Scena terza

Nerone, Poppea.

Poppea Signor, deh! frena il furor tuo...
Ner.

Tai detti

scontar farotti in breve. - Oh rabbia!... Oh ardire!

Finché non giungon l'armi, io son quí dunque

minor d'ogni uomo? Or da ogni parte ho stretta

di diversi rispetti: ad uno ad uno,

costor che a un tratto io svenerei, m'è forza,

con lunghi indugj, ad uno ad un svenarli.

Poppea

Oh quai punture al cor mi sento! oh quanto

meco mi adiro! Io son la ria cagione

d'ogni tuo affanno, io sola.

Ner.

A me piú cara

sei, quanto piú mi costi.

Poppea

È tempo al fine,

tempo è, Neron, ch'alto rimedio in opra

da me si ponga, poiché sola io 'l tengo.

Queta mai non sperar l'audace plebe,

finch'io son teco. Ah! generosa prole,

qual darle io pur di Cesari son presta,

Roma or la sdegna. Alla prosapia infame

di egizio schiavo un di pervenga, è meglio,

la imperial possanza. - Animo forte,

qual non m'avrò fors'io, sveller può solo

or da radice il male. - Ancor ch'io presti

velo, e non altro, al popolar tumulto

che altronde vien, pure in mio core ho fermo,...

ahi, sí, pur troppo!... e il deggio, e il voglio...

Ner.

Ah! cessa.

Tempo acquistar m'era mestier col tempo;

e giá ne ottenni alquanto. Omai, che temi?

Trionferemo, accertati...

Poppea

Deh! soffri,

che, s'io pure a' tuoi piedi ora non spiro,...

l'ultimo addio ti doni...

Ner.

Oh! che favelli?

Deh! sorgi. Io mai lasciarti?...

Poppea

A te che giova

meco infingerti? Appien fors'io non veggo,

signor, che tu, sol per calmar miei spirti,

or di celarmi il tuo timor ti sforzi?

Non leggo io tutti i tuoi piú interni affetti

nel volto amato? occhio di donna amante,

sagace vede. - Attonito, da prima,

dalle insolenti popolari grida

fosti, al tornar di Ottavia; or, crescer odi

l'ardire; onde atterrito...

Ner. Atterrito io?...
Poppea

So, che il forte tuo core ognor persiste

nella vendetta: ma, son dubbj i mezzi:

e intanto esposto a replicati oltraggi

rimani tu. Le irriverenti fole

per anco udir di un Seneca t'è forza:

ben vedi...

Ner. Atterrito io?
Poppea

Sí; per me il sei: -

né in te potrebbe altro timor; tu tremi,

che il popolar furore in me non cada. -

Amar potresti, e non tremare? Il tuo

stato mi è lieve argomentar dal mio.

Del tuo periglio, e di tua immago io piena,

e di me stessa immemore, ad un lampo

di passeggiera pace, or non mi acqueto.

Ai terror nostri io vo' dar fine, e trarre

te d'ogni rischio, a costo mio. Per sempre

perder ti vo', per conservarti il core

del popol tuo.

Ner. Ma che? mi credi?...
Poppea

Ah! lascia:

farti in tuo pro forza vogl'io: son ferma

di abbandonare il trono tuo; sbandirmi

di Roma; e, s'uopo fia, dal vasto impero.

Quella che il volgo in seggio or vuole, in seggio

donna rimanga, poiché il volgo è fatto

l'arbitro del tuo core: abbiasi il trono,

(ma questo è il men) del mio Nerone ell'abbia,

e il talamo, e l'amore... Ahi me infelice!...

Cosí tu pace, e sicurezza avrai. -

Sollievo a me, s'io pur merto sollievo,

e s'io posso non tua restare in vita,

bastante a me sollievo fia, l'averti,

col mio partir, tolto ogni danno...

Ner.

Ai preghi

del tuo consorte arrenditi; o i comandi

del tuo signor rispetta. A me non puoi,

neppur tu stessa, toglierti; né il puote

umana forza, se il mio impero pria

non m'è tolto, e la vita. All'ira immensa

ch'entro in petto mi bolle, alla vendetta

ch'esser de' tanta, (anch'io lo veggio) i mezzi

son lenti; e il pajon piú: ma il venir tarda

nocque a vendetta mai?

Poppea

Credi, a salvarti,

o a piú tempo acquistar, giovar può solo

il mio partir: vuoi che sforzata io parta,

mentre il posso buon grado? Il popol s'ode

ciò minacciare; e la minor fia questa

di sue minacce: a Ottavia altro marito

sceglier pretende, e che con essa ei regni.

Sta il trono in lei; tu il vedi. Or, ch'io ti lasci

scambiar Poppea pel trono? Ah! Neron, prendi

l'ultimo addio...

Ner. Non piú: troppo m'irrita...
Poppea

E s'anco il dí pur giunge, ove tu palma

abbi d'Ottavia, e della plebe a un tempo,

odio pur sempre ne trarrai, non poco.

E allor; chi sa? ne incolperesti forse

la misera Poppea. Quel ch'or mi porti

verace amor, chi sa se in odio allora

nol volgeresti, ripentito? Oh cielo!...

A un tal pensier di tema agghiaccio. Ah lungi

io da te morrò pria;... ma intero almeno

cosí il tuo amor ne porto io meco in tomba...

Ner.

Basta omai, basta; in me giá l'ira è troppa...

d'abbandonarmi ogni pensier deponi.

E Roma, e il mondo, e il ciel nol voglian, mia

sarai tu sempre: a te Neron lo giura.

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