Nerone, Poppea.
Poppea | Signor, deh! frena il furor tuo... |
Ner. |
Tai detti scontar farotti in breve. - Oh rabbia!... Oh ardire! Finché non giungon l'armi, io son quí dunque minor d'ogni uomo? Or da ogni parte ho stretta di diversi rispetti: ad uno ad uno, costor che a un tratto io svenerei, m'è forza, con lunghi indugj, ad uno ad un svenarli. |
Poppea |
Oh quai punture al cor mi sento! oh quanto meco mi adiro! Io son la ria cagione d'ogni tuo affanno, io sola. |
Ner. |
A me piú cara sei, quanto piú mi costi. |
Poppea |
È tempo al fine, tempo è, Neron, ch'alto rimedio in opra da me si ponga, poiché sola io 'l tengo. Queta mai non sperar l'audace plebe, finch'io son teco. Ah! generosa prole, qual darle io pur di Cesari son presta, Roma or la sdegna. Alla prosapia infame di egizio schiavo un di pervenga, è meglio, la imperial possanza. - Animo forte, qual non m'avrò fors'io, sveller può solo or da radice il male. - Ancor ch'io presti velo, e non altro, al popolar tumulto che altronde vien, pure in mio core ho fermo,... ahi, sí, pur troppo!... e il deggio, e il voglio... |
Ner. |
Ah! cessa. Tempo acquistar m'era mestier col tempo; e giá ne ottenni alquanto. Omai, che temi? Trionferemo, accertati... |
Poppea |
Deh! soffri, che, s'io pure a' tuoi piedi ora non spiro,... l'ultimo addio ti doni... |
Ner. |
Oh! che favelli? Deh! sorgi. Io mai lasciarti?... |
Poppea |
A te che giova meco infingerti? Appien fors'io non veggo, signor, che tu, sol per calmar miei spirti, or di celarmi il tuo timor ti sforzi? Non leggo io tutti i tuoi piú interni affetti nel volto amato? occhio di donna amante, sagace vede. - Attonito, da prima, dalle insolenti popolari grida fosti, al tornar di Ottavia; or, crescer odi l'ardire; onde atterrito... |
Ner. | Atterrito io?... |
Poppea |
So, che il forte tuo core ognor persiste nella vendetta: ma, son dubbj i mezzi: e intanto esposto a replicati oltraggi rimani tu. Le irriverenti fole per anco udir di un Seneca t'è forza: ben vedi... |
Ner. | Atterrito io? |
Poppea |
Sí; per me il sei: - né in te potrebbe altro timor; tu tremi, che il popolar furore in me non cada. - Amar potresti, e non tremare? Il tuo stato mi è lieve argomentar dal mio. Del tuo periglio, e di tua immago io piena, e di me stessa immemore, ad un lampo di passeggiera pace, or non mi acqueto. Ai terror nostri io vo' dar fine, e trarre te d'ogni rischio, a costo mio. Per sempre perder ti vo', per conservarti il core del popol tuo. |
Ner. | Ma che? mi credi?... |
Poppea |
Ah! lascia: farti in tuo pro forza vogl'io: son ferma di abbandonare il trono tuo; sbandirmi di Roma; e, s'uopo fia, dal vasto impero. Quella che il volgo in seggio or vuole, in seggio donna rimanga, poiché il volgo è fatto l'arbitro del tuo core: abbiasi il trono, (ma questo è il men) del mio Nerone ell'abbia, e il talamo, e l'amore... Ahi me infelice!... Cosí tu pace, e sicurezza avrai. - Sollievo a me, s'io pur merto sollievo, e s'io posso non tua restare in vita, bastante a me sollievo fia, l'averti, col mio partir, tolto ogni danno... |
Ner. |
Ai preghi del tuo consorte arrenditi; o i comandi del tuo signor rispetta. A me non puoi, neppur tu stessa, toglierti; né il puote umana forza, se il mio impero pria non m'è tolto, e la vita. All'ira immensa ch'entro in petto mi bolle, alla vendetta ch'esser de' tanta, (anch'io lo veggio) i mezzi son lenti; e il pajon piú: ma il venir tarda nocque a vendetta mai? |
Poppea |
Credi, a salvarti, o a piú tempo acquistar, giovar può solo il mio partir: vuoi che sforzata io parta, mentre il posso buon grado? Il popol s'ode ciò minacciare; e la minor fia questa di sue minacce: a Ottavia altro marito sceglier pretende, e che con essa ei regni. Sta il trono in lei; tu il vedi. Or, ch'io ti lasci scambiar Poppea pel trono? Ah! Neron, prendi l'ultimo addio... |
Ner. | Non piú: troppo m'irrita... |
Poppea |
E s'anco il dí pur giunge, ove tu palma abbi d'Ottavia, e della plebe a un tempo, odio pur sempre ne trarrai, non poco. E allor; chi sa? ne incolperesti forse la misera Poppea. Quel ch'or mi porti verace amor, chi sa se in odio allora nol volgeresti, ripentito? Oh cielo!... A un tal pensier di tema agghiaccio. Ah lungi io da te morrò pria;... ma intero almeno cosí il tuo amor ne porto io meco in tomba... |
Ner. |
Basta omai, basta; in me giá l'ira è troppa... d'abbandonarmi ogni pensier deponi. E Roma, e il mondo, e il ciel nol voglian, mia sarai tu sempre: a te Neron lo giura. |