LETTERA XX.

Edimburgo Luglio 23. 1788.

Q uel che vi dissi nel fine dell'ultima mia vi avrà fatto congetturare che in Scozia, e in questa Città particolarmente, le Assemblee sono assai piacevoli. Io non posso trovarmi a quelle dell'Inverno, tempo in cui sono affollate, perchè la Nobiltà e la gente ricca che non va a Londra, concorre a passarlo quà da tutte le parti del Regno: lo vorrei pure, essendomi detto che sono eleganti quanto possono essere; ma è impossibile; il mio soggiorno in quest'Isola singolare non può essere ancor che di pochi giorni. Credo ben che devano esser come si dice; e per quello che ne ho veduto in questa stagione io stesso quì [382] e in Glasgow, e per esser le Donne quelle sempre e per tutto che danno il tuono alla Società, le più belle che abbia mai incontrate in qualunque Paese, ben educate e istruite al di sopra senza dubbio delle Donne Inglesi. Queste al principio compariscon di più, ma sempre si trovan le stesse: quelle dopo il primo sfogo della loro nazional fierezza, trattandole guadagnan molto; e questo è maggiormente se credon che meriti la pena di farsi valere; esse amano allora di mostrar le amabili qualità che le adornano, e lo spirito che le accompagna: In tal caso prendono anche una certa aria di confidenza che non offende la modestia, e che lusinga il sentimento o l'amor proprio. Qualche giovine Forestiere mi ha detto che queste Donzelle son galanti e che un Uomo diffuso nella Compagnìa, se di carattere onesto e sicuro, non suol mancar di avventure felici: in quanto a me non [383] lo credo e neppur ne sospetto. In molta diffidenza degli aneddoti che vanità ridicola e punto onesta, fa raccontare ai Giovani, non son lontano dal credere che i miei Uomini a buona fortuna abbian presa la facilità Sociale delle Donne Scozzesi per pegno d'incontri che poi la lor fervida immaginazione ha fatto parer che siano o che diventin reali. Quello che io so certamente è, che quà i Giovani si maritan presto e che i Matrimonj in generale son molto felici; essendo questi a parer mio segni ambedue di buon costume, ripeto che non ho avuto luogo di sospettar di questa galanterìa; e concluderò in ogni caso che anche quando mai fosse vera, accompagnata come è dalla decenza e dal segreto, non resta relazion disprezzabile col pubblico costume.

Le Donne in questo Paese son belle come vi dissi e straordinariamente, [384] grandi, svelte e ben fatte; quello poi che più le distingue è il portamento; esse hanno una maniera di camminar maestosa e nel tempo istesso di tanta grazia, che le stesse Inglesi convengono essere inimitabile. Anche gli Uomini son molto più belli che in Inghilterra, più alti di statura, agili e meglio formati. Il capello del più bel biondo possibile è comune in Scozia in ambedue i Sessi; quello di color castagno o bruno è però più stimato perchè più raro. Gli Uomini sono officiosi nel tempo stesso che son troppo riservati. Non mancan mai di rispondere alla questione che loro vien fatta, e risponder con grazia e col riso alla bocca; ma nella risposta par che vi manchi qualche cosa e sempre vi manca di fatto: e questo non è certamente per difetto di spirito; essi ne hanno, e molto, e son versati tutti in molte materie, non come in Inghilterra, dove la maggior [385] parte non sa che una cosa sola, che però sa bene. Ho osservato questo costume in tutte le Classi; ho giudicato dunque procedere dalla diffidenza naturale che hanno degli esteri in specie, o per temer sempre di compromettersi. Questa è pure una delle ragioni per cui non si acquista mai una tal confidenza cogli Scozzesi da sentirli parlar male o equivocamente di altri di loro. Nel cuore hanno una opinione e contraria forse; con tutto ciò quel che ne dicono è sempre in vantaggio. È l'istesso in rapporto alle cose loro. Tutto è perfetto a sentirli in Scozia. Visitando in compagnìa il grande Spedal di Edimburgo, nel tempo che io non gli trovavo di particolare che la vastità e l'ordine della Fabbrica, chi era meco diceva e altri mi han detto poi, che passava per il meglio tenuto e regolato di Europa. Essi credon la lor Città più bella di Londra: le danno una popolazione [386] compresi i Contorni, di 100 m. Anime; ma senza una esatta determinazione di che intendono per Contorni, non lo credo, come non credo che la Scozia con le sue Isole abbia come dicono, 3 milioni di Abitanti. In Londra persone istruite mi han detto non ecceder di molto la metà. Non convengono dell'infelicità del loro Clima; frattanto hanno un Inverno d'interi nove mesi, e nei tre restanti non vi è Estate che per qualche quarto d'ora del giorno, nè ogni giorno. Quel che è vero anche senza i loro elogj, è che questa Estate ha belle bellissime le notti; esse non hanno durata maggior di due ore e mezzo o tre. A 10 ore della sera ho letta una Lettera senza sforzo in mezzo della strada; e all'un'ora dopo mezzanotte ho veduto più chiaro che all'Alba di mezz'ora in altri Paesi. I Crepuscoli sono in gran parte la cagione di questo lungo chiarore, e lo è anche [387] una specie di risplendente Aurora Boreale che domina dalla metà di Giugno fino a dopo il 20 di Luglio.

