Litorea dea

Estate, bella quando primamente

nella tua bocca il mite oro portavi

come l’Arno i silenzii soavi

porta seco alla foce sua silente!

Ma piú bella oggi mentre sei morente

e abbandonata ne’ tuoi cieli blavi,

che col cúbito languido t’aggravi

su la nuvola incesa all’occidente.
T’arda Ermione sul tuo letto roggio

gli àcini d’ambra dove si sublima

il pianto delle tue pinete australi.

Io della tua bellezza ultima foggio

una divinità che su la cima

del cuore mi danza: Undulna dai piè d’ali.

(Data di composizione sconosciuta)

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