SCENA QUINTA

Creonte, Argia

Guardie

Creonte

Vieni, e mi ascolta, Argìa. – Dolor verace,

amor di sposa, e pio desir, condotta

ebberti in Tebe, ove il divieto mio

romper tu sola osato non avresti...

Argia

T’inganni; io sola...

Creonte

Ebben, rotto lo avresti,

ma per pietà, non per dispetto, a scherno

del mio sovran poter; non per tumulti

destare: io scerno la pietà, l’amore,

dall’interesse che di lor si vela.

Crudo non son, qual pensi; abbine in prova

salvezza e libertà. Di notte l’ombre

scorta al venir ti furo; al sol cadente,

ti rimenino al padre in Argo l’ombre.

Argia

Eterno ad Argo già diedi l’addio:

del morto sposo le reliquie estreme

giacciono in Tebe; in Tebe, o viva, o morta,

io rimanervi vo’.

Creonte

La patria, il padre,

il pargoletto tuo, veder non brami?

Argia

D’amato sposo abbandonar non posso

il cener sacro.

Creonte

E compiacer pur voglio

in ciò tue brame: ad ottener di furto

l’urna sua ne venivi; apertamente

abbila, e il dolce incarco in Argo arreca.

Vanne; all’amato sposo, ivi fra’ tuoi,

degna del tuo dolore ergi la tomba.

Argia

E fia pur ver? tanta clemenza, or donde,

come, perché? Da quel di pria diverso

esser puoi tanto, e non t’infinger?...

Creonte

Visto

mi hai tu poc’anzi in fuoco d’ira acceso;

ma, l’ira ognor me non governa; il tempo,

la ragion la rintuzza.

Argia

Il ciel benigno

conceda a te lungo e felice impero!

Tornato sei dunque più mite? oh quanta

gioja al tuo popol, quanta al figliuol tuo

di ciò verrà! Tu pur pietà sentisti

del caso nostro; e la pietade in noi

tu cessi al fine di appellar delitto;

e l’opra, a cui tu ne spingevi a forza,

a noi perdoni...

Creonte

A te perdono.

Argia

Oh! salva

Antigone non fia?

Creonte

L’altrui fallire

non confondo col tuo.

Argia

Che sento? Oh cielo!

Ancor fra lacci geme?...

Creonte

E dei tant’oltre

cercar? Ti appresta al partir tuo.

Argia

Ch’io parta?

Che nel periglio la sorella io lasci?

invan lo speri. A me potea il perdono

giovar, dov’ella a parte pur ne entrasse;

ma in ceppi sta? pena crudel fors’anco

a lei si appresta? io voglio ceppi; io voglio

più cruda ancor la pena...

Creonte

In Tebe, io voglio;

non altri; e, al voler mio cede ciascuno. –

Mia legge hai rotta; e sì pur io ti assolvo:

funereo rogo incendere al marito

volevi; e il festi: il cener suo portarti

in Argo; ed io tel dono. – Or, che più brami?

che ardisci più? Dell’oprar mio vuoi conto

da me, tu?...

Argia

Prego; almen grazia concedi,

ch’io la rivegga ancora.

Creonte

In lei novello

ardir cercar, che in te non hai, vuoi forse? –

Di Tebe uscir, tosto che annotti, dei:

Irne libera in Argo ove non vogli,

a forza andrai.

Argia

Più d’ogni morte è duro

il tuo perdon: morti, ch’a ogni altri dai,

perché a me sola nieghi? Orror, che t’abbi

di sparger sangue, già non ti rattiene.

D’Antigone son io meno innocente,

ch’io pur non merti il tuo furore?...

Creonte

O pena

reputa, o grazia, il tuo partir, nol curo;

purché tu sgombri. – Guardie, a voi l’affido;

su l’imbrunire, alla Emolòida porta

scenda, e al confin d’Argo si tragga: ov’ella

andar negasse, a forza si trascini. –

Torni intanto al suo carcere.

Argia

Mi ascolta...

Abbi pietade...

Creonte

Esci. –

Share on Twitter Share on Facebook