LETTERA I.

15. Maggio 1788.

È finalmente venuto il tempo del mio distacco da Londra. Ne partirò nella settimana prossima per dirigermi verso il Nord dell'Isola, e passare in Scozia. Per l'avvenire non farò probabilmente che mandarvi parte del mio Giornale. Non mi lusingo di aver tempo da fermarmi in verun luogo assai da poter parlarvi in astratto come ho fatto fino adesso. La stagione è [4] bella e si avanza di troppo per non dover proseguire senza interruzione il mio viaggio; dunque non potrò informarvi che di quello che mi caderà sotto gli occhi giorno per giorno come viene: non lascierò per altro occasione di estendermi sulle cose quanto potrò: se non ne dirò abbastanza, supplirete con la vostra riflessione: vi metterò sulla strada e procurerò che sia la migliore; voi farete il resto. Risoluto di fare il mio viaggio da Osservatore, non ho ideato alcun Piano per eseguirlo, giacchè per l'esatte informazioni prese e per ciò che ne so per esperienza, credo che il migliore sia quello di non averne alcuno, e adattarsi alle circostanze e alle combinazioni che si presentano a favorir l'oggetto. Anderò dunque, come supporrò più a proposito cammin facendo con la Posta, con le Vetture pubbliche, direttamente, trasversalmente, a Cavallo occorrendo. Intanto credo [5] che possa farvi piacere lo sceglier per soggetto principale di questa mia l'informarv i delle differenti maniere di viaggiare in questo Paese: benchè non sembri d'importanza, spero che possa interessar la vostra curiosità.

Premettete che quà non sono Poste regolate come noi intendiamo, cosicchè ognuna di esse contenga una tal distanza, per la quale pagar si debba un tal prezzo. Tien Posta chi vuole, come vuole e dove vuole. Frattanto in nessun Paese si è serviti meglio che in questo in tutti i sensi; perchè in nessun Paese è tanto pronto, tanto comodo e tanto sicuro il passaggio da un luogo ad un altro quanto in questo. Oltre l'andare a Cavallo che già è molto alla moda, in tre maniere diverse si può viaggiare decentemente in Inghilterra. In Posta col Legno in proprio, in Posta cambiando Legno a ogni cambiar di Cavalli, [6] e con le pubbliche Vetture. Per queste si ha lo svantaggio di non poter fermarsi, quando e quanto uno vuole, e di dover essere con la Compagnìa che si trova. Per quelle si paga di più. Un curioso del locale del Paese ha da preferir la Posta, perchè incontrandosi continuamente Case di Campagna, Parchi e Giardini, può fermarsi quando e dove vuole, torcere e riprendere il cammino a suo piacimento. Un amatore dei costumi, del carattere delle Nazioni ha da profittar delle Vetture pubbliche. S'incontra in queste Compagnìa di ogni genere, e spesso si cambia ogni poche miglia, da Città a Città, da Villaggio a Villaggio. Pochi sono gl'Inglesi di ogni Classe che vadano a piedi per non perder tempo principalmente, se non è per diporto o per capriccio. Profittando e Signori e Mercanti, e Gente comoda, per andare e per ritornare per loro affari o per piacere, del passaggio [7] delle medesime, si ha luogo d'istruirsi dei prodotti della Terra, dell'Industria, della maniera di vivere, della Popolazione di ogni Paese per il quale si passa. Molti anche Signori, vanno sopra l'Imperiale, in ispecie nella bella stagione, questi per godere dell'amenità della Campagna, altri per economìa, pagandosi la metà di quel che si paga nei posti interni. Quest'uso di andar sopra la Carrozza è però una circostanza che rende pericoloso questo comodo di viaggiare. Sopra alcune di loro vi ho contate alla partenza di Londra fino a dodici persone, Uomini e Donne: dentro ve n'eran sei: il rovesciarsi è fatale per queste e più per quelle, ed è seguito qualche volta. Con Atto di Parlamento si è proibito ultimamente l'ammetter sopra più di quattro; se egli sarà osservato, il pericolo sarà diminuito ma non rimosso. Del resto questo comodo non potete credere quanto [8] facilita la comunicazione, perciò la circolazione e il Commercio. Niente vi è di più sicuro della partenza e dell'arrivo alla loro destinazione di queste Vetture al tempo prefisso. Dipende la loro fortuna dal corrisponder con esattezza all'impegno preso non col Governo ma col Pubblico, informato dalla Gazzetta della loro intenzione e del metodo che tener vogliono nel condursi. Col Governo non hanno altro impegno che quello di pagargli un denaro Sterlino per miglio. Eccovi come si regolano con lui e intanto come egli influisce indirettamente e senza parerlo nel buon ordine del servizio pubblico.

