III.

«Tradire» nell'alta società significa per i gentiluomini «tradire un amico» e per le gentildonne «tradire con un amico»; ma per quel fondo di rettitudine che gli rimaneva, al traditore Galardi fino allora era parso di essere un riparatore di torti, un giusto vendicatore di povere donne contro mariti o infedeli o depravati o sciocchi o gelosi e senza ragione diffidenti di lui e della moglie. Invece Alfonso era leale, morigerato, intelligente, galantuomo, modello di padre di famiglia e di marito; e Giulio non aveva cuore nemmeno di provarsi ad ingannarlo.

«Sì sì! Finchè Alfonso restasse quel che era, era impossibile tradirlo!»

Vincere quindi l'insana passione sarebbe stato il meglio; e da uomo dabbene Giulio se lo propose. Impossibile! Divenne una passione irresistibile al punto ch'egli per essa avrebbe dato tutto il sangue, o metà del sangue avrebbe dato per trovar ragione a dolersi dell'amico, per accertarne qualche colpa, per scoprire difetti che spiacessero anche a Giovanna.

Ora si comprende che arrivato a meditare l'opportunità, anzi la necessità di accusare e incolpare un amico come Varchi, inconsapevolmente, si può dire, e presto, l'animo e il pensiero di Galardi dovessero volgersi a fallaci impressioni e a giudizi erronei.

Cominciò a credere che con tutte quelle faccende e fatiche e affannosi guadagni Alfonso presumesse di rinfacciare il quieto e dolce far nulla a chi aveva il diritto di godersi il frutto di fatiche e di guadagni aviti e paterni.

«Colpa mia se sono ricco?» Galardi diceva tra sè. Oh! forse suo padre non aveva lavorato tanto, e il suo prozio non l'aveva lasciato erede col titolo di nobiluomo per fargli godere il mondo? Dovrei forse lavorare anch'io come una bestia?»

Senza occuparsi di politica, Giulio era conservatore quanto Alfonso, che si arrabbiava anche per la politica; nondimeno il primo aveva già per il secondo un rancore quasi di partito.

«Tutto mi annoia? - Giulio proseguiva a meditare. - Ma starei forse allegro in Consiglio comunale? Non sono ambizioso, io!» Per lui, Alfonso era ambizioso e intristito nelle misere gare di campanile e di municipio.

«Mi piacciono le donne? Grazie! Non piace anche a lui Giovanna?» Alfonso la teneva, quella povera donna, in un assoluto dominio; con tale egoismo che anche l'animo di lei si avviliva nell'avidità della ricchezza; e il sentimento di lei restava confinato al domicilio. Giovanna infatti nulla sapeva di arte; non comprendeva la musica tedesca; non leggeva un poeta! (Ah che di poeti ne leggeva pochi anche lui, Galardi!).

Ma non solo: Alfonso Varchi si alleverebbe egoisti gli stessi figlioli; senza entusiasmi per idealità superiori alla vita comune; senza intendimenti dei maggiori problemi che turbano la società moderna.

Da che si comprende come Giulio era già innamorato in modo da leggere, per distrarsi, i giornali socialisti; e fu miracolo se la malinconia non lo condusse a inscriversi al partito.

E come non si vive solo per sè e per i quattrini, così non si dovrebbe abusare nemmeno in conversazione dell'economia politica e privata. Dàlli e dàlli, una sera in cui Giulio desinava dai Varchi, riflettendo sul fritto abbruciato e l'arrosto mal cotto chè dove regna la felicità coniugale è infelice sin la cucina, Alfonso s'abbandonò a un interminabile sproloquio intorno a giuochi di borsa, di rendita bassa, di dazi, d'importazioni e d'esportazioni.... Dàlli e dàlli, avvenne che la signora, alle frutta, non potè rattenere uno sbadiglio e non volgersi a Giulio con uno sguardo e un sorriso che significavano: «Gran brav'omo mio marito! ma che seccatura!»

Quattro anni, da quando lei stessa interrogava, interessata e preoccupata, intorno alle imprese commerciali dello sposo, non erano dunque trascorsi indarno?

Giulio Galardi prese animo.

- Lascia parlare a me - interruppe. E si diede a raccontare un fatto, a suo dire, della cronaca mondana: una storia la quale egli rese pietosissima addossando tanta volgarità e brutalità a un marito e tanta bontà e gentilezza a una moglie, che in questa pareva scusabile qualunque pazzia.

- Bene; chi lo crederebbe? - Giulio esclamò vedendo commossa la signora Giovanna. - La marchesa, la vittima, sul punto di cedere a un gentiluomo perfetto che l'ama da anni e che essa ama, si pente, respinge l'amante, si rinchiude in casa e confessa tutto al marito!

Alfonso fece:

- Meno male!

- No; malissimo, dico io - ribattè Galardi. - E lei, signora Giovanna?

Giovanna chiese:

- Il marito ha poi mutato carattere?

- Che! Peggio di prima!

- Allora la marchesa poteva aspettarsi a confessarsi a un prete.

- Ma prima del peccato o dopo? - Galardi incalzò.

- Oh! Prima.

Dopo! Dopo! Giulio lesse negli occhi di Giovanna: - «Se non ci fosse Alfonso, direi dopo

.... Finalmente - e senza spendere una goccia di sangue, ma solo con un po' di fantasia - Giulio potè convincersi che Alfonso assomigliava al marito di sua invenzione e che Giovanna teneva per sciocca, in certi casi, la virtù coniugale.

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