III.

1. Novellino: Qui conta una novella d'amore.

2. Fabliau: Le chevalier qui recouvra l'amour de sa dame.

3. Fabliau: Roman de un chevalier et de sa dame et de un clerk. - I lascivi novellieri erotici del '400 sono alcuni volgarissimi; altri (ricordate il Piccolomini) sentimentali. Riuscii a rendere questa disuguaglianza del sentire in una novella sola?

4. La corruzione della passione erotica nel secolo XVI quali novellieri resero meglio di queste Lettere Amorose di Alvise Pasqualigo (Venezia, 1569)? [Vedi A. A. Romanzieri e Romanzi del cinq. e del seic.] Ne' riferimenti ho mutato solo la grafia.

5. Novelle degli Accademici Incogniti (30a, di F. Carmeni).

6. Gesta Romanorum: «Legitur, ut dicit Macrobius, quod erat quidam miles qui habuit uxorem suam suspectam....» Chiede, il soldato, consiglio al prete; il quale «manum dominae accepit et pulsum suum tetigit; deinde sermonem de eo fecit, cum quo erat scandalizata et vehemens suspicio: statim pre gaudio pulsus incepit velociter moveri et calefieri.... Clericus, cum percepisset hoc, incepit sermonem de viro suo habere, et pulsus statim ab omni motu et calore cessabat.»

Fu scritta, quest'ultima, nel marzo del 1894.

NOTA

....L'indagine psicologica, l'osservazione e lo studio del fenomeno spirituale, l'analisi del sentimento sono la caratteristica della nostra età e il tormento nostro. Questa curiosità pretensiosa di conoscere noi stessi sembra penetrare dalla scienza nella vita comune e divenire abitudine e sollazzo dello spirito. Il cronista narra della ragazza che s'è avvelenata e riferisce i particolari piú minuti del fatto; ma non ci bastano essi, e vorremmo sapere quale successione di pensieri dolorosi o folli, quale aberrazione di sentimento ed esagerazione di passione erotica, quale cumulo di avverse circostanze esteriori e che influenza di contorno ha condotto quella femminetta al proposito insano.

Né ci sbigottisce e rattiene la profanazione dell'idealità; anzi ci sembra d'innalzare noi stessi abbassando i grandi uomini a noi se possiamo apprenderne a rilevarne i difetti o le colpe. E non la sola vaghezza dell'ignoto, ma l'avidità di conoscere in che guisa vivevano e come sentivano i nostri avi induce gli studiosi a violare per gli archivi i segreti del tempo e della morte e innamora le persone severe e cólte alla storia dei costumi. Però l'efficacia della critica storica è tanta che non si capirebbe senza avvertire questa ragione remota della sua necessità.

Ma l'arte quando esagera le tendenze dell'età sua si pervertisce sempre e pervertisce e stanca: onde l'uggia del romanzo psicologico decaduto a una specie di psicologia romanzesca; onde il rimprovero che si muove pure ai poeti di ricercar troppo e con morboso compiacimento le sensazioni insolite, le esagerazioni sentimentali, le infermità psichiche nella passione umana; e quindi anche il desiderio che l'arte si ritempri ai modi degli artisti sani e validi, e, pur rinnovandosi, anzi per rinnovarsi meglio, si rifaccia espressione schietta e forte del sentire e della vita.

Del qual desiderio tenuto conto, e, d'altra parte, tenendo conto della fortuna che seconda gli studi intorno il costume antico, non sarebbe meraviglia se a qualche scrittore venisse l'idea di rinnovare, con invenzione sua, il racconto del fatto antico.... Ma qual norma dovrebbe seguire questo raccontatore di novelle che ritraessero costumi e vita d'altri tempi e la passione di tutti i tempi?

Per me, una delle due:

O la maniera arcaica, cosí nello stile come nello sviluppo del racconto (prova d'arte riflessa, a diletto di pochi dotti: già sfoggio in Balzac di maestria e di meravigliosa potenza stilistica e fantastica, e, da noi, esercizio, affettazione di bello stile nel Cesari, nel Colombo, nello Zambrini, nel Livaditi, in altri, e, non è molto, grazioso capriccio di Ugo Fleres);

o (per prova d'arte spontanea, a diletto di tutti) la maniera moderna: cioè, nulla d'arcaico nel racconto, se non, intimamente, quanto bisogna a non offendere la rappresentazione, la verità, la visione dell'antico e la realtà della storia: dunque profittare d'ogni mezzo che noi abbiamo imparato e conserviamo dell'arte vecchia perché nuovo in eterno; colorire modernamente la forma, per quanto è possibile e conviene, e anche improntare il racconto di quell'osservazione e spiegazione psicologica da cui oggi acquista verosimiglianza e allettamento lo sviluppo della passione. Soltanto un'impronta, s'intende; e a ciò si pretenderebbe un senso delicatissimo di temperanza fra il vecchio e quello che può rimanere moderno....

Ma rifarsi all'arte ingenua e primitiva dei trecentisti, del Sacchetti, per esempio, adattando a quella loro bella semplicità il moderno stile semplificato, non credo si possa senza offendere il precetto oraziano, l'immutabile precetto del cor sincerum.... Nessun grande artista si sottrasse mai del tutto al suo tempo, pur quando ne avversò i gusti e ne avvisò gli errori, e in arte non si saltano impunemente quattro o cinque secoli....

A. A. (Da un articolo del Fanfulla domenicale n.° 8, an. XVII).

INDICE

I.

cavalleresche

Il valletto ostinato

Il leardo

Liberalità di messer Bertramo d'Aquino

II.

ascetiche

La salvazione di fra' Gerunzio

Dio lo vuole!

Disperazione

III.

borghesi e signorili

Agnesina (Sec. xiii)

La fantasima (Sec. xiv) » 109

Un'opera di pietà (Sec. xv)

Passione d'un gentiluomo veneziano (Sec. xvi)

La dama fallace (Sec. xvii) Pag. 165

Il polso (Sec. xviii)

Le fonti

Nota

Finito di stampare

il dí 25 Febbraio MDCCCXCV

nella tipografia della ditta Nicola Zanichelli

in Bologna.

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