LETTERA II.

Portsmouth è la prima Terra che ho toccato di quest'Isola. È piccola Città e non meriterebbe alcuna considerazione per se stessa, se non fosse uno dei principali Luoghi di riunione della forza marittima degli Inglesi. Non è di passaggio; non ha commercio; non ha altre Arti che quelle necessarie al servizio della Marina; e queste sono chiuse e ristrette nel vasto e magnifico suo Arsenale. Portsmouth non ostante sorprende un Forestiero che vi arriva dal Continente. La pulizìa delle strade, l'eleganza delle Case e delle Botteghe, il Vestiario decente delle Persone, l'aria loro contenta e di agio, e questo in un piccolo Paese che non ha che gente di [8] Mare e che è desolato in tempo di pace, fanno concepire la più grandiosa idea della ricchezza anzi dell'opulenza di Londra e della Nazione. Fanno anche supporre una Provvidenza generale così estesa, così ordinata e così savia, benchè non espressa come altrove da alcun segno sensibile di Governo, che non può farsi a meno di ripeterla dalla perfezione di una Costituzione. Tutto mi compariva particolare, ragionevole, sensato. Colpito da tanti e sì nuovi oggetti, passai due giorni in Portsmouth occupato in crearmi con compiacenza mille diverse immagini di future sociali felicità.

Il Gabinetto di Londra frattanto si trovò troppo bene istruito dello stato debole di quello di Parigi, per poter fare senza rischio alla Corte di Francia delle domande sopra gli affari dell'Olanda sì risentite, che per assicurarne l'efficacia, dar volle apparenze [9] di determinazione di guerra. Fu annunziato al Pubblico questo tratto di vigorosa politica con promulgare per commissione del Re una pressa di Marinari. Chiamo così quel che ivi è detto the power of impressing Men for the sea service, che è la facoltà di forzare gli uomini al servizio di Mare. In fatti nella terza ed ultima mattina di mia dimora, molte persone vidi io stesso, ed allora non ne sapeva il perchè, di varie professioni e mestieri, prese indistintamente per forza nel loro passar per le strade, e portate via. Senza consultar la volontà, e lo stato loro e delle loro famiglie, erano imbarcate e costrette ad uscire da una vita pacifica e sicura per intraprendere la penosa del Marinaro, esposta ai pericoli dell'onde e dell'inimico.

Confesso che quest'Atto di violenza così contrario ai principj comuni della giustizia e ai diritti naturali [10] dell'Uomo, sospese alquanto le mie filosofiche riflessioni, e dubbio non irragionevole, credo, mi nacque della reale intrinseca sussistenza della tanto decantata libertà personale Britannica. Lo scusano con dire, esserne la pratica di antichissima data; non aversi altro mezzo da supplire al bisogno che le Flotte Regie hanno di Uomini di Mare, assorbiti tutti dal Commercio che gl'impiega più costantemente e con maggior ricompensa di quella che può dar loro il Governo; e si conclude opporsi meno alla libertà civile il metodo Inglese che il Francese con le sue Classi. Pesate da voi la forza di queste ragioni: in quanto a me, eccettuato il caso di pubblica estrema necessità, a cui ha da cedere ogni riflesso privato, non vorrei che le medesime servissero mai di pretesto per adottar tal metodo in un Paese dove io avessi da vivere. Voglio lusingarmi che questo Parlamento o prima o poi [11] lo riguarderà come un abuso intollerabile, perchè tirannico e di massimo pericolo, da doversi rimediare in una maniera o in un'altra. Questo non sarà difficile per una Nazione infatuata di se, della sua gloria e della sua sicurezza, quando si vengano a proporzionare i soldi pubblici con quelli che dà il Commercio, e ad interessare la Legislazione della Marina Mercantile a favore di quella di Guerra; in somma ottenendo il libero consenso dei Cittadini nella necessità di prestarsi al servizio della Nazione, quando le occorra di aver bisogno di loro.

Non vi parlo dell'Arsenale. Benchè mai non si accordi agli Esteri la permissione di vederlo, nè ai Nazionali in tempo di guerra, io lo vidi nel primo giorno in cui arrivai. Lo vidi principalmente perchè per vederlo non mostrai pretensione nè voglia. Ebbi intanto la prima prova di quello di cui [12] mi accade ogni giorno averne conferme, ed è che in Inghilterra per aver tutto convien non pretendere a cos'alcuna. Quello che vidi fu per altro con occhio di uomo che non è Marinaro. Ciò che potrei dirvene sarebbe in conseguenza poco importante forse, o almeno poco esatto. Vi sarebbe anche inutile perchè non sapreste che farvi delle mie osservazioni. In Italia noi e i Nipoti nostri non potremo aver mai un Arsenale di Portsmouth. Per averlo ci voglion prima troppe cose delle quali neppure abbiamo il principio; e se pure potesse aversi, non sapremmo alla fine che farne. Nello stato in cui siamo non ci sarebbe di bene alcuno; e potrebbe involgerci in inquietudini, che facessero sentir maggiormente agli Esteri ed a noi, e sarebbe ancor peggio l'umiliante nostra debolezza.

Ciò che non voglio omettere d'indicarvi [13] è l'essersi posto in esecuzione nel 1777 in alcuni dei Magazzini Regj di questo Arsenale e di quello di Plimouth, il metodo di Mr. Hartley per difender le Fabbriche dagli Incendj. Egli ne aveva fatta l'esperienza in una Casa che ho incontrata in viaggio due leghe lontano da Londra, e che è distinta con una Colonna erettavi con pubblica formalità in onor di lui. Questo metodo consiste nel rivestire il di sotto dei tavolati e delle altre parti in legno con lastre di ferro tanto sottili, quanto è il terzo della latta ordinaria. Altri metodi vi sono per prevenire gli effetti degli Incendj; e quello di Lord Mahon che è ugualmente e forse più sicuro e meno dispendioso, potrebbe adottarsi da noi, almeno nelle nostre Fabbriche Pubbliche. Ma basta del mio primo arrivo. [14]

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