SCENA SECONDA

Antigone, Argia tra Guardie

Argia

Di Tebe

dunque son io scacciata?... Io porto, è vero,

meco quest’urna, d’ogni mio desire

principio, e fin;... ma, alla fedel compagna

neppur l’ultimo addio!...

Antigone

Qual odo io voce

di pianto?...

Argia

Oh ciel! chi veggio?

Antigone

Argìa!

Argia

Sorella...

Oh me felice! oh dolce incontro! – Ahi vista!

Carche hai le man di ferro?...

Antigone

Ove sei tratta?

Deh! tosto dimmi.

Argia

A forza in Argo, al padre.

Antigone

Respiro.

Argia

A vil tanto mi tien Creonte,

che me vuol salva: ma, di te...

Antigone

– Se in voi,

guardie, pur l’ombra è di pietà, concessi

brevi momenti al favellar ne sieno. –

Vieni, sorella, abbracciami; al mio petto

che non ti posso io stringere? d’infami

aspre ritorte orribilmente avvinta,

m’è tolto... Ah! vieni, e al tuo petto me stringi.

Ma che veggo? qual pegno al sen con tanta

gelosa cura serri? un’urna?... Oh cielo!

Cener del mio fratello, amato pegno,

prezïoso e funesto;... ah! tu sei desso. –

Quell’urna sacra alle mie labbra accosta. –

Delle calde mie lagrime bagnarti

concesso m’è, pria di morire!... Io tanto

non sperava, o fratello;... ecco l’estremo

mio pianto; a te ben io il doveva. – O Argìa,

gran dono è questo: assai ti fu benigno

Creonte in ciò: paga esser dei. Deh! torna

in Argo ratta; al desolato padre

reca quest’urna... Ah! vivi; al figlio vivi,

e a lagrimar sovr’essa; e, fra... i tuoi... pianti...

anco rimembra... Antigone...

Argia

Mi strappi

il cor... Mie voci... tronche... dai.., sospiri...

Ch’io viva,... mentre... a morte?...

Antigone

A orribil morte

io vado. Il campo, ove la scorsa notte

pietose fummo alla grand’opra, or debbe

essermi tomba; ivi sepolta viva

mi vuol Creonte.

Argia

Ahi scellerato!...

Antigone

Ei sceglie

la notte a ciò, perch’ei del popol trema. –

Deh! frena il pianto: va; lasciami; avranno

così lor fine in me di Edippo i figli.

Io non men dolgo; ad espïare i tanti

orribili delitti di mia stirpe,

bastasse pur mia lunga morte!...

Argia

Ah! teco

divider voglio il rio supplizio; il tuo

coraggio addoppia il mio; tua pena in parte

fia scema forse...

Antigone

Oh! che di’ tu? Più grave

mille volte saria.

Argia

Morendo insieme,

potremmo almen di Polinice il nome

profferire; esortarci, e pianger...

Antigone

Taci...

Deh! non mi far ripiangere... La prova

ultima or fo di mia costanza. – Il pianto

più omai non freno...

Argia

Ahi lassa me! non posso

salvarti? oh ciel! né morir teco?...

Antigone

Ah! vivi.

Di Edippo tu figlia non sei; non ardi

di biasmevole amore in cor, com’io;

dell’uccisore e sperditor de’ tuoi

non ami il figlio. Ecco il mio fallo; il deggio

espiar sola. – Emone, ah! tutto io sento,

tutto l’amor, che a te portava: io sento

il dolor tutto, a cui ti lascio. – A morte

vadasi tosto. – Addio, sorella... addio.

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