Sempre allegro, Agosti, il segretario del Comune, sudava a non ridere nelle gravi circostanze perchè ne rilevava, a sè stesso e agli altri, i contrasti comici. Così ammoniva: — Siamo seri — appunto quando più presentiva il pericolo di scoppiare in una risata aperta o in singhiozzi di riso irrefrenabile. — Siamo seri — susurrò all'orecchio dell'amico assessore dell'Igiene entrando nel salotto di casa Ceredoli. L'intera Giunta ci era venuta per la visita di condoglianza alla vedova e per informarsi intorno al testamento.
Ed ecco aprirsi l'uscio e presentarsi la vedova accompagnata dalla luce della gran vetrata di contro. Agosti, che teneva gli occhi bassi (— siamo seri! —), ebbe da quella luce una rivelazione, uno spettacolo strano e inatteso. La signora aveva indossato in fretta la veste nera senza pensare che la tenuità del tessuto la rendeva trasparente. E mostrava come velate impudicamente le gambe. E che gambe! due colonne calzate d'un colore dubbio e basate su due piedini in scarpine lucide.
Bastò. Sentendo che gli sarebbe vano ogni ritegno il segretario si volse, e col fazzoletto al viso andò a scoppiare presso l'altra finestra. I suoi singhiozzi ruppero il silenzio di quegli istanti, e l'assessore anziano, mentre egli e i colleghi s'inchinavano, ne approfittò a proferir belle parole d'occasione.
— La commozione così sincera del nostro segretario le dimostra, signora, quanto il suo signor marito era amato dai dipendenti e come grande debba essere il cordoglio dei suoi colleghi del Consiglio comunale che noi, qui, abbiamo l'onore di rappresentare.
— Grazie..., s'accomodino... — balbettava la vedova col fazzoletto in mano.
E tutti sedettero, tranne Agosti che le commoventi parole dell'assessore anziano indussero a singhiozzare più forte.
— La Giunta anzi — seguitò il capo della Giunta — ha in animo di proporre al Consiglio che le virtù dell'illustre estinto e il compianto della cittadinanza siano ricordati in un monumento, in un busto...: se pure le disposizioni testamentarie di un uomo tanto modesto non vi si oppongano e non dimostrino preferenza per le opere di pietà. Nel qual caso...
— Ma il testamento non si è ancora trovato — interruppe la vedova asciugandosi gli occhi. — Non sappiamo se l'abbia fatto...
Meraviglia in silenzio. Possibile? E l'uscio dell'altra camera si riaperse e ad uno ad uno, con successivi inchini, entrarono il figlio del defunto e i tre generi. Il segretario che si era quietato, cercò di far largo scostando sedie e poltrone. E si mordeva ferocemente la lingua.
Strette di mano, in silenzio.
— Possibile? — disse l'assessore anziano rivolto alla vedova.
Essa riferì ai venuti l'argomento del discorso.
— Impossibile che non l'abbia fatto! — rispose il figlio. — Un uomo come mio padre...
— La previdenza, la prudenza in persona...
— Ma — obiettò il più lungo dei generi — se avesse avuta l'intenzione di testare il povero commendatore non ne avrebbe avvertita la sua signora, per cui non aveva segreti?
— Ah! questo è vero! — la signora disse asciugandosi gli occhi.
— Ma — obiettò il più piccolo dei generi col tenue sorriso di chi si lascia scappare una castroneria —: a far testamento ci si tira, dicono, la morte addosso.
Oh! Protestarono. — Il povero commendatore non aveva di questi pregiudizi!
— Ma — obiettò il genero di mezzo per accomodar la topica dell'altro —: il povero commendatore forse dubitò di spiacere alla signora. — Già: come a dire che la superstiziosa era lei! Altre proteste. Il segretario sgattaiolò a prender aria.
— Mi viene il dubbio — intervenne a questo punto l'assessore anziano — che se non è presso il notaio Tibaldi, il testamento sia nel gabinetto del sindaco.
— Questo sì! — Ipotesi verosimile.
E subito si deliberò di mandare una commissione in municipio.
— Segretario! segretario!
Agosti rientrò con faccia dolente. Egli e il figlio Ceredoli, un genero e due degli assessori se ne andarono alla ricerca in municipio.
Tra i rimasti c'era l'assessore dell'Igiene, che sino allora non aveva aperto bocca. Qualche cosa bisognava pur dire! Disse avanzando una nuova ipotesi:
— E non hanno interrogato il canonico Bonerba? Era così amico del povero commendatore! Forse lui ne conosce le intenzioni.
— Perbacco! — fecero i due generi ch'eran rimasti lì seduti.
Come mai non ci avevan pensato?
E lor due con quello dell'Igiene se ne andarono subito subito in cerca del canonico Bonerba, alla cattedrale.