IV.

Dal municipio tornarono con un fascio di carte inutili: fatica particolare, a portarlo, del segretario Agosti, il quale si tenne punito così della sua ilarità intempestiva, e rideva ripensandoci. Ma dalla cattedrale gli altri messi recarono di meglio.

Quel sant'uomo del canonico Bonerba arrivò rosso e sbuffante (non è legge che tutti i santi debbano avere il ventre smilzo) e chiese di parlare da solo a sola con la vedova. Allora gli estranei alla famiglia si mossero a salutare, per assentarsi.

— No no — esclamò il canonico —: la loro presenza, quali rappresentanti del Comune, è forse più che conveniente, necessaria tra poco.

E quindi tutti, fuorchè i due — il sacerdote e la signora — passarono nella camera da desinare. Ivi erano in perfetto lutto le figlie e la nuora del defunto.

— Desideravo d'essere chiamato per uscire di perplessità — continuò il sacerdote. — Non che io sappia se il mio povero amico abbia o no testato, ma so quali erano le sue intenzioni testamentarie e rispetto alla chiesa e rispetto alla beneficenza, alle opere pie.

— Ah — sospirò la vedova — se l'ha fatto, il testamento, dove l'avrà dunque depositato?

— Ecco...; appunto... Il mio povero amico aveva una preoccupazione sola: non turbare l'armonia della sua famiglia veramente esemplare. Si sa...; i beni di questo mondo generano dissidi, alle volte, fin tra le persone più affezionate. E Ceredoli era così delicato, così sensibile, che aveva quasi il pudore della sua saggezza, della sua giustizia, della sua prudenza. Mi spiego?

— Ah! — sospirò la vedova asciugandosi gli occhi.

— Voglio dire che se fece testamento forse lo nascose perchè il figlio e le figlie non sapessero che l'aveva fatto e non ne pensassero male (pur troppo la fragilità umana...). E il Signore nel chiamarlo a sè non gli lasciò tempo di avvisare lei o me o altri del luogo ove aveva riposto il documento.

«Riposto»? Potere di una parola! La vedova a udirla ebbe un lampo di chiaroveggenza in un istantaneo risveglio della memoria. Ricordò la cassapanca secentesca ai piedi del letto nuziale e la cassettina che v'era dentro, antica anch'essa, in forma di bauletto o di cofano.

Balzò in piedi esclamando:

— È nel cofano dentro la cassapanca del seicento!

Il sacerdote la trattenne con dolcezza nell'atto e nella voce.

— Aspetti, signora. O il testamento si trova dove lei dice, o non vi si trova. Se non si trova neppur lì io mi credo in obbligo di dichiarare oggi stesso, con le cautele consigliate, anzi imposte dalla legge, quali erano le intenzioni del mio amico. Per questo ho pregato i membri della Giunta di rimanere. E se il testamento si trova, non le par bene che sia aperto da mano di notaio? Non le par conveniente mandare prima di tutto per il dottor Tibaldi?

La signora annuì. Un servo fu mandato per il dottor Tibaldi. Quindi essa, la vedova, portò nella camera da desinare e vi depose su la tavola il cofano avito. Era chiuso. Ne mancava la piccola chiave.

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