Prima di tutto è da sapersi che qualunque Persona che vuol tener Cavalli non per uso suo proprio ma per dare ad altri, deve averne la licenza per la quale paga annualmente cinque Scellini. Quello poi che vuol servirsene [9] per questo genere di speculazione, annunziar deve a un Ufizio incumbenziato di questo, il viaggio che vuol fare ogni settimana, e dal tempo in cui fissa di voler cominciare, s'intende obbligata a corrispondere per una settimana dell'importar della Tassa di un denaro e mezzo per Miglio. La Vettura parta o non parta, vada con sollecitudine o lentamente, faccia pagar più o meno, il Governo non se ne mescola. Se discreta o no, se esatta o non esatta, se bene o mal servita, lo deciderà il meglio o il peggio dell'affare. Basta al Governo ch'essa paghi la Tassa, che continua finchè non è disdetta l'intrapresa una settimana avanti. Il Governo si assicura del pagamento con voler rigorosamente dallo speculatore che tenga il suo nome e il nome della Vettura, se ne ha uno, impresso in luogo vistoso della medesima. Questo è anche all'oggetto di poter con facilità [10] farsi render conto delle inquietudini che per cagione di lei potesse ricever la tranquillità pubblica. In fatti in una corsa che feci da Londra a Windsor con una di queste, passando essa precipitosamente in mezzo ad un branco di Agnelli, ne uccise uno. Il loro Guardiano la seguitò, e alle prime Abitazioni chiamò persone, che messe al fatto in poche parole dell'accidente, presero nota del nome della Vettura, del giorno corrente, e della testimonianza di alcuni di noi che ci trovavamo dentro. Tutto questo fu l'affare di pochissimi minuti, perchè non è permesso fermar queste Vetture che per pochissimi minuti e in questi casi. Avendo io ricercato quello che sarebbe seguito dopo, mi fu detto che riferito il caso avanti l'Ufizio delle Vetture pubbliche, sarebbe stato chiamato il Padrone ed obbligato subito a rifare il danno e anche a nominar l'uomo [11] che l'aveva cagionato, per esser punito secondo le Leggi se aveva commessa criminalità; questa non poteva restare impunita, perchè il Padrone, se l'uomo fosse fuggito, ne era responsabile.

In tutto questo due cose essenziali vi sono da considerare; l'una è la parte che prende ogni Cittadino a concorrere con impegno e con zelo alla giustizia e alla tranquillità, e questo per l'opinione favorevole che ha delle Leggi alla cui formazione crede aver prestato volontariamente un consenso, e per l'intimo sentimento che ha della vera giustizia e della necessità che sia esercitata. L'altra è lo stile che spesso adopra il Governo Inglese di riconoscere in tutte le transazioni sociali eseguite in compagnìa, un capo, e voler che questo gli risponda di quel che può [12] seguire in queste transazioni contro le Leggi.

Per poco che vi pensiate, rileverete da voi quanto egli contribuisce al buon costume, all'istruzione e alla miglior condotta dei Cittadini. Essendo responsabile delle loro azioni quello che ne vuol far uso, sceglie precisamente quei soggetti che meritano una confidenza: l'interesse di meritarla dà a molti delle qualità che non avrebbero se fosse meno importante questo bisogno di averla. Intanto il Governo può far di meno di moltissime cure, ottiene più sicuramente il suo intento, e gli uomini non hanno la molestia di essere osservati ad ogni passo dall'autorità.

