III.

Finchè, al principio di settembre, un ombrello intervenne a risolvere tutte le questioni.

Era stata una giornata calda come d'agosto; non un fiato d'aria nemmeno all'approssimare del tramonto; non una nuvoletta in quella chiarità biancastra.

E Boldrighi apparve all'amico, che l'aveva preceduto ai Giardini, recando un ombrellone nero invece del bastone dal manico di corno.

— Nevica! — gli urlò contro, dal sedile, Ceccuti, e rise.

L'altro sedè soffiando.

— Prima di notte, pioverà.

— Chi ve l'ha detto?

— I miei piedi.

— Oh! guarda dove voi tenete la scienza!

— Più sicura della vostra, che l'avete in testa.

— Io so che il barometro è alto.

— E io so che il barometro sbaglia.

Si capisce dall'esordio come il colloquio procedesse quella sera; ad argomento scientifico, con urti e cozzi di opinioni intorno all'influenza atmosferica sui calli, i budelli, i nervi ecc., intorno alla pressione e alla densità, dell'aria ecc.; intorno al gracidar delle rane e al pizzicar delle mosche ecc.

In cognizioni di tal sorta Ceccuti superava e discorreva con più lena; ma, pur interrompendo di quando in quando, Boldrighi se la spassava a considerar il cielo verso sud-ovest. A un tratto indicò là e disse:

— Vedete?

Si offuscava la montagna sotto un cielo divenuto plumbeo.

— Calura; nient'altro che calura! — l'amico oppose.

— Non sentite? Lassù tuona! — insistè Boldrighi.

Ebbene, non ci poteva essere elettricità nell'aria anche senza vapore acqueo?

Ah i segreti della natura! ah i misteri della fisica! Tuonare anche a ciel sereno, o quasi!

Boldrighi lasciava dire. Aspettava con un sorrisetto ironico sotto i baffi; poichè vedeva grosse nuvole avanzare in fretta, aderendo; sempre più nere nel mezzo e livide ai lembi. E il tuono rombò forte ad ammonire Ceccuti che smettesse di far lezione.

Ceccuti tacque. Poi, per non confessarsi vinto riattaccò. Disse, acido:

— Voi non siete di buona razza; portate l'ombrello e andate in tram. I Romani conquistarono il mondo a piedi, e ombrelli non se ne sognavan nemmeno. Quando pioveva, e si bagnavano, facevano come faccio io: andavano a casa ad asciugarsi, bevevano un bicchiere di vino, e a letto a sudare! Capite?

— Voi fate proprio così? — Ora Boldrighi, nell'ironia della dimanda, nascose il suo pensiero. Aveva deliberato di cedere l'ombrello a lui, credendo gli spiacesse rinunciare, per il temporale, alla passeggiata igienica; ma giacchè l'amico non aveva paura di bagnarsi, anzi ci avrebbe gusto a far il Romano, l'ombrello, egli, lo terrebbe per sè. E avendo l'ombrello egli non aveva bisogno di scappare come quelli che da ogni parte dei Giardini trottavano a rifugiarsi in città.

I goccioloni cominciavano a mordere la polvere; eppure nessuno dei due voleva esser primo ad alzarsi in piedi. Finchè una saetta guizzò, scoppiò poco lontano. Allora scattarono, si avviarono.

Alla barriera Ceccuti ristette a guardar in alto.

— Non piove più; spruzzola, dicono i toscani.

Dunque: — buona notte! — E s'incamminò impavido per la sua strada, a passo da bersagliere.

Ma Boldrighi ebbe un senso di rimorso e attese.

Pochi istanti dopo si aprì la cateratta; l'acqua precipitò con furia.

— Ceccuti! Aspettate, Ceccuti! — Boldrighi si diè a gridargli dietro, e si mise a inseguirlo con l'impeto di una smania riparatrice.

Correva, il vecchietto, stupito lui stesso di aver le gambe ancora così svelte.

— Fermatevi! Aspettate, Ceccuti! L'ombrello servirà a tutti e due!

Ma l'altro tirava innanzi senza badargli.

Pensava: — Si stancherà, tornerà indietro; e io mi riparerò sotto la Porta Castiglione.

Se non che d'improvviso ebbe un dubbio; un senso di rimorso anche lui. E si voltò.

— Siete matto a correre così, voi? Suderete! vi prenderete un malanno! — urlava.

La compassione lo inchiodava, il buon Ceccuti, ad aspettar sotto lo squasso.

E nell'atto che Boldrighi, il quale non ne poteva più, porgeva l'ombrello all'amico, una raffica rovesciò l'arnese, e nel frangente rimasero a inzupparsi, stretti insieme, come pulcini.

Quasi non bastasse, il tram su cui pure il camminatore impavido si era rassegnato a salire, tardò parecchi minuti, che parvero secoli, e sotto la Porta Castiglione spirava un vento freddo e violento.

Poveri vecchi! Si sentirono gelar il sudore addosso.

***

... Nè la polmonite, che si buscaron tutti e due, doveva lasciar tempo all'uno di cantare una requiem all'altro.

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