Creonte, Argia
Guardie
Creonte
Vieni, e mi ascolta, Argìa. – Dolor verace,
amor di sposa, e pio desir, condotta
ebberti in Tebe, ove il divieto mio
romper tu sola osato non avresti...
Argia
T’inganni; io sola...
Creonte
Ebben, rotto lo avresti,
ma per pietà, non per dispetto, a scherno
del mio sovran poter; non per tumulti
destare: io scerno la pietà, l’amore,
dall’interesse che di lor si vela.
Crudo non son, qual pensi; abbine in prova
salvezza e libertà. Di notte l’ombre
scorta al venir ti furo; al sol cadente,
ti rimenino al padre in Argo l’ombre.
Argia
Eterno ad Argo già diedi l’addio:
del morto sposo le reliquie estreme
giacciono in Tebe; in Tebe, o viva, o morta,
io rimanervi vo’.
Creonte
La patria, il padre,
il pargoletto tuo, veder non brami?
Argia
D’amato sposo abbandonar non posso
il cener sacro.
Creonte
E compiacer pur voglio
in ciò tue brame: ad ottener di furto
l’urna sua ne venivi; apertamente
abbila, e il dolce incarco in Argo arreca.
Vanne; all’amato sposo, ivi fra’ tuoi,
degna del tuo dolore ergi la tomba.
Argia
E fia pur ver? tanta clemenza, or donde,
come, perché? Da quel di pria diverso
esser puoi tanto, e non t’infinger?...
Creonte
Visto
mi hai tu poc’anzi in fuoco d’ira acceso;
ma, l’ira ognor me non governa; il tempo,
la ragion la rintuzza.
Argia
Il ciel benigno
conceda a te lungo e felice impero!
Tornato sei dunque più mite? oh quanta
gioja al tuo popol, quanta al figliuol tuo
di ciò verrà! Tu pur pietà sentisti
del caso nostro; e la pietade in noi
tu cessi al fine di appellar delitto;
e l’opra, a cui tu ne spingevi a forza,
a noi perdoni...
Creonte
A te perdono.
Argia
Oh! salva
Antigone non fia?
Creonte
L’altrui fallire
non confondo col tuo.
Argia
Che sento? Oh cielo!
Ancor fra lacci geme?...
Creonte
E dei tant’oltre
cercar? Ti appresta al partir tuo.
Argia
Ch’io parta?
Che nel periglio la sorella io lasci?
invan lo speri. A me potea il perdono
giovar, dov’ella a parte pur ne entrasse;
ma in ceppi sta? pena crudel fors’anco
a lei si appresta? io voglio ceppi; io voglio
più cruda ancor la pena...
Creonte
In Tebe, io voglio;
non altri; e, al voler mio cede ciascuno. –
Mia legge hai rotta; e sì pur io ti assolvo:
funereo rogo incendere al marito
volevi; e il festi: il cener suo portarti
in Argo; ed io tel dono. – Or, che più brami?
che ardisci più? Dell’oprar mio vuoi conto
da me, tu?...
Argia
Prego; almen grazia concedi,
ch’io la rivegga ancora.
Creonte
In lei novello
ardir cercar, che in te non hai, vuoi forse? –
Di Tebe uscir, tosto che annotti, dei:
Irne libera in Argo ove non vogli,
a forza andrai.
Argia
Più d’ogni morte è duro
il tuo perdon: morti, ch’a ogni altri dai,
perché a me sola nieghi? Orror, che t’abbi
di sparger sangue, già non ti rattiene.
D’Antigone son io meno innocente,
ch’io pur non merti il tuo furore?...
Creonte
O pena
reputa, o grazia, il tuo partir, nol curo;
purché tu sgombri. – Guardie, a voi l’affido;
su l’imbrunire, alla Emolòida porta
scenda, e al confin d’Argo si tragga: ov’ella
andar negasse, a forza si trascini. –
Torni intanto al suo carcere.
Argia
Mi ascolta...
Abbi pietade...
Creonte
Esci. –