Il Granduca di Toscana ha impiegata questa massima a varie operazioni economiche del suo Paese e in varie occasioni nelle quali il buon [13] ordine avrebbe dovuta impegnar la vigilanza della polizìa. Pareva che volesse estenderla a casi anche di maggiore importanza, e precisamente a tutta la condotta delle amministrazioni municipali. Avendogli corrisposto pienamente nelle prove fattene, è da desiderarsi che voglia applicarla tanto quanto si può, e servirsene d'istrumento per dar senza pericolo alla libertà Civile tutta quella estensione che è compatibile con la natura della Monarchìa, e che può esser sufficiente per dare agli Uomini un sentimento di loro stessi di qualche valore.

Continuando sul mio proposito, mi resta a parlarvi di quello che in questo Paese chiamasi Posta. Altro non è che una speculazione parimente arbitraria di Particolari. Essendo arbitraria è soggetta alla concorrenza di tutti quelli che hanno volontà di [14] tentarla: il lusso, la ricchezza, il genio naturale degl'Inglesi di esser sempre in moto, favorisce l' ardire di questa volontà, e in conseguenza non manca mai in qualunque parte del Regno chi voglia sperimentarne gli effetti. L'impiego della medesima con soddisfazione di chi può profittarne, è cagione dell'utilità dell'impresa: dunque niente è omesso per ottener questa soddisfazione, e l'ottenerla in un Paese dove più che altrove si conoscono e si vogliono i comodi della vita, dovrebbe farvi supporre come si viaggia in Posta in Inghilterra da chi ha Legno in proprio e da chi non l'ha, se in tutto il resto d'Europa non che nella nostra Italia, s'incontrasse alle Poste una maniera che se le accostasse. Io non posso darvene idea che con dirvi esser tale la bontà e bellezza di questi Cavalli, di questi Legni e dei loro arnesi, che potrebbe averli con distinzione qualunque [15] Signore di gusto di una delle nostre Capitali. La prontezza con la quale si è spediti, la fedeltà con cui si dà ordine alla Roba che si ha seco, la discretezza e la quiete della gente che presta il suo servizio a quello che viaggia anche quando non sa ricompensarla quanto potrebbe, si posson decantare non rappresentare.

Presso di noi che non siamo propensi generalmente per i Privilegj esclusivi, le Poste sono accordate con privilegj esclusivi; e sappiamo per esperienza quanto il Pubblico ne sta male. Quà dove il Governo seguita la massima opposta, non l'ammette appunto sull'Articolo Posta, e il Pubblico ne sta benissimo. La ragione di questa apparente contradizione credo che sia in Italia, per riguardarsi le Poste come un oggetto di comodo della Sovranità non del Pubblico, per il trasporto delle Lettere; in Inghilterra [16] dove questo trasporto è un affare a parte, per riguardarsi le Poste come un oggetto di comodo del Pubblico non della Sovranità. Siccome in Inghilterra la Sovranità è quel che è ed il Pubblico è tutto; e in Italia il Pubblico sapete quello che è, e che tutto è la Sovranità: segue presso di noi delle Poste quel che segue delle altre speculazioni che son di comodo o di vantaggio alla Sovranità: son mandate avanti per privilegio esclusivo; così tolta la concorrenza è assicurato l'intento. Vero è che in Italia forse non si può fare altrimenti. Divisa com' è i n tante diverse Sovranità, con tanti rapporti più esterni che interni, non si può fare che come si fa, ancor quando immaginato fosse un sistema che come quello degli antichi Anfittioni, formando una benefica unione dei Sovrani che la dominano, sorger facesse uno spirito nazionale e stabilisse in lei un interesse [17] che chiamar si potesse Italiano: replico, probabilmente non potrebbe aversi contuttociò il sistema di queste Poste; ma potrebbe aver luogo quello delle pubbliche Vetture. Condotte, come son queste Inglesi, da molti interessati legati tra loro da un capo all'altro dell'Isola, dividendosi i profitti, i danni, gl'incomodi e le cure in proporzione dello spazio che percorrono coi respettivi Cavalli, e per la loro opera; quando il Piemontese non sarà più forestiero a Firenze nè lo sarà il Romano a Napoli, ma saremo tutti Italiani, potremo ancor noi incoraggiti da un Piano luminoso di Finanze che sia parimente Italiano e che non si opponga a quello particolare dei nostri diversi Stati, potremo, dico, trovare ancor noi un mezzo spedito e facile, che ci comunichi l'uno con l'altro anche ad onta dei nostri Monti e delle nostre Paludi. [18]

