III.

«Il nostro valente capobanda, l'esimio maestro, il fortunato autore della Sposa selvaggia, nel quale tante speranze riponevano gli ammiratori concittadini, l'arte e la patria, ierisera si è miseramente ucciso gettandosi nel canal Torbo. Povero, illustre amico! Quale fu la causa che ti condusse al triste passo nel fiore della balda giovinezza destinata a uno splendido avvenire? Noi, a cui la commozione e l'ora d'andare in macchina impediscono d'enumerare adesso tutti i meriti del perduto amico, noi non solleveremo il velo della sua tomba. Noi rispettiamo il segreto e il desiderio del maestro Bonarca. Solo per debito di cronaca accenneremo che, appena sparsasi l'infausta notizia, si è vociferato in città di un amore infelice....»

- Un amore infelice? - esclamò Bonarca, stupito, non comprendendo, da prima il perchè di quella invenzione. - Infelice in amore lui, che delle amanti ne aveva avute tre in una volta: una nubile, una maritata e una nè maritata nè nubile? Infelice in amore un uomo della sua forza (con quei baffi)? Alla prima rappresentazione della Sposa, quando si voltava indietro a ringraziare il pubblico, non vedeva che, volendo, tutte le signore dei palchetti, in isplendide toilettes, sarebbero state sue? Ma di fra le righe della necrologia gli venne la luce; afferrò la ragione della pietosa menzogna; si commosse fino alle lagrime.

Per la ragione stessa gli parve anche più nobile e felice la trovata del Radicale, che gli dedicava un articolo di due colonne.

. . . . .

«Sposa selvaggia, addio!

«Io morirò per te!

«Lui! lui!, il povero compositore, è morto per la sua sposa; e la sua sposa - noi lo sappiamo - era l'arte. Un artista tanto più è grande quanto più è grande il concetto che ha dell'arte sua. Povero Bonarca! Aveva appena colti i recenti allori e non ne godeva; ne soffriva anzi, perchè gli sembrava di non aver fatto nulla in confronto a ciò che fecero Rossini e Verdi, Beethoven e Wagner: a ciò ch'egli temeva di non poter fare! E la bell'anima seguendo la mente alata che volava alla gloria, su in alto, nell'armonia dei cieli, si è sbigottita, è caduta, è precipitata nel canal Torbo.

«Io morirò per te!

. . . . . .

Più breve, sebbene prodigo anch'esso di lodi, il Vero cattolico concludeva:

Il nostro cordoglio è grande, avvegnachè nemmeno per il maestro Bonarca possiamo trovare un'eccezione alla regola della religione e della coscienza. Ripetiamolo a norma dei nostri lettori dilettissimi: Ogni suicida è un peccatore che o mancando di fede ha patito l'influenza del demonio, o è soggiaciuto a una improvvisa demenza.»

Proprio così: nell'opinione dei giornali, cioè nell'opinione pubblica, egli poteva, doveva essersi annegato o per il diavolo, o per il cervello voltosi sossopra, o per la donna, o per l'arte; non per la causa vera, nota a tutti. Come dire: che un artista il quale s'ammazza per i debiti non è artista. E questa era la ragione di quelle menzogne.

Ma artista e grande lo proclamavano tutti; con sincerità evidente, perchè essendo morto, nessun interesse lo legava a quei giornalisti; e perciò annegandosi egli compirebbe una corbelleria. E questa era la ragione del buonsenso.

Ecco l'efficacia d'un giusto conforto! ecco la necessità della logica! Doveva lamentare d'aver deposto il paletot con in tasca la lettera, sul ponte. Ma se non avesse deposto il paletot, non si sarebbe convinto della sua postuma gloria. Doveva lamentare di non essersi annegato subito. Ma se si fosse annegato subito non avrebbe appreso che annegarsi per debiti è una corbelleria. E, d'altra parte, non impunemente si scrive a un questore «mi uccido»; giacchè il ridicolo è anche peggio dell'onta, nè v'è cosa che più muova a disprezzo e a riso del venir meno per viltà a una faccenda seria come il suicidio. Ah! che errore non essersi buttato nell'acqua la sera innanzi mentre passava il birocciaio! Buttarcisi ora, in vista a qualcuno il quale lo salvasse, sarebbe peggio che peggio! A quest'ora nell'opinione pubblica egli era morto; cadavere era, quando a mente fredda (e si sentiva tutto intirizzito dal freddo della notte) rifletteva che alla fine il diavolo non è brutto come si dipinge e i creditori non sono crudeli quanto s'imagina; che agli artisti meritevoli della stima universale non mancò mai, alla fine, un insperato soccorso; che se egli, da quell'uomo coraggioso che era, avesse vinta l'ultima battaglia, l'avvenire l'avrebbe consolato di gloria e di quattrini. Morire, misero Bonarca, quando a' suoi occhi d'artista natura e vita apparivano così belle, pur nel grigio mattino autunnale, tra i miasmi del padule e nella desolazione dell'abituro ov'egli era tornato a gemere! Oh la natura! Udiva il cinguettare dei passeri; un lontano abbaiare; un lontano scampanare a festa e, giocondo, lo squasso dello sciacquatoio. Oh ammirare ancora una volta il sole, il verde!

Per vedere, si affacciò alla finestra.... Ma si ritrasse d'urto, atterrito: due carabinieri, preceduti da un signore nero, in abito nero.... (Forse l'amico Rosta? Il delegato Rosta? il compagno delle partite a biliardo?...) si avvicinavano al mulino. Ad arrestar chi? lui? per i debiti? per simulato suicidio?... con le pertiche? Rosta! Confuso, spaventato quasi, il maestro s'avvolse nella paglia, si ritrasse in sè....

Le voci s'avvicinavano sempre più; si fermarono proprio sotto la finestra, chiarendosi benissimo la voce dell'amico Rosta. Ma non entrarono.

.... - Che imbecille! poteva ammazzarsi in altro modo. Cinque ore di perlustrazione, signor delegato: siamo proprio stanchi!

- Certo, poteva impiccarsi!

- O farsi saltare il cervello.

E la voce del delegato amico gridò, forse a quelli delle pertiche:

- Spicciatevi, ragazzi!

Poscia:

- Se avesse posseduto un revolver, caro brigadiere, l'avrebbe venduto in piazza....

A chi si riferivano tali parole? Per fortuna l'amico s'interruppe di nuovo a chiedere con voce più alta:

- Si sente? C'è?

Da lungi uno rispose:

- Niente!

Proseguiva il dialogo, mentre proseguiva la misteriosa ricerca.

- Dicono che avesse da dare anche duecento lire al trattore....

- ....E cinquanta alla padrona di casa - fece la seconda voce ignota, del carabiniere. Allora Bonarca fu certo di chi discorrevano.

Rosta aggiunse: - Sfido! Non ne aveva nemmeno da pagare i debiti di gioco. A me, mi doveva le ultime tre partite che gli ho vinte a biliardo.

Ah cane! ah vigliacco! Che voluttà arrivargli addosso con un paio di schiaffi da rovesciarlo e dirgli: - Eccoti la paga delle tre partite, questurino mentitore! - Invece, no, non poteva muoversi; doveva restar lì rannicchiato nella paglia! «Mentitore infame!» Una delle partite, ne aveva vinta: una sola! per caso! «T'insegnerei io a calunniare i morti!»

Di nuovo l'amico s'interruppe a chiedere:

- Niente?

Silenzio. Quando risposero, ripeterono:

- Niente!

Il delegato ripigliava:

- In fondo, però, era un buon diavolo. Ebbe il torto di dar retta ai giornalisti, che per quattro pezzi rubati qua e là e cuciti insieme alla meglio, gli avevano fatto credere che diventerebbe un Mascagni!

Gridarono: - Non c'è!

Non ci poteva essere: Bonarca già si era ricordato che al mulino del canal Torbo si pescavano i cadaveri degli annegati. Coloro che gridavano non c'è erano senza dubbio i suoi becchini.

- Cercate ancora! Cercate!

Il brigadiere frattanto preferiva la Cavalleria Rusticana al Nabucco e stancava vieppiù il delegato; il quale propose:

- Se andassimo a sedere qui dentro? Parve a Bonarca che il pertugio dell'abitacolo si oscurasse all'interporsi d'una faccia e si sentì, con un brivido, perduto. Ma il brigadiere sconsigliava:

- Non sente che tanfo?

E i tre si mossero verso i ricercatori; lasciando il misero in una disperazione così grave e violenta che fu per fracassarsi la testa su la macina. Certo si sarebbe impiccato se si fosse sovvenuto della cinghia con cui usava reggersi i calzoni.

Ma in verità era un dilemma atroce: egli avrebbe dovuto vivere per dimostrare che tutti i calunniatori, come quell'amico infame, avevan torto e che avevano ragione i giornalisti; e vivere non poteva senza meritarsi il disprezzo universale!

Quando, poco dopo, coloro tornarono indietro.

.... - Vuol scommettere che invece d'annegarsi è scappato anche lui?

- Non credo. Non era uno da farcela così da furbo. Dite piuttosto che si sarà buttato giù, con una pietra al collo, in altro sito, per non essere pescato. Del coraggio ne aveva....

Meno male!

- Andiamo, ragazzi! - E i ragazzi - i becchini - trascorsero anch'essi. Uno sbadigliò:

- M'è venuto appetito.

....Indi a poco, per finirla, Bonarca uscì di soppiatto; si diresse non alla parte del borro pieno e profondo, perchè i manigoldi avrebbero forse udito il tonfo, ma alla parte dove per l'acquitrino o per lo scolare di poc'acqua, imputridiva una gora. Ivi non era possibile annegarsi. Se non che ci si affoga anche nel pantano. E d'un salto, deciso com'era, vi balzò.

Giù.... giù.... Nera e fetida l'acqua gli affluì intorno, alla superficie; e sotto, adagio adagio, i piedi, e poi i polpacci, e poi i ginocchi, e poi le coscie erano invischiate, impeciate, prese, strette dalla tenace poltiglia. Giù.... giù....

Egli tendeva gli occhi ai manigoldi che se n'andavano per l'argine opposto. Nè poteva fermarsi: se avesse voluto, non avrebbe avuto ramo o tronco a cui aggrapparsi; nè i piedi incontravano sasso o fondo sodo. Che morte!

Giù..., sebbene più piano; giù.... Gli premeva il ventre quel brago in cui forse pascevano i più schifosi vermi; gli fasciava lo stomaco; gli saliva al petto. Oh Dio!; nè si fermava. Al petto! aveva la pegola al petto! Gli toglieva oramai il respiro; e se gli arrivava alla gola, alla bocca....

Che orribile morte! E ancora giù, adagio adagio.... Maledetta la Sposa selvaggia! ... Addio, Elena (la maritata)! Addio, Teresa (la nubile)! addio, Lilì, per sempre!

Non si fermava ancora.... Ancora?

Quando gli parve d'aver toccato fondo, chiuse gli occhi per non vedere la sua morte, così. Ma a voce alta emise il grido degli estremi spiriti:

- Oh Dio!

Non chiedeva aiuto. lui! Nè fu udito. Infatti, non voleva morire?

Più forte gemettero gli spiriti vitali: - Diooò oh! E fu un urlo che finì in modo straziante; atroce, acuto, lungo. Egli però non capiva più nulla. Non volle capire più nulla. Finchè con l'aiuto di Dio, dopo un secolo....

- È lui! Corriamo!

- È Bonarca!

- Là! presto! affoga! - Correvano.

- È lui! Chi sa da quante ore!

- È già spacciato! - Arrivavano.

- No; non vedete? Muove la testa come una galana....

- Una corda.... Le pertiche!

- Maestro! maestro!

Senza dir nulla egli intravvedeva a pochi metri il delegato, i carabinieri, i becchini; e udiva battere il suo cuore, ton, ton, ton, a grande velocità.

- S'attacchi!

- S'attacchi alla pertica!

- Attáccati, amico!

- Forza!

- Coraggio, caro maestro!

Niun dubbio che per essere salvo gli sarebbe bastato afferrarsi alle pertiche. Ma non voleva morire?

- Coraggio! - Forza! - Bravo!

- Tira!

- Viene!

Salvo? Non doveva morire? Sì, ma che colpa n'ebbe lui?

Gli spiriti vitali si aggrapparono essi a quelle pertiche. Alle pertiche, prima; poscia a quelle braccia. Egli si lasciò trascinare e afferrare....

E salvo, ma svenendo davvero nelle braccia dell'amico, balbettò:

- Lasciatemi morire....

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