LETTERA XXIV.

Tutte le Arti liberali e meccaniche son divise in Inghilterra, almeno in molte Parti di essa e nominatamente in quel ricco e industrioso pezzo di Londra che chiamasi la Città, tra differenti distinte Corporazioni o Compagnìe, le quali tutte hanno i loro privilegj fissati per Atti Parlamentarj di quel genere che chiamasi privato. Secondo questi privilegj, niuno può esercitare un'Arte o Mestiere senza essergli permesso dalla respettiva Compagnìa; ed allora ne diventa Membro e partecipa dei vantaggi e dei lucri, se ve ne sono, annessi alla medesima.

Molto è stato scritto contro queste [312] Corporazioni di Arti e Mestieri, come contro i privilegj esclusivi che hanno il medesimo carattere e fine; sembrando altro non avere in vista la loro istituzione, che un accordar facoltà legale di monopolio. L'istesso Adamo Smith, il primo forse degli Scrittori delle materie economiche, non ne favorisce la massima. Quindi è che in alcuni Paesi sono state abolite le Corporazioni, ed ognuno può mettersi quando e come vuole ad esercitar qualunque Arte e qualunque mestiere; nè in verun caso si accordano mai privilegj esclusivi neppure per breve tempo. Credo io frattanto incontrarsi in quest'oggetto come in tutti quelli forse che riguardano la pubblica Economìa, la vera circostanza in cui è da fuggirsi il massimo e il minimo, e in cui la strada di mezzo è la più sicura da seguitarsi. In Inghilterra come si lasciano sussistere le Corporazioni, si accordano privilegj [313] esclusivi ordinariamente per 10 anni non solo ad ogni invenzione in qualunque genere, ma ad ogni miglioramento che sopra questo genere si faccia da qualcheduno. Col premio e con l'incitamento di questi privilegj si sono eseguite le più dispendiose pubbliche operazioni, come la costruzione di Canali Navigabili, di Ponti, di Strade, e si sono intrapresi e sostenuti i maggiori affari. L'istessa Gran Banca d'Inghilterra sussiste col mezzo di un Privilegio esclusivo. È per un Privilegio esclusivo che quella mostruosa Compagnìa di Mercanti all'Indie Orientali, unico inesplicabil fenomeno della Storia Politica, si è ingigantita tanto da esser padrona di un Continente immenso, e di sopra 20 milioni di uomini. Non voglio esaminare se fosse meglio per la Nazione che questo Commercio fosse messo in libertà; è soggetto di troppo lunga e difficil meditazione. Neppure [314] se sarebbe stato meglio, come alcuni credono, che non fosse stato mai accordato in privativa. È di questo come del celebre Atto di Navigazione, gran complesso della maggiore importanza di privilegj esclusivi. Certo è che ambedue questi Atti hanno l'apparenza di aver fatta cambiar la sorte dell'Inghilterra; poichè nell'epoca dell'uno e dell'altro, sia per effetto di loro o per combinazione estranea, si è elevata al livello delle più ricche e più potenti Nazioni. Certo è ancora che in questo momento essendo l'Inghilterra com'è per riguardo a Commercio e a Navigazione, pare di questo secondo principalmente, che il rivocarlo sarebbe di maggior vantaggio a questa e a quello, che il lasciarlo sussistere; anche perchè sarebbe degno della forza e della gloria di questa Nazione il rendere al Diritto delle Genti tutta quella estensione che deve avere, e che [315] non dovrebbe esser limitata che dalla necessità della propria salvezza. Ma lasciamo a parte tutto questo, e ritornando ai privilegj esclusivi, per non aver tempo di parlarvi di tutti i casi nei quali sono stati accordati e si accordano, contentatevi che mi ristringa soltanto a darvi un'idea di quelli che riguardano le Arti e i Mestieri.

Se ascolto gli Autori, la massima che gli favorisce è di danno dimostrato; se osservo ciò che ne segue dall'essere adottata in Inghilterra, è di vantaggio ugualmente dimostrato. Non conosco Paese in cui le Arti siano alla perfezione e vadano ogni giorno più perfezionandosi e aumentandosi quanto succede quà. È corsa tanto avanti la Meccanica incoraggita sempre coi Privilegj esclusivi, che l'Inghilterra con tutte le sue Tasse, il suo Lusso e in conseguenza [316] il caro prezzo della mano d'opera, può sostenere nei Mercati di Europa la concorrenza degli altri nella vendita delle sue manifatture, potendo produrle non solo di maggior finimento, ma anche a prezzo più moderato. Un uomo d'ingegno concepisce l'idea di potere ottener da una Macchina la stessa azione, per la quale è necessaria senza lei la forza riunita di molti uomini; non l'abbandona, ma la studia, l'ingrandisce, v'impiega il suo tempo; si prova a porla in esecuzione; vi spende; e trova che se non gli è riuscita in effetto, vi si è avvicinato per altro. Una seconda, una terza esperienza, nuovi modelli, altro tempo potrebbe fargli corrisponder l'intento. Ma tutto questo può essere inutile e può costargli tutta o gran parte di quella sostanza che ha, e rovinarsi. In Inghilterra quest'uomo è deciso; si mette all'impegno non ostante, perchè se perviene, ha [317] fatta la sua fortuna. Ottiene dal Parlamento il privilegio di esser solo a poter trafficare per 10 anni in quell'oggetto che forma con la sua Macchina; trova persone che s'interessano coi loro denari nell'affare che non può esser che di sommo profitto, perchè egli è solo ad averlo, e può dargli perciò il prezzo che vuole, come vuole e regolarne la vendita che non può mancargli. In un altro Paese questo Inventore è sicuramente rovinato, anche dopo la felicità della sua scoperta. Sopraggiunge un altro con Capitali ch'egli non ha o con maggior fortuna, e gli toglie o in tutto o in parte il frutto della sua spesa e della sua fatica. In quest'altro Paese dunque l'uomo di genio comprime l'esaltazione delle sue idee, per i cui buoni effetti la fama che può acquistarne, anche incerta, se non è in circostanze da farla valere, non lo compensa dagli orrori della miseria. Tale [318] è la sorte degli Italiani, Padri miserabili e Maestri negletti delle Arti Meccaniche le più ingegnose, e delle liberali le più sublimi.

Con questo per altro non voglio dire che possa totalmente adottarsi il sistema di conceder privilegj esclusivi con la liberalità e facilità che si costuma da questo Governo. La massima di accordargli può esser di sommo vantaggio ammessa a tempo opportuno, e dev'esserlo, ripeto, con moderazione generalmente. Seppure non dovesse farsi eccezione a questa riserva presso le Nazioni che non hanno industria e che si vuol che ne abbiano. Di qualunque genere siasi questa industria, per mettersi in moto ha bisogno di ardire e di cognizioni, che è quello appunto che non hanno nè possono aver le Nazioni che non hanno industria. Per incoraggir la timidezza e l'inesperienza non vi è mezzo [319] più efficace e più pronto che assicurar del successo felice che risulta dal vincerle. Il Privilegio esclusivo produce mirabilmente questo effetto, perchè esalta l'amor proprio e i desiderj di quello che lo gode, e dà fortuna: intanto questa fortuna serve di esempio e di stimolo per acquistarla a chi non l'ha, e anche in altri è cagione di desiderj, donde nasce la voglia di soddisfargli, il tentar di meritare un Privilegio esclusivo e il riuscire.

L'Inghilterra è ben lontana da questo stato; non ostante seguita di continuo ad accordarne con franchezza e con buon effetto, e questo forse perchè l'Inghilterra è quello che non è e forse non può essere un'altra Nazione. Non è solo la natura della sua Costituzione che le permette e le fa riuscir vantaggiosi certi provvedimenti che altrove sarebbero forse di [320] danno e di rovina. È la sua Architettura sociale che gli lascia ammettere senza pericolo, anzi che gli richiede e gli esige forse per il ben essere di lei, per il sostegno e per l'aumento di questo ben essere.

Giacchè sono a questo, voglio provarmi nella mia prossima a dirvi le cagioni che credo io aver prodotta quest'Architettura straordinaria. Se mi riesce di darvene un'idea adeguata, potrete trovar la ragione per la quale tanti sistemi sono in questo Paese che sembrano incredibili per essere affatto differenti dai nostri, e perchè son più dei nostri tendenti al buon ordine e alla pubblica felicità: e quando questa idea non sia adeguata e sia solo per approssimazione, sarà sempre qualche cosa l'aver trovato un mezzo che vi conduca con minor difficoltà alla comprensione di questi singolari morali Fenomeni. [321]

Intanto in favore de' Privilegj esclusivi per rapporto all'Inghilterra deve osservarsi che questi non possono esservi di ostacolo e d'impedimento all'industria individuale, perchè l'Inglese non volendo che cose del suo Paese e volendo molte cose, ha sempre da dar che fare a questa industria, che per ciò non resta oziosa se mai una parte non è di libero esercizio ed è assegnata privativamente. Altra riflessione ho da farvi prima di terminare, anche perchè è applicabile ad ogni Nazione: siccome niuno soffre per la privazione di una cosa che non si ha nè di cui si ha idea, così una nuova invenzione relativamente a quelli che non hanno avuta parte a produrla, è come se non fosse: questi restano com'erano, nè possono dolersi, non avendola, che per invidia del bene che ne ritrae un altro. Anzi in ultima conseguenza questi Privilegj esclusivi non accordandosi [322] come ho detto, che per tempo circoscritto per lo più a 10 anni, ne risulta che al fine di questi la massa dell'industria Nazionale trovasi aumentata per tutti di un oggetto che non aveva, e che forse senza un potente stimolo dato all'interesse privato, non avrebbe mai avuto. L'Inghilterra poi ritrae da questo sistema anche il vantaggio di veder molti Esteri industriosi e di genio venire a stabilirsi nel Regno, e portarci il loro segreto o il loro talento che col favore che gli si accorda, ha un valore d'un effetto fortunato che non avrebbe altrove.

E l'Inghilterra ha bisogno sempre di supplir con gli Esteri alla propria Popolazione. I suoi Stabilimenti lontani, la sua Navigazione e il suo Commercio per quanto le siano di utile e di gloria, in riprova dell'osservazione costante che nelle [323] cose del Mondo come dal male esce anche il bene, così dal bene esce anche il male, le son cagione perenne di un deperimento di uomini maggiore di quello che soffre in circostanze uguali di pace o di guerra ogn'altra Nazione di Europa. In fatti per quanto sia considerabile questo introito di uomini nel Regno, e che tale sia lo provano i Libri delle Parrocchie in ispecie di queste di Londra che si trovano con un sesto di nomi che non sono Inglesi, non ostante ho sentito molti di questi più esatti Osservatori Politici esser di opinione che la Popolazione della Gran-Brettagna nei tempi di Carlo Primo non fosse inferiore a quella dei presenti, che non è certamente proporzionata alla estensione di questa Terra. [324]

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