Ma ritorno a queste Poste per aggiungere o dirò meglio per ripetere, che il farne uso è di spesa maggiore di ogni altra che si conosca altrove; e una delle principali cagioni è la Tassa che si fa pagar da esse il Governo. Sono obbligati i Padroni delle Poste oltre quello che voglion per loro che non è indifferente, di far pagare a ogni Viaggiatore un denaro sterlina e mezzo per miglio, il cui intero prodotto passar essi devono ogni settimana al Governo. È curioso a conoscersi il metodo ch'egli tiene per assicurarsi dalle frodi che potrebbero fargli e i Viaggiatori e i Maestri di Posta. È tale che questa frode è assolutamente evitata e con piccolissimo disturbo di questi e nessun perdimento di tempo di quelli. V'indicherei questo metodo ed altri di natura simile, se aveste impieghi di Finanze; ma siccome non ne avete ed è per questo che vi date la pena di leggermi, [19] vi risparmierò certi dettagli utili solo alla pratica, e giacchè sono in questa sera inclinato alle digressioni, prenderò piuttosto materia dal soggetto, per farvi qualche riflessione appunto sopra queste Finanze.

Nel bisogno in cui è l' Amministrazione di un numero di Tasse che eccede di gran lunga quello a cui è sottoposta ogni altra Nazione d'Europa, non eccettuata la Francia; è uno degli oggetti suoi principali quello di farle cadere più che può, sopra la parte opulenta dei Cittadini che ama il comodo e il piacere, e lasciar sempre all'arbitrio dell'uomo con sapersi moderare e far di meno dell'uno e dell'altro, il pagarle o il non pagarle. È da osservarsi ancora che la maniera di sistemar queste Tasse, sì nell'imporle che nell'esigerle e nello stabilir le pene alle frodi che posson farsene, è sempre complicata [20] con viste di vera utilità sociale. Infatti risulta spesso che le azioni degli uomini comunque siansi, quando non assolutamente colpevoli, ridondano sempre in una maniera o in un'altra in benefizio pubblico: se son del tutto coerenti all'ordine e alla morale, ha la Società senza spesa e senza incomodo del Governo quelle conseguenze felici che in altri Paesi con molto dispendio e molestia generale si hanno da ciò che chiamasi la Polizìa ; se se ne allontanano anche in quella maniera direi quasi insensibile che in questi altri Paesi non può in verun conto ottener la Polizìa sia pure accorta quanto vuol essere, favoriscono la Finanza, perchè sono tante e sopra tanti oggetti le Tasse, e per tante ragioni le pene pecuniarie, che è molto difficile che sfuggano l'incontro di qualcheduna di loro. Questo è una prova, è vero, che anche quà come già vi dissi, la libertà è un essere [21] di ragione più che di fatto; e se vuole esaminarsi senza entusiasmo quello che si ha da intender per stato di Società, non può essere altrimenti: vi è però sempre la differenza che non è piccola, che negli altri Paesi la restrizione di questa libertà sebben sia minore di quella che è quà, incerta com'è arbitraria e inuguale, resta pesante ed incomoda; e che quà fissa, determinata, simile per tutti, come simili per tutti sono le condizioni per le quali si può dilatare, non è gravosa e si crede di non averla. Quà vi è di più. Attesa la difficoltà anzi l'impossibilità di contener la restrizione di questa libertà dentro quegli stretti limiti che sarebbero necessarj, perchè la Società sicuramente avesse tutto quel ben essere che è desiderabile ma non compatibile con la natura umana; con mettere un prezzo a quelle azioni che si allontanano dal prescritto, viene ad esser diminuita [22] la molestia di questa restrizione a chi vuol pagarlo: e questo prezzo cadente nell'Erario pubblico e quindi applicato ai pubblici bisogni, viene ad essere intanto di un tal qual compenso all'alterazione di questo ben essere.

