[Canto XXXII, ove tratta come santo Bernardo mostrò a Dante ordinatamente li luoghi de' beati del Vecchio e del Nuovo Testamento; e come a la voce de l'Arcangelo Gabriello laudavano nostra Madonna, cioè la Virgine Maria.]
Affetto al suo piacer, quel contemplante libero officio di dottore assunse, e cominciò queste parole sante: |
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«La piaga che Maria richiuse e unse, quella ch'è tanto bella da' suoi piedi è colei che l'aperse e che la punse. |
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Ne l'ordine che fanno i terzi sedi, siede Rachel di sotto da costei con Bëatrice, sì come tu vedi. |
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Sarra e Rebecca, Iudìt e colei che fu bisava al cantor che per doglia del fallo disse 'Miserere mei', |
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puoi tu veder così di soglia in soglia giù digradar, com' io ch'a proprio nome vo per la rosa giù di foglia in foglia. |
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E dal settimo grado in giù, sì come infino ad esso, succedono Ebree, dirimendo del fior tutte le chiome; |
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perché, secondo lo sguardo che fée la fede in Cristo, queste sono il muro a che si parton le sacre scalee. |
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Da questa parte onde 'l fiore è maturo di tutte le sue foglie, sono assisi quei che credettero in Cristo venturo; |
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da l'altra parte onde sono intercisi di vòti i semicirculi, si stanno quei ch'a Cristo venuto ebber li visi. |
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E come quinci il glorïoso scanno de la donna del cielo e li altri scanni di sotto lui cotanta cerna fanno, |
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così di contra quel del gran Giovanni, che sempre santo 'l diserto e 'l martiro sofferse, e poi l'inferno da due anni; |
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e sotto lui così cerner sortiro Francesco, Benedetto e Augustino e altri fin qua giù di giro in giro. |
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Or mira l'alto proveder divino: ché l'uno e l'altro aspetto de la fede igualmente empierà questo giardino. |
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E sappi che dal grado in giù che fiede a mezzo il tratto le due discrezioni, per nullo proprio merito si siede, |
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ma per l'altrui, con certe condizioni: ché tutti questi son spiriti asciolti prima ch'avesser vere elezïoni. |
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Ben te ne puoi accorger per li volti e anche per le voci püerili, se tu li guardi bene e se li ascolti. |
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Or dubbi tu e dubitando sili; ma io discioglierò 'l forte legame in che ti stringon li pensier sottili. |
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Dentro a l'ampiezza di questo reame casüal punto non puote aver sito, se non come tristizia o sete o fame: |
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ché per etterna legge è stabilito quantunque vedi, sì che giustamente ci si risponde da l'anello al dito; |
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e però questa festinata gente a vera vita non èsine causa intra sé qui più e meno eccellente. |
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Lo rege per cui questo regno pausa in tanto amore e in tanto diletto, che nulla volontà è di più ausa, |
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le menti tutte nel suo lieto aspetto creando, a suo piacer di grazia dota diversamente; e qui basti l'effetto. |
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E ciò espresso e chiaro vi si nota ne la Scrittura santa in quei gemelli che ne la madre ebber l'ira commota. |
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Però, secondo il color d'i capelli, di cotal grazia l'altissimo lume degnamente convien che s'incappelli. |
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Dunque, sanza mercé di lor costume, locati son per gradi differenti, sol differendo nel primiero acume. |
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Bastavasi ne' secoli recenti con l'innocenza, per aver salute, solamente la fede d'i parenti; |
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poi che le prime etadi fuor compiute, convenne ai maschi a l'innocenti penne per circuncidere acquistar virtute; |
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ma poi che 'l tempo de la grazia venne, sanza battesmo perfetto di Cristo tale innocenza là giù si ritenne. |
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Riguarda omai ne la faccia che a Cristo più si somiglia, ché la sua chiarezza sola ti può disporre a veder Cristo». |
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Io vidi sopra lei tanta allegrezza piover, portata ne le menti sante create a trasvolar per quella altezza, |
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che quantunque io avea visto davante, di tanta ammirazion non mi sospese, né mi mostrò di Dio tanto sembiante; |
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e quello amor che primo lì discese, cantando 'Ave, Maria, gratïa plena', dinanzi a lei le sue ali distese. |
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Rispuose a la divina cantilena da tutte parti la beata corte, sì ch'ogne vista sen fé più serena. |
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«O santo padre, che per me comporte l'esser qua giù, lasciando il dolce loco nel qual tu siedi per etterna sorte, |
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qual è quell' angel che con tanto gioco guarda ne li occhi la nostra regina, innamorato sì che par di foco?». |
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Così ricorsi ancora a la dottrina di colui ch'abbelliva di Maria, come del sole stella mattutina. |
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Ed elli a me: «Baldezza e leggiadria quant' esser puote in angelo e in alma, tutta è in lui; e sì volem che sia, |
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perch' elli è quelli che portò la palma giuso a Maria, quando 'l Figliuol di Dio carcar si volse de la nostra salma. |
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Ma vieni omai con li occhi sì com' io andrò parlando, e nota i gran patrici di questo imperio giustissimo e pio. |
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Quei due che seggon là sù più felici per esser propinquissimi ad Agusta, son d'esta rosa quasi due radici: |
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colui che da sinistra le s'aggiusta è il padre per lo cui ardito gusto l'umana specie tanto amaro gusta; |
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dal destro vedi quel padre vetusto di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi raccomandò di questo fior venusto. |
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E quei che vide tutti i tempi gravi, pria che morisse, de la bella sposa che s'acquistò con la lancia e coi clavi, |
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siede lungh' esso, e lungo l'altro posa quel duca sotto cui visse di manna la gente ingrata, mobile e retrosa. |
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Di contr' a Pietro vedi sedere Anna, tanto contenta di mirar sua figlia, che non move occhio per cantare osanna; |
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e contro al maggior padre di famiglia siede Lucia, che mosse la tua donna quando chinavi, a rovinar, le ciglia. |
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Ma perché 'l tempo fugge che t'assonna, qui farem punto, come buon sartore che com' elli ha del panno fa la gonna; |
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e drizzeremo li occhi al primo amore, sì che, guardando verso lui, penètri quant' è possibil per lo suo fulgore. |
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Veramente, ne forse tu t'arretri movendo l'ali tue, credendo oltrarti, orando grazia conven che s'impetri |
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grazia da quella che puote aiutarti; e tu mi seguirai con l'affezione, sì che dal dicer mio lo cor non parti». |
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E cominciò questa santa orazione: | 151 |