L’Alpe sublime

Svégliati, Ermione,

sorgi dal tuo letto d’ulva,

o donna di liti.

Mira spettacolo novo,

gli Iddii appariti

su l’Alpe di Luni

sublime!

Occidue nubi, corone

caduche su cime

eterne.

Ma par che s’aduni

concilio di numi

grande e solenne

tra il Sagro e il Giovo,

tra la Pania e la Tambura,

e che l’aquila fulva

del Tonante

su le sante

sedi apra tutte le penne.

Oh silenzii tirrenii

nel deserto Gombo!

Solitudine pura,

senz’orme!

Candore dei marmi lontani,

statua non nata,

la piú bella!

Dormono i Monti Pisani,

grevi, di cerulo piombo,

su la pianura

che dorme.

Altra stirpe di monti.

Non han numi, non genii,

non aruspici in lor caverne,

non impeti d’ardore

verso i tramonti,

non insania, non dolore;

ma dormono su la pianura

che dorme.

Oh Alpe di Luni,

davanti alla faccia del Mare

la piú bella,

rupe che s’infutura,

oh Segno che l’anima cerne,

grande anelito terrestro

verso il Maestro

che crea,

materia prometèa,

altitudine insonne,

alata,

Inno senza favella,

carne delle statue chiare,

gloria dei templi immuni,

forza delle colonne

alzata,

sostanza delle forme eterne!

(Composizione collocabile nella terza decade di giugno 1902)

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