Prima la regina, Pampinea .
Ella, piú adulta, è anche piú esperta e riflessiva delle altre sei donne; come Panfilo, il quale le siede a lato, è tra gli uomini il maggiore in età e il piú avveduto e assennato: per questo l'uno e l'altra si distinguono dai loro compagni; si distinguono tra loro per ciò, che Pampinea, come donna, è piú sagace, Panfilo è di pensieri piú profondi.
È Pampinea che nel tempio consiglia le compagne di cercare con la vita allegra fuori Firenze scampo alla peste e conforto ai dolori che ad esse ha apportati; e tiene meraviglioso e lungo discorso, nel quale movendo dai consigli della fredda ragione, che induce l'uomo a conservare per ogni modo la vita, s'allarga ad esporre la tristizia dei tempi presenti e la malvagità che si è introdotta negli animi, e, avvertendo che «nulla si disdice piú a loro l'onestamente andare che faccia a gran parte dell'altre lo stare disonestamente», descrive in fine i piaceri e le bellezze della campagna con tale vivacità ed ardore, che niuna delle amiche le resiste dubbiosa, ma tutte lodano il suo consiglio con desiderio di seguitarlo. È lei che propone d'accettare a compagni Panfilo, Dioneo e Filostrato, e va essa a pregarli lieta ed ardita a che «con puro e fratellevole animo a tenere loro compagnia si debbano disporre»; e ad istanza di lei, perché le cose le quali sono senza modo non possono durare, si elegge un re ogni giorno, e si delibera di trascorrere il tempo non giuocando, ché nel gioco «l'animo dell'una delle parti convien che si turbi», ma novellando.
Pampinea ama dilungarsi, per ammonire e far riflessioni, nei preamboli alle novelle che narra e per notare i difetti suoi e degli altri e rilevare quanto per esperienza ha appreso o ciò che le sembra che meglio convenga.
Cosí per la novella di maestro Alberto discorre della vanità e loquacità femminile, e rampogna e consiglia; per la novella di Alessandro Agolanti, che giacque con la figlia del re d'Inghilterra, della quale ei divenne marito, considera come la fortuna è mutabile; per la novella del savio re Agilulf e del palafreniere ardito e avveduto corregge i curiosi indiscreti: dimostra la verità di un proverbio narrando il miracolo dell'angelo Gabriello, e narrando dello scolare che fu burlato e burlò, prova che l'arte è dall'arte schernita, onde è poco senno dilettarsi di schernire altrui. Assorge anche con la novella del buon re Piero a princípi di retto governo politico.
Pampinea ammette che amore possa guidare a gravi pericoli, ma tiene sciocca cosa il pensare che amore tragga altrui dal senno e «quasi chi ama faccia divenire smemorato»; e la canzone ch'ella canta n'assicura che pure amando sa serbarsi donna savia e prudente. Il suo amore è senza pene, senza timori: ella ha la certezza di essere riamata, la consolazione di «possedere il suo volere» in questo mondo e la speranza di aver pace nell'altro per quella intera fede che porta a chi ama: ella è gioiosa e con la sua gioia allieta le compagne che sono afflitte, e né pur vuole acconsentire alla tristezza che Filostrato ricerca nelle novelle al dí del suo reggimento.