L’arca romana

Alpe di Luni, e dove son le statue?

I miei spirti desían perpetuarsi

oggi sul cielo in grandi simulacri.

O antichi marmi in grandi orti romani!

Stan per logge e scalèe di balaustri,

con le lor verdi tuniche di muschi.
Negreggiano i cipressi i lecci i bussi

intorno alla fontana ove il Silenzio

col dito su le labbra è chino a specchio.

Vede apparire dal profondo il teschio

dell’eterna Medusa, la Gorgóne

vede sé fiso nel divino orrore.

Lamenta i fati il grido del paone.

Tutto è immobilità di pietra, vita

che fu, memoria grave, ombra infinita.

Un sarcofago eleggo, ov’è scolpita

in tre facce una pugna d’Alessandro;

pieno è di terra, e porta un oleandro.

Quivi masticherò la foglia amara

del mio lauro, seduto su quell’arca.

Quivi disfoglierò la rosa vana

dell’amor mio, seduto su quell’arca.

(Data di composizione sconosciuta)

Share on Twitter Share on Facebook