Melitta

Fulge, dai maculosi leopardi

vigilata, una rupe bianca e sola

onde il miele silentemente cola

quasi fontana pingue che s’attardi.

Quivi in segreto sono i miei lavacri

dove il mio corpo ignudo s’insapora

e di rosarii e di pomarii odora

e si colora come i marmi sacri.

Io son flava, dal pollice del piede

alla cervice. Inganno l’ape artefice.

Porto negli occhi mie le arene lidie.

Per entro i variati ori la lieve

anima mia sta come un fiore semplice.

Melitta è il nome della mia flavizie.

Share on Twitter Share on Facebook