SCENA QUINTA

Creonte

– Ogni pretesto così tolto io spero

ai malcontenti. Io ben pensai: cangiarmi

non dovea, che così;... tutto ad un tempo

salvo ho così. – Reo mormorar di plebe

da impazïenza natural di freno

nasce; ma spesso di pietà si ammanta.

Verace, o finta, è da temersi sempre

pietà di plebe; or tanto più, che il figlio

instigator sen fa. – Vero è, pur troppo! –

Per ingannar la sua mortal natura,

crede invano chi regna, o creder finge,

che sovrumana sia di re la possa:

sta nel voler di chi obbedisce; e in trono

trema chi fa tremar. – Ma, esperta mano

prevenir non si lascia: un colpo atterra

l’idol del volgo, e in un suo ardir, sua speme,

e la indomabil non saputa forza. –

Ma qual fragor suona dintorno? Oh! d’arme

qual lampeggiar vegg’io? Che miro? Emone

d’armati cinto?... incontro a me? – Ben venga;

in tempo ei vien.

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