a volte acquistava una caratteristica spirituale quasi esotica.

Che cosa fosse quella cosa sconosciuta e nuova Giulio Sìsì non l'avrebbe saputa indovinare; forse era un fondo della rettitudine paterna, che gli restava dalla prima educazione. O forse era l'abilità con cui diceva le bugie. Essendosi accorto che la bugia è l'arma delle donne d'ogni ceto, egli disarmava le signore aristocratiche con invenzioni più verosimili e opportune di quelle che usavano gli altri per vincerle od esse per resistere, e in tal modo divenne presto un corteggiatore fortunato. Ma se per lui una donna tirava l'altra come le ciliege, anche per lui una bugia tirava l'altra; onde la fatica di arrestarne il corso a tempo debito e di mescolarle convenientemente con la verità.

E però, bisognoso di riposo e voglioso di sincerità, a quando a quando Giulio visitava l'amico Varchi e si distraevano a vicenda; l'uno con i racconti sinceri, nudi e crudi, delle sue avventure e l'altro con le relazioni de' suoi affari sempre più gravi, sempre più intricosi.

- Che c'è' di nuovo lassù? - domandava Alfonso.

- Che c'è di nuovo quaggiù? - domandava Giulio. Distinguevano così il mondo in cui vivevano, compatendosi reciprocamente.

- Ma perchè porti quel colletto? - chiedeva Varchi.

- È di moda.

E Varchi chinava la testa e pensava: «Bisogna proprio essere ingenui a impiccarsi per la moda!»

- Ma perchè ti preoccupi tanto delle elezioni comunali? - chiedeva Giulio.

- Dovere di cittadino!

E Galardi chinava la testa e pensava:

«Che ingenuo!»

Nè un'amicizia tanto cordiale, disinteressata, antica e fedele potè essere interrotta allorchè Alfonso Varchi prese moglie.

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