È incredibile la favorevole opinione che hanno di loro stessi e delle cose loro. Guardano queste Fabbriche, il Paese con una compiacenza che veramente li felicita e li consola; e in molti riguardi agiscono e parlano in buona fede. Ripetendo di continuo e sentendo ripetere ciò che essi medesimi sapevan non essere o credevano in dubbio, han terminato per esser persuasi che veramente sia. Questa illusione comune in Scozia è men rara di quel che si pensa in tutti i Paesi, quanto è pericolosa e incomoda se è particolare e rivolta a oggetti particolari, altrettanto può esser vantaggiosa e comoda se è Nazionale e se riguarda utilità o gloria di Nazione; e un Governo che sapesse l'arte che non dev'esser difficile, di darla, credo [388] che avrebbe trovato un istrumento molto efficace per trar buon partito da un Popolo. Succede da ciò che ho detto della illusione Scozzese, che se in Inghilterra è difficile in breve tempo l'acquistar cognizioni intorno il Paese, perchè gli Uomini parlan poco, e non san per lo più che quella sola cosa a cui si sono applicati, in Scozia è pericoloso, perchè per esagerazione d'idee o per diffidenza non dicon quello che è. Vero è per altro, che conosciuta l'indole, dopo una certa pratica della fisonomìa e dello stile, confrontando le opinioni, si giunge ad avere un'idea sufficientemente adeguata di ciò che si vuol sapere; ma per questo è necessaria molta tensione di spirito, molta fatica, e convien rammentarsi poi non dover mai essere senza una qualche incertezza. Lo Scozzese sicuramente è più officioso, più disinvolto, più obbligante dell'Inglese; ma questo è più franco, più [389] sincero e più generoso. Quello è altiero ed accorto, questo è orgoglioso e ragionevole. Quì manca qualche cosa che si ha in Inghilterra nella pulizìa della persona, delle cose, del vestiario, direi quasi in tutti e per tutto. È però molto ingiusto il torto Inglese di aver messa in proverbio la Sporchezza Scozzese. Quì vi è sempre il costume di bever la Birra al bicchier comune: il non farlo sarebbe far ingiuria alla Compagnìa, e non può negarsi che per uno non assuefatto, egli non sia assai disgustoso. Gli Scozzesi sono più divoti che gl ' Inglesi; vanno alla Chiesa nella Domenica tutti regolarmente due volte, e bisogna convenire che vi stanno in una maniera edificante; la lor Religione si annunzia in tutte le azioni; non comincia mai la Mensa senza che sia benedetta dal Padrone, se non vi è un Ecclesiastico, tutta in piedi la Compagnìa e con molto raccoglimento. Questa [390] Mensa poi è lunga, e tra la gente ricca è disordinata per il Vino e per i liquori forti, per il Punch in ispecie. È anche rumorosa perchè la gente è più viva e più animata.

