LETTERA XXV.

L'Inghilterra è l'Isola più estesa dei Mari di Europa. Compresovi il Principato di Galles e la Scozia, è lunga 819 miglia e larga 586. Appunto per esser Isola in mezzo all'Oceano senza veruno di quei vantaggi che un Paese nel Continente per la sua comunicazione sicura e pronta coi Paesi limitrofi ha per esser soccorso nei suoi bisogni, e per soccorrer quelli nei loro, in quei tempi remoti quando la Navigazione non aveva reso così facile com'è al presente il passaggio per mare da Terra a Terra, vedendosi distaccata da tutti, dovè pensare a dare una base in se medesima alla propria esistenza. Fino d'allora dunque dovettero gl'Inglesi [325] farsi centro di se stessi e ristringere l'estensione dei loro bisogni reali ed immaginarj nella circonferenza della loro Terra. Questa è l'antichissima, e son persuaso, la vera ed unica origine di quel Selfish Nazionale di cui vi detti un accenno in altra mia. Questa espressione non può trasferirsi in Italiano che con dire Amor proprio o piuttosto, ma sempre con detto non corrispondente, Egoismo che è innato, voglio dir così, agl'Inglesi, e che da loro è più fortemente e più generalmente sentito che da tutt'altro Popolo.

Dal concorso dell'infinite varie combinazioni avvenute in Europa dopo la caduta dell'Impero Romano, e in particolare dopo aver presa una consistenza diversi Regni nel Continente Occidentale, venuta in necessità l'Inghilterra di prenderne una ancor [326] ella per essere assai rispettabile da non esser distrutta, benchè serva si riconcentrò anche di più, e mentre battevasi con le armi nell'interno e nell'esterno, non lasciò di affaticarsi coll'industria per supplire agli svantaggi del clima, del suolo e dell'isolazione. Intanto confermandosi nell'idea di dovere starsi fra se stessa strettamente unita e compatta, si confermò anche in quella di voler avere e trovare in se medesima la soddisfazione dei suoi bisogni e dei suoi piaceri. È stato questo oggetto necessario e permanente, non meno sentito benchè taciuto, che ha prodotta nei Monarchi Inglesi l'insistenza seguitata anche dai più imbecilli e dai più tiranni, nel promuovere ed incoraggi-re l'Industria e il Commercio. Questa Massima politica non è stata quà come in altri Paesi, di difficile comprensione ed esecuzione; essendo originaria [327] e impastata colla Nazione, è cresciuta, si è sviluppata con lo sviluppo ed accrescimento di lei.

Venne da questo che appena si trovò la Nazione in riposo al termine delle sanguinose civili discordie delle due Famiglie di York e di Lancastro, benchè sotto il giogo del dispotismo più assoluto che avesse mai sofferto, cominciò con l'estension dell'Industria e del Commercio a godere di una maggiore espansione di proprietà e di ricchezza, limitate fino a quel tempo e divise fra il Re, la Nobiltà e il Clero. Essa derivò da tal situazione e dalla memoria dei diritti che avea fatti in altro tempo efficacemente valere coi suoi Principi, una opinione più giusta della sua dignità e della sua forza; e questa opinione progredendo col progresso delle cognizioni e del sentimento, cominciò anche a farle ristringere la nozione [328] di libertà generale applicata fino allora alla sola Costituzione, e fece passarla a riguardarsi individualmente. Così dalle Idee di libertà generale, di buon ora ne indusse quelle di libertà particolare, le prese in esame e ne trovò le conseguenti di uguaglianza naturale e di personal dipendenza soltanto dalla Legge.

Stettero occulti e taciti questi principj finchè regnò Elisabetta. Questa, sebbene in possesso di un potere arbitrario niente minore di quello che aveva Enrico Ottavo suo Padre e forse con disposizione simile a farlo valere, non ostante ben conoscendo la differenza delle circostanze e dei tempi, avvedutamente non abusò delle sue prerogative e della sua forza, e seppe con la moderazione nell'interno, e nell'esterno colla politica e col coraggio, conciliarsi la stima e il rispetto, se non l'amore, di questo [329] Popolo di cui aumentò la fortuna e la gloria.

Giacomo Primo non azzardò invasione alcuna essenziale sopra le ragioni della Nazione; e nel suo Regno sempre pacifico coi saggi incoraggimenti dati al Commercio e alle Colonie, egli fu veramente che gettò col fatto la base dei futuri grandi avvantaggi di lei: non ostante avendo meno cauta e meno prudente condotta di Elisabetta, fece dubitar della sua intenzione, e non tardò quindi a sentirsi l'effetto del fermento coperto, in cui era stato involto lo spirito Inglese, che manifestò essersi disposto a gradi impercettibili e lenti, ma fermi e sicuri, a dare al Governo una grande e sostanzial rivoluzione. In fatti proruppe impetuoso come un torrente e non vide più limiti, quando consiglio iniquo determinò Carlo Primo ad essere ostinato nel voler contenerlo, domarlo [330] e renderlo soggetto al suo volere.

Sapete qual Teatro di scene sanguinose di orrore fu allor l'Inghilterra. Divisa in Fazioni e in Partiti dal fanatismo, dall'ambizione, dall'interesse; ora una parte vendicandosi or l'altra, senza più distinguersi il giusto dall'ingiusto, l'onesto dal malvagio, tirannìa, violenza, oppressione, persecuzione guidate più che da altro dall'ipocrisìa la più maliziosa, confusero tutte le Classi, tutto il pubblico e il privato Sistema sconcertarono e messero sossopra. In questo luttuoso Caos di scompiglio e di miseria, nella trista necessità di provvedere sommariamente e all'improvviso all'urgenza istantanea dei pubblici e dei privati interessi, lo Spirito Inglese agitato e scosso produsse in tutti i generi i prodigj i più stupendi e straordinarj. Fu questa circostanza, solita [331] per altro delle grandi convulsioni di uno Stato, benchè inosservata dalla Storia di quel tempo rimasta attonita e sorpresa dall'apparenza, che ha fatto passar Cromwell alla Posterità non tanto come un Tiranno abile nel profittar per se della dissensione e del disordine, quanto per un Genio che seppe immaginare e condurre i gran progetti interni ed esterni, per i quali la potenza Inglese seppe far sentire all'Europa il diritto che aveva ad esser rispettata e temuta.

Morto Cromwell, gl'Inglesi avean bisogno di pace alla fine e di tranquillità; e benchè messi in sospetto ed esaltati d'animo per tante e sì diverse vicende, conobbero che non potevano sperar questo stato, che con darsi di nuovo una Costituzione Monarchica non mai per altro dispotica ed arbitraria. Come fu generale tal riflessione, generale fu il concorso [332] della volontà a richiamare in conseguenza i Figli dell'infelice Carlo Primo. Ma questi, ricevuta la prima educazione in mezzo all'orgoglio del potere assoluto, scordata o negletta la memoria funesta della recente tragica catastrofe del Padre, pare incredibile! riassunsero le tiranniche pretensioni di lui. Allora fu veramente che gl'Inglesi riconcentrato il loro spirito in un solo punto, determinati dalle antiche originarie e dalle moderne cagioni del loro amor proprio, sviluppato tutto dalle disgrazie e dalle nuove circostanze di ricchezza, di forza e di gloria, dichiararono Giacomo Secondo decaduto dalla Real dignità, e la conferirono ad altro Principe con quelle condizioni e cautele che la lunga esperienza del male, e il giusto senso del bene e de' proprj diritti seppero lor suggerire.

Quest'Epoca fu quella che chiamasi [333] la Rivoluzione e fu veramente di Rivoluzione. Quella fu non solo che col fatto stabilì legalmente e assicurò autenticamente l'incerta o almen fino allor delusa libertà Britannica, ma anche fu quella a parer mio, che compilate e ristrette in poche idee le tanto varie combinazioni Nazionali di tanti secoli, fece prendere alla testa degl'Inglesi una comune caratteristica organizzazione. Fu per questa che diventaron capaci di conoscere più che altri ciò che lor conveniva, di sentire la necessità morale del bene e del male a colpo d'occhio, di fare il calcolo della somma dell'uno e dell'altro da tollerarsi e anche da ammettersi nei loro sistemi e nelle loro istituzioni, per ottener tutto quel meglio che può aversi nei risultati generali, e toglier nel tempo istesso il meno possibile all'interesse, alla libertà dei casi particolari. [334]

Fu a questo periodo e in conseguenza della disposizione uniforme della mente degl'Inglesi, che sorse in loro lo Spirito pubblico e la pubblica opinione che n'è l'alimento e il mezzo onnipotente col quale essi accordano premio o pena. Questo Spirito pubblico ha regolato, ha dominato tutto in progresso. Egli è che con migliorare non con alterare l'antica Costituzione, ha fatto essere il Governo tale qual è. Tale qual è con tutte le sue contradizioni e con tutti i pericoli dai quali è minacciato, lo sostengono col potente influsso di quello spirito le fazioni, i partiti già furibondi perchè natitra le passioni esaltate delle guerre civili, ora riunitisi in quel che si chiama l'Opposizione, come vi dissi altrove, la quale conserva uguale la bilancia delle parti onde è composto. La stessa Religione, stata cagione di tante turbolenze e pretesto a tante vessazioni, persecuzioni e [335] stragi sotto l'impero di lui acquietossi, e restò alla fine quale secondo le idee Inglesi dev'essere in società: restò alla Politica oggetto di forma e d'indifferenza, alla Morale oggetto di tolleranza e di consolazione individuale. L'Educazione e tutte le Istituzioni che la riguardano, non hanno bisogno del patrocinio e della direzione del Governo; neppure ciò che appartiene al comodo e al sollievo degl'infelici; nè quegli oggetti, l'avere i quali è di vantaggio, di onore e di gloria di una Nazione grande ed illuminata. Mossi e guidati gli uomini da questo spirito, considerano come loro il bene generale: e il farlo esistere o il concorrere a farlo esistere anche in maniera limitata e inosservata, è sicuramente un bene per loro, e può esser di utile reale se sia conosciuta, questa maniera qualunque esser possa, perchè determina in favor loro la pubblica opinione. [336]

In questa guisa vengono in Inghilterra maggiormente a ottenersi tutti i veri vantaggi della vita sociale. Le Leggi quando non si vogliono moltiplicar tanto che producano alla fine confusione, molestia e inefficacia, non posson prendere in vista che la precisione del giusto e dell'ingiusto. La Scienza della Morale è troppo limitata per poter loro indicare di qual genere son certe azioni ch'ella stessa al di fuori non può proibire nè ingiungere, non può condannare nè assolvere. Come posson le Leggi prevenir l'astuta quanto estesa malignità della maldicenza quando ha la maschera dello Zelo o i vezzi di quello che noi in Italia chiamiamo Spirito? Vi è di più: le Leggi non hanno, e in ultima analisi credo che non possano avere, che facoltà negative. Comandano che non si faccia, ma è raro il caso che senza tirannìa comandar possano che si faccia. Come [337] hanno mai da voler che gli uomini fuggan l'ozio cagione di mille mali e disordini, e si facciano una serie di occupazioni oneste ed utili? Come possono obbligarli a prestar soccorso a quei de' loro simili che ne hanno bisogno? Lo Spirito pubblico con la pubblica opinione, non mai la Legislazione, potrà lusingarsi di conseguir tutti o in parte, sempre senza violenza, questi beni ed evitar quei mali; e frattanto gli uomini come saranno più sicuri dell'effetto dei loro provvedimenti, perchè presi da loro, saranno anche più contenti, più soddisfatti e più virtuosi.

Questa Lettera sarebbe la più lunga di quante ve ne ho scritte se volessi estendermi sulle conseguenze che trar si possono da questi principj, e dirvi tutto quello ch'io penso su questo soggetto. Ma bastar vi deve quanto ne ho detto, per la stessa ragione [338] per la quale mi son fermato all'Epoca della Rivoluzione come a quella che ha fissata la base dell'Architettura Morale dell'Inghilterra. Rifletterete adesso da Voi sopra quello ch'è venuto in seguito di utile e di glorioso nella Storia pubblica e nella privata di questa Nazione: anche sopra quello che vi ho detto e che son per dirvi dei sistemi, delle massime, delle cose che sto osservando in questomomento. Se trovate che tutto questo sia analogo al carattere, alla disposizione di spirito di quel tempo, non sarà stata inutile la mia idea di avervi richiamate alla memoria le precedenti combinazioni che lo portarono, perchè vi farà cessar la maraviglia dei fenomeni morali che s'incontrano in questo Paese.

Fine del primo Volume[/]

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