Non mi crediate così parzial per gl'Inglesi da supporre che i calcoli della loro Finanza nel sistemar le Tasse, abbiano in principio avuti in veduta questi effetti. Nò; gli effetti vi sono, ma gli credo in origine impensati, e derivati in progresso necessariamente dalla combinazione della vigilanza che da se presta a tutto lo Spirito pubblico, della pubblica opinione, dell'urgenza dei pubblici bisogni, e della esuberanza delle imposizioni. Che sia così, me lo prova il non esser tutte queste Tasse di carattere da produr questi effetti, essendo molte, le più antiche in ispecie, come per tutto altrove, dirette a [23] far denari con sicurezza e sollecitudine. La Tariffa delle Tasse sopra le Mercanzìe, che in tutti i Paesi dovrebbe riguardarsi come l'istrumento regolatore dell'industria, del lusso, e anche dei capricci di una Nazione, quà come in tutti i Paesi falsamente, è più ragguagliata per aumentarne le rendite che per favorirne i vantaggi e la felicità. In qualunque maniera siasi, le cose vanno bene, e giacchè mi è accaduto, vi confesso, senza pensarlo, di far sopra gli effetti di molte di queste Tasse un'osservazione che mi pare di somma importanza, voglio azzardarmi a invitare la vostra intelligenza in materie di Governo, a trovar coi principj indicati un sistema politico-economico, col quale le speculazioni della Finanza favoriscano le incumbenze della Polizìa, e le incumbenze della Polizìa ajutino le speculazioni della Finanza. L'oggetto che dovrebbe avere, sarebbe [24] principalmente che la Finanza perdesse in gran parte quell'odiosità che ha in se per l' esazione ch'ella fa del denaro, senza dare apparentemente una corresponsione di cose o di azioni; e la Polizìa quella umiliazione e dispetto che cagiona nel cuor degli uomini una forza coattiva e disciolta da quelle forme legali, che assicurano dall'arbitrio e dalla prepotenza. Un tal Piano potrebbe forse comprendere tutti i casi, nei quali l'una e l'altra agiscono isolate da per se stesse; e quando non comprendesse che quelli nei quali scopertamente e senza poter dare una convincente non equivoca ragione di ben pubblico, l'una affronta i diritti della Libertà Civile e l'altra quelli della Proprietà, sarebbe sempre un aver tanto diminuita l'ingiuria che le medesime arrecano, da poter lusingarsi di aver favorevole la pubblica opinione. [25]

Dopo questo, non credo inutile il comunicarvi certe riflessioni fatte sopra il sistema della Polizìa di Parigi, che ha una celebrità in Europa, e che fatalmente ha servito di modello alla Polizìa di tutti gli altri Paesi che non son l'Inghilterra.

La Polizìa di Parigi appoggiata come è principalmente, sopra una base di spionaggio spaventoso, è un regime che inquieta, che tormenta, che mette in costernazione tutte le affezioni umane. All'oggetto di impedire agli Uomini di esser cattivi, per una contradizione assai strana ma non meno conseguente, con porli in uno stato perpetuo di diffidenza tra loro, soffoga e distrugge tutte quelle inclinazioni che gli possono render buoni, e fa loro ottenere un poco di riposo e questo non sempre sicuro, con la perdita di tutti i godimenti semplici, che dà la natura e la Società. [26]

Uno dei più grandi inconvenienti di questa Istituzione è di dipendere assolutamente e totalmente per il bene e per il male che può produrre, dal carattere e dalle passioni di quelli che ne sono al governo. Terribile ai buoni, quando cattivi Uomini ne dispongono; funesta ai cattivi quando è diretta dai buoni, di sospetto è sempre e in ogni caso per gli uni e per gli altri, perchè sempre sospetti sono i mezzi, dei quali deve servirsi per farsi valere. Per questo non basta che il capo della Polizìa sia buono ed illuminato; egli può essere contuttociò di danno. Perchè egli non lo fosse, bisognerebbe che quelli che con lui concorrono all'esercizio di lei, avessero parte delle sue virtù, combinazione da riguardarsi per impossibile più che per difficile e rara. In fatti come le cose sono in questo momento in Parigi e per tutto forse dove si è stabilito quel sistema, per [27] vegliare sopra i numerosi Agenti della Polizìa e impedir loro di abusare dell'autorità che per quanto si dica in contrario dai fautori di lei, non possono non avere, bisognerebbe mettere in opera un'altra Polizìa, altrettanto numerosa ed attiva, e altrettanto inutile ad impedire i delitti e assicurare il buon ordine, perchè nociva o molesta sempre alla pace e alla libertà civile. [28]

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