La Scozia e l'Inghilterra hanno la stessa Costituzione, e formano al giorno d'oggi realmente un solo Paese cogli stessi beni, cogli stessi mali, ma sono ancora con tutto ciò in forma marcata da non potersi ingannare, due differenti Nazioni. Le loro maniere, i loro costumi, il lor carattere, fin la stessa loro fisonomìa segnano direi quasi una traccia visibile che le distingue. L'Inglese da principio non è facile, egli è riservato, sembra che egli abbia del disprezzo, almeno della non curanza; ma non è mai falso, e molto meno ingiusto. Insistendo senza bassezza con buona maniera, con spirito, e più con carattere, si lascia obbligare alla fine, e senza ulteriore [391] esame s'impegna, e se s'impegna è Amico e vero Amico indifferentemente dell'Estero come del Nazionale. Lo Scozzese va sempre in cerca della seconda, della terza intenzione della vostra intenzione; diffida sempre; non vuol da voi domani quel che sembra voler da voi oggi, e con una alternativa di cerimonie, di parole tronche, di sorriso, scompone l'ordine della vostra condotta, sempre fermo nella sua per altro, il cui oggetto non può determinarsi che da lui stesso. Egli ha un non so che nelle sue maniere che non concilia la confidenza; egli è quel non so che obbligante, se volete, ma che richiama ad un passo indietro, nè lascia vincere il passo innanzi: Ho ricevute in questo Paese molte attenzioni e da molti, ma son sempre rimasto in dubbio del loro oggetto: vi trovo in tutte un' ambiguità che fa restar sospeso il mio spirito nel fissar la loro [392] natura. Sospetterei che in queste osservazioni vi avesse qualche parte la mia immaginazione, che derivasse cioè la tinta loro dal color deciso del mio proprio carattere, se i molti Scozzesi che sono in Londra non fossero conosciuti come io gli descrivo, e se vedessi in Scozia dei Forestieri. Tutta l'Inghilterra n'è piena; vi sono Italiani, Francesi, Tedeschi, Svizzeri ec. in tutte le Classi: molte delle prime Case di Commercio in Londra e in altre Città principali del Regno sono estere. In Scozia, Paese che sorge alle Manifatture, all'Industria, al Commercio, non vi son Forestieri in veruna carriera. Soli tre ne conosco in Edimburgo che vi sono stabiliti e sono Italiani; due hanno luogo appena di vivere; e l'altro il Sig. Rufini Piemontese, che vi ha introdotta con molto rischio e in una maniera ingegnosa e curiosa una Manifattura che non vi era, dubito assai per quel che [393] ho veduto e sentito, se vi farà mai la sua fortuna. Questa gli sarebbe forse riuscita, se andato fosse a stabilirsi in altro più solitario Paese della Scozia, più verso il Nord; son persuaso e l'ho detto a lui stesso, che avrebbe avuto meno dispendio, più facilità e meno invidia da contrastare. In Edimburgo son gelosi anche di Paisley; quando riguardan quel Paese nella massa Nazionale, ne parlano con vanagloria; quando se n'esalta l'aumento e se ne tratta particolarmente, si scuotono agli elogj che ne son fatti, e se non posson distruggerli, gli modificano. Il Mercante Scozzese in generale e ognuno nel suo particolare, vorrebbe tutto per se; gli pare che quel che ha un altro sia tolto a lui; si unisce è vero con altri, ma questo è come dissi, perchè non è ricco, e perchè unendosi può intraprendere molte cose. È soggetto di vera curiosità la maniera con cui questa gente tasta più che [394] tenta le Speculazioni. Attenta e sagace come ella è, esamina tutti gli affari ma sottocchio, non volendo azzardare, temendo sempre. L'Inglese vede la ricchezza, e siccome la vuole, arditamente le dà addosso e l'afferra: lo Scozzese adocchia l'oro, lo vuol parimente, ma per averlo gli gira intorno, lo accarezza, lo studia, e tanto fa che più o meno ne prende forse con più sicurezza di quello, ma con mano timida, con lusinghe più che con forza e con audacia: fu più ardito nel suo primo sortire al Mondo.

Ciò che ho detto nulla toglie dei pregi intrinseci di questa Nazione: non vuol dir altro se non che essa è giovine. Le Nazioni come gli Uomini nascono, crescono e finiscon poi; in ognuno di questi stati hanno sintomi che le distinguono. Permettetemi una similitudine che non voglio scordare, e che credo rappresenti al [395] giusto la differenza che passa tra le due Nazioni Inglese e Scozzese. Quella è come una superba Donna a 40 anni fortificata e formata, ed è tutto quel che si può essere, ma è a 40 anni cioè immediatamente prossima al suo ritorno; questa è come una bella Ragazza di 12 o 13 anni che promette molto, ma che non è formata, che viene; tutto quel che ella fa, porta avanti, ma annunzia che non è ancora.

Quel che potrà diventar la Scozia non lo so. Certo è che per diventar grande, ha degli ostacoli che per superarli non so quanto giovar le possa la buona intenzione. Un altro che venga a vederla tra qualche anno con maggior tempo, con maggiori lumi di quelli che ho io, anche per esser lei più avanti e più decisa nella sua condotta, potrà dirlo forse con minore inganno. Son molti gli ostacoli che ha dalla natura; il Clima vi è assai [396] stravagante; siamo alla metà di Luglio, e non ho ancor veduto un giorno senza pioggia, senza vento o senza nebbie, quì in Edimburgo spesso foltissime e non senza molta umidità in conseguenza. Non può essere altrimenti, considerato lo stato fisico in cui è ancora la maggior parte di questo suolo, e la maggior parte non è forse suscettibile di variazione. Le Montagne che vi sono e come sono, saranno finchè non avvenga sul Globo un rivolgimento che simile a quello che le ha prodotte, le distrugga: molti dei molti Laghi che ingombran le loro Vallate per la stessa ragione vi saran sempre. Questi e quelle, e la sua posizione renderan sempre l ' Atmosfera umida e grave, e resterà perciò la cagione, insuperabile forse almeno in totale, di quella inerzia che si rimprovera ai Popoli delle Montagne, e che ho osservato non esser minore in quelli della Pianura, in Edim burgo [397] e in Glasgow, dove gli Uomini han bisogno di molto sonno e son tardi ad alzarsi nella mattina. Queste circostanze forse si opporranno sempre e invincibilmente all'andar della Scozia molto avanti nella Popolazione e nell'Industria.

Oltre questo, temo che l'Inghilterra che ha favorita la sua risorsa , deva in perpetuo tenerla subordinata e dipendente in maniera che una sua disgrazia deva esser fatale anche a lei. Vi feci osservar che la Scozia adesso non ardisce tentare Speculazioni che con l'appoggio di Londra, e vi dissi che questo suo non fidarsi delle ali proprie, era mancanza di forza e di esperienza: ora dopo esame più serio, e dopo le istruzioni datemi dai grandi Uomini conosciuti in Edimburgo, credo potere aggiungere essere un altro ostacolo allo sviluppo del coraggio di questa Nazione la sterminata [398] forza centrale di Londra. Questa con mille potentissimi mezzi chiama a se ed attrae non solo gli affari di tutta la Gran-Brettagna, ma anche la sua ricchezza e chi la possiede. Osservo di più che le due Nazioni Inglese e Scozzese, emule e nemiche per tanto luoghi anni, conservan sempre tra loro una certa gelosìa e una certa invidia, che deve produrre una opposizione e questa non può esser che a danno della più debole, della Scozzese, anche per l'influenza più debole senza proporzione e senza giustizia che ha questa nelle deliberazioni del Parlamento Britannico. È vero che gli Scozzesi in questo momento son bene introdotti in tutti gli affari della Capitale, anche nei Parlamentarj; ma questo vantaggio è precario, non è costante; può terminar col cambiamento del Ministero; e la Scozia resterà colla sua debolezza, essendo inerente a lei per Costituzione. E ancorchè questi Scozzesi restino in [399] Londra considerati, ricchi e potenti, sempre è incerto il vantaggio della Scozia. Questi se non nella prima, nella seguente Generazione non pensano al loro Paese che come a un Paese di Provincia, fatto non per esser ricco e glorioso, ma per concorrere, sarebbe assai se non meno che un'altra Provincia, alla ricchezza e alla gloria della Nazione Britannica: e questo pare anche a me che sia il punto a cui può arrivare la Scozia, che però si vede dai suoi tentativi, dalla sua condotta aver non so qual progetto più elevato e più esteso; e i bravi e ingegnosi Uomini che l'abitano, hanno diritto a pretenderlo.

Fine del Volume Secondo.

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