LETTERA I.

Mi fate un vero torto a credere, che per essere in Londra io mi sia dimenticato di Voi. Sono a riguardo vostro, come sono stato sempre dacchè vi conosco; e in ogni tempo e da ogni luogo cercherò sempre con piacere l'occasione di dimostrarvelo. In fatti accetto volentieri quella che mi proponete, di comunicarvi i miei pensieri sopra la celebre Nazione Inglese. Gli avrete quali verranno, assicurandovi [4] se non della loro giustezza, della loro sincerità e imparzialità. Poco vi parlerò forse di queste Fabbriche Pubbliche, di questi Monumenti delle Belle Arti, e del Materiale di Londra principalmente; con facilità vorrete scusarmene. Avete già vedute le stampe che si son fatte di tutto quello che riguarda la loro Architettura; tutti i Libri di Viaggi ne parlano, ne riparlano e si ripetono. Gl'Inglesi sono in questo come i Francesi; non credono che sia mai nè assai presto; nè assai bastantemente fatto conoscere quello che hanno di buono; mettono spesso in lista anche quello che non è buono; lodano tutto quello che loro appartiene, tanto e sì spesso, e tra loro e con gli Esteri, che terminano con essere essi medesimi persuasi di quello che hanno cominciato a dire e a sostenere qualche volta per vanagloria, per orgoglio o per interesse. Questo è un difetto, è una illusione: ma [5] felice l'Italia se avessimo ancor noi questo difetto, questa illusione: maggior sentimento avremmo di noi medesimi; conosceremmo meglio noi stessi e le cose nostre; le arti di ogni specie avrebbero tra noi un progresso, come vi hanno l'origine; e investiti da quel fervido egoismo nazionale, che tanto può e tanti buoni effetti produce in Inghilterra ed in Francia, minor sarebbe la maraviglia nostra delle cose altrui, e maggiore la stima altrui per le cose nostre. Neppur vorrete che vi scriva di queste cose morali, economiche, politiche regolarmente e con ordine. In una parola non credo che da me pretendiate un Trattato, nè ho voglia di scrivere un Viaggio. Nell'uso costante in cui sono da molto tempo per mia istruzione e per ajuto della mia memoria, di riflettere e scrivere in ogni Paese dove mi trovo, sopra quello che mi occorre giorno per giorno osservare [6] degli uomini e delle cose, potete supporre che in un Paese come questo, ho tutti i giorni molto da aggiungere al mio scartafaccio. Quello che penso di fare a riguardo vostro è che in vece di scriver sempre sul mio libro, porrò ciò che credo che possa interessarvi di curioso e di utile, sopra foglio a parte, e ve lo invierò. Le mie osservazioni saranno dunque come saranno, utili e curiose, sconnesse e stravaganti qualche volta; per altro sincere sempre e di buona fede [7].

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