Tigellino, Nerone, Poppea.
Tigel. | Viva Neron. |
Ner. |
Gli hai tu dispersi? spenti? Signor son io di Roma? - E che? tu torni senza sangue sul brando? |
Tigel. |
Ancor di sangue tempo non è; ma ben si appressa, io spero. Pur, grand'arte esser vuole: io fei piú grida sparger fra 'l volgo: or, che ti appresti forse a ripigliare Ottavia; ov'ella possa d'alcune taccie di maligne lingue purgar sua fama: or, che gli oltraggi insani fatti a Poppea, destato a nobil ira aveano il cor d'Ottavia stessa; e ch'ella di pace in Roma apportatrice riede, non di scompiglio... |
Poppea |
E crede il popol stolto, ch'io la di lei pietá?... |
Ner. |
Sempre arte, sempre? Non ferro mai? |
Tigel. |
La men probabil cosa, vera talvolta al popol pare. O stanco fosse, o convinto, a queste varie voci, ei rattemprò di sua ribelle gioja il gran bollore in parte. Il dí frattanto si muore; e fian segnal funesto l'ombre di ragioni ben altre. Giá giá taciti i pretoriani schieransi; proscritte giá son piú teste. Il nuovo sol vedrassi sorger nel sangue; e nel silenzio, quindi. Ma, se pur spento ogni tumulto affatto doman tu vuoi; se a breve gaudio falso, lungo terribil lagrimar verace vuoi che sottentri; ad evidenza piena or t'è mestiero trar le accuse gravi giá intentate ad Ottavia: in altra guisa mai non verresti del tuo intento a fine. Tutti uccider non puoi... |
Ner. | Men duol. |
Tigel. |
Ma tutti convincer puoi. L'ultima strage è questa, ove adoprar l'arte omai debbi. |
Ner. |
Vanne, poich'è pur forza; e le intentate accuse caldamente prosiegui. Andiam, Poppea; vendetta avrem di quest'iniqua. Intanto il di verrá, che compier mie vendette, piú mestier non mi fia l'altrui soccorso. |