V.

Confermandosi nell'ipotesi per cui si era arrabbiato, il signor Prospero ebbe un rigurgito di amarezza in gola; poi si sentì pieno di male il cuore. E si sfogò a inveire, entro di sè, contro la nipote. Stupida! Infatuarsi d'un Tarelli! Credere avesse buone intenzioni e si proponesse davvero di sposar lei! Non dubitare che egli amoreggiasse per divertimento! Stupida! — Poi inveì di nuovo contro quel gaglioffo che lusingava, per divertimento, una ragazza onesta, la nipote di Prospero Marzioli! canaglia! briccone!

Se non che, a pensarci, comprendeva ora come la richiesta di comprar Top fosse stata un pretesto e come la visita, con i salamelecchi e le adulazioni, dovesse avere avuto uno scopo anche più ignobile: stringere amicizia con lo zio; ingraziarselo, servirsi di lui meglio che del cane. — Ragazzaccio! Tu sei furbo, ma...

Più furbo lui, lo zio!, quantunque non arrivasse a immaginar tutta la verità. Questa: mancato il sussidio del collare, giudicando troppo rischioso il gettito dei biglietti e delle letterine dal muro del cortile, oh che restava all'Elena se non suggerire a Diego il mezzo suggerito dallo zio a lei: il buco della serratura?

Nè lo sfogo sollevò il signor Prospero; egli non ebbe riposo nel cuore e nella testa. Adesso voleva e non voleva parlar alla nipote, esortarla a metter giudizio o, no, tacere. Finchè l'ira di nuovo prevalse.

No; l'Elena non meritava i suoi consigli! Non aveva avuto fiducia in lui; non ne aveva: corresse dunque al castigo; alla delusione! E, dopo tutto, per lei sarebbe meglio. Non s'innamorerebbe più così facilmente; forse non si mariterebbe mai; vivrebbe nel bene dei suoi e dello zio. Questo, questo egli, ora, sperava!

«Egoista!» gli gridò la coscienza; e mentre si ascoltava sorpreso, «egoista» gli sembrò ripetessero dalle gabbie, piangendo e cantando, le creature schiave della sua vita inutile; «egoista!» sembrò affermar anche Top, che era stanco di dormire e desiderava andar fuori, in campagna, a caccia.

Onde Prospero Marzioli, più afflitto che mai, si alzò, prese lo schioppo, passò il braccio nella cinghia; si diresse alla porta da cui il bracco l'aveva preceduto. Ma sulla soglia ristette.

E tornò indietro; e venne all'uscio a figger lo sguardo nel buco della serratura. Non vide nessuno. Elena! Elena! Chiamarla? Non ne ebbe la forza.

Oh! fuggire di là, in campagna, a caccia, con Top, a guarire del male che aveva nel cuore!

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