SCENA I.

David.

DAVID

Qui freno al corso, a cui tua man mi ha spinto,

Onnipossente Iddio, tu vuoi ch'io ponga?

Io qui starò. – Di Gelboè son questi

I monti, or campo ad Israël, che a fronte

Sta dell'empia Filiste. Ah! potessi oggi

Morte aver qui dall'inimico brando!

Ma, da Saùl deggio aspettarla. Ahi crudo

Sconoscente Saùl! Che il campion tuo

Vai perseguendo per caverne e balze,

Senza mai dargli tregua. E David pure

Era già un dì il tuo scudo; in me riposto

Ogni fidanza avevi; ad onor sommo

Tu m'innalzavi; alla tua figlia scelto

Io da te sposo... Ma, ben cento e cento

Nemiche teste, per maligna dote,

Tu mi chiedevi; e doppia messe appunto

Io ten recava... Ma Saùl, ben veggio,

Non è in sè stesso, or da gran tempo: in preda

Iddio lo lascia a un empio spirto: oh cielo!

Miseri noi! Che siam, se Iddio ci lascia? –

Notte, su, tosto, all'almo sole il campo

Cedi; ch'ei sorger testimon debb'oggi

Di generosa impresa. Andrai famoso

Tu, Gelboè, fra le più tarde etadi,

Che diran: David qui sè stesso dava

Al fier Saulle. – Esci, Israël, dai queti

Tuoi padiglioni; escine, o re: v'invito

Oggi a veder, s'io di campal giornata

So l'arti ancora. Esci, Filiste iniqua;

Esci, e vedrai, se ancor mio brando